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:: Sciacca » La storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





"Thermae Sellnunllnae" in epoca greca, "Acquae Labodes" sotto Diocleziano. Così veniva definita, già nell'antichità, l'odierna "Città delle Terme".
Celebrata da Plutarco, Diodoro, Cicerone, Plinio, Strabone e dall'arabo Edrisi, per la dolcezza del clima, per l'eccezionale abbondanza delle acque salsobromoiodiche e le stufe vaporose sul monte kronio, uniche al mondo, legate al mito di Dedalo.
Ma oltre che città termale, Sciacca fu, nel VII secolo a.C., un fortilizio dei Selinuntini, realizzato su preesistenti insediamenti fenici. Nel III secolo a.C. era sotto il dominio dei Cartaginesi. Passò successivamente sotto la dominazione romana e, in epoca imperiale, era nata come stazione postale.
Toccata nel primo cristianesimo dal monaco Calogero, ne conserva ancora intatto il ricordo, nell'omonima basilica edificata, in onore del Santo, sul monte Kronio, dove il monaco visse.
Furono gli Arabi, nell'anno 840, a darle l'attuale nome (in arabo Asc-Scaggah), traduzione visiva della "Valle dei Bagni".
Sotto il loro governo la città è la capitale degli "Iqlim", vincitori, come in età imperiale romana lo era stata dei servizi postali dell'isola
Il suo porto commercia con Tripoli e la Tunisia tutta. Sciacca ritrova così quella dimensione mediterranea oggi ulteriormente confermata dal ritrovamento in mare della preziosa statuetta bronzea raffigurante la divinità fenicia Melkart.
Dopo la conquista normanna fu contea degli Altavilla, divenendo uno dei centri eminenti del potere normanno.
Allo scoccare della "Guerra del Vespro", nel 1282, gli abitanti si associano immediatamente allo slancio dei conterranei: risultato, l'eroica difesa alla guida di Federico Incisa che, nell'agosto 1303, respinge decisamente dalle inviolate mura Carlo di Valois. L?Incisa crea il presupposto per l'ampliamento della cinta muraria dalla Porta Bagni ad est a quella del Salvatore ad ovest, dalla Porta di Mare a sud a quella di S. Calogero a nord. Solo il '500, con l'intervento del viceré De Vega, vede un ulteriore ampliamento, qual è praticamente rimasto sino alla seconda guerra mondiale.
Dopo la pace di Caltabellotta, Sciacca fu dominio di Guglielmo Peralta che diventa uno dei quattro Vicari di Sicilia e che, dopo aver battuto moneta in proprio, edifica la Chiesa di S. Maria dell'Itria ed il Castello Nuovo, ambedue nella parte alta dell'abitato. Sciacca diventa una comunità ricca. Dal suo caricatore prospiciente il mare partono derrate e mercanzie di ogni tipo provenienti dall'entroterra; al caricatore fanno quotidianamente capo le colonie dei Pisani e Genovesi.
L'evento forse più noto della storia della città è il famoso "Caso di Sciacca". Pretestuoso diverbio finito nel sangue tra le grandi famiglie dei siciliani Perollo e degli spagnoli De Luna. Il caso, di cui è stata data una interpretazione molto romantica, si vuole sia iniziato nell'anno 1400 per le mancate nozze tra la bella e ricchissima Margherita Peralta con Giovanni Perollo.
Il Caso trasse invece la sua orgia di sangue e vendette, conclusasi nel 1529 con la barbara fine di Giovanni Perollo junior, da un possedimento contestato. Solo l'intervento delle truppe regie, nel 1550, riportò la pace in queste contrade.
Nel '600 il paese subisce il dominio ed il fiscalismo spagnolo. Spiccano, in ogni caso, il mecenatismo di Giovan Battista Perollo ed il talento dell'architetto-pittore Michele Blasco; fondatore il primo del collegio dei Gesuiti (oggi Palazzo di Città), autore il secondo della ricostruzione della Chiesa Madre, di affreschi e tele.
Nel 1720 la città ebbe a soffrire per l'assedio postovi dagli Austriaci del Seckendorf. Ma è anche il momento delle arti figurative. Mentre i secoli precedenti avevano registrato i Grandi Fazello e Inveges nella storiografia, Noceto e Bocconi nelle scienze naturali, lo stesso Amodei nella musica, il '700 annovera Tresca e Testone, oltre al notevole Mariano Rossi.
Questi onorano la tradizione pittorica rinascimentale facente capo a Riccardo Quartararo, maestro di Antonello da Messina.
La dominazione sabauda passa senza storia, come senza storia si afferma quella borbonica. Notevoli sono invece le vicende risorgimentali, che vedono all'azione la migliore gioventù locale guidata prima dal frate domenicano Saverio Friscia, poi dall'omonimo cugino.
Questi, conosciuto dieci anni di esilio a Parigi, ritorna in Sicilia nel '60, acquista subito la statura di capo rivoluzionario divenendo addirittura il porgitore della proposta dell'indipendenza siciliana presso Garibaldi, che non aveva dimenticato il primo progetto di sbarco in Sicilia proprio per Sciacca. Friscia, ormai dell'Internazionale di Bakounin, diviene deputato al Parlamento Nazionale dove si fa promotore della causa del porto e dello sfruttamento delle acque termali.
Lo stesso faranno Giuseppe Licata e, nel nostro secolo, Onofrio D'Agostino. Con quest'ultimo si apre l'attuale fase del termalismo di Sciacca .
Sotto il profilo economico e culturale è uno dei centri più importanti della provincia con quasi 35 mila abitanti e distante 69 chilometri da Agrigento.


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