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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





Aliminusa (Larminusa o Arminusa in siciliano) è un comune di 1.334 abitanti della provincia di Palermo, a 450 m.s.l.m. nelle Madonie occidentali, sul versante nord del monte Roccelito, dagli abitanti del posto chiamato "a Suprana" (1127 m s.l.m.). Nel suo territorio ricade la Riserva naturale orientata Bosco di Favara e Bosco Granza.
Di fronte si erge maestoso il Monte San Calogero, con uno spicchio di Mar Tirreno, ad ovest lo sguardo arriva fino a Rocca Busambra. Il primo riferimento al toponimo è documentato nel testamento di Matteo Sclafani del 1333 in cui dice di aver comprato il feudo e il casale di Rachalminusa (rachal in arabo significa casale) da Gualtiero Fisaula.
Nella prima metà del XIV secolo il feudo è, dunque, in possesso di Matteo Sclafani , conte di Adernò, il costruttore di palazzo Sclafani a Palermo, che detiene uno dei domini economicamente e strategicamente più importanti di tutta la Sicilia. Matteo Sclafani morì senza lasciare eredi maschi.
Il feudo e il casale di Rachalminusa passò alla figlia Aloisia sposa di Guglielmo Peralta.
Del XV secolo è una carta ora conservata nell'archivio degli Uffizi Fiorentini con il titolo di Terrae harminusae , Rachalminusa viene storpiato in harminusa termine tuttora usato dai locali.
La Contea di Sclafani comprendente il feudo di Aliminusa dopo essere stata incamerata dal Regio Demanio, dal re Martino I di Sicilia venne concessa in baronia a Don Sancio Ruiz de Lihori con tutti i suoi diritti, tranne quello sui boschi da cui egli traeva il legname per la costruzione delle navi.
Nei primi anni del 1400 il De Lihori cedette la sua Contea, per atto di permuta con quella di Sciortino, a Don Giacomo de Prades.
Giacomo de Prades con atto del 16 aprile 1406, approvato dal Re Martino con diploma dell'11 agosto 1408, la vendette al prezzo di 1400 onze d'oro all'ambizioso barone di Caltavuturo Enrico Rubbes (Rosso o Russo).
Alla sua morte (1442), per disposizione testamentaria, la Contea pervenne al nipote ex sororeAntonio Spatafora Russo.
Nel 1519 la Contea di Sclafani ritornò in mano a Gian- Vincenzo de Luna Peralta,figlio di Sigismondo e di Beatrice Spatafora Contessa di Sclafani.
Nel 1557 la ereditò, Pietro de Luna, Conte di Caltabellotta e di Sclafani, Barone di Caltavuturo primo duca di Bivona per concessione di Carlo V nel 1554, fu straticoto di Messina e vicario generale del regno contro le invasioni ottomane nel 1573 Con la morte di Pietro si estinse il casato de Luna ,e rimase erede la figlia Aloisia de Luna Duchessa di Bivona.
Nel 1465 la Contea di Sclafani passò alla figlia Beatrice Spatafora moglie del potentissimo Conte di Caltabellotta, Sigismondo de Luna.
Il re Giovanni II d'Aragona, esiliò i Luna dal regno e confiscò tutti i loro beni per evitare altri scontri con i Perollo avuti nelle vicende del primo Caso di Sciacca.
La Contea di Sclafani nel 1483 venne in possesso di Gaspare de Spes.
Nel 1519 la Contea di Sclafani ritornò in mano a Gian Vincenzo de Luna, figlio di Sigismondo e di Beatrice Spatafora Contessa di Sclafani, il quale si stabilì nel maniero di Aliminusa. Gianvincenzo fu straticoto a Messina nel 1514, presidente e viceré del regno dal 1516 al 1517. Poi il feudo e il casale di Aliminusa passò a Giovanni e al figlio di questi Sigismondo,in questo periodo la cuba (dall'arabo Qasba) e l'intero casale, che sorgevano sul cozzo de luna, vennero distrutti nella contesa con i Perollo, nelle vicende del famoso Caso di sciacca
Nel 1557 la ereditò, Pietro de Luna,(figlio di Sigismondo e Luisa Salviati), questi ebbe due mogli: la prima era Isabel, figlia del Viceré De La Vega, dalla quale ebbe Bianca, Eleonora e Aloisia. La seconda era Ángela de La Cerda, figlia del Viceré Juan De La Cerda, da questa ebbe un solo figlio, Giovanni de Luna, che venne nominato suo erede universale, ma questi non ebbe alcun figlio. Il 13 novembre 1584 cedette le sue proprietà alla sorellastra Aloisia de Luna, sposa di Cesare Moncada.
Aloisia de Luna prende possesso, tramite il proprio procuratore Francesco de Ansaldo, di Scillato e Regaleali e quella di altri feudi quali “lo vosco di Cuchiara, lo vosco di Granza, lo vosco di Cardulino, lo vosco di Santa Maria, lo vosco di Larminusa de membris et pertinentia terre“ di Caltavuturo e Sclafani.
Dal matrimonio di Aloisia de Luna con Cesare Moncada Principe di Paternò, nacque Francesco Moncada Principe di Paternò Duca di Bivona .
Nel 1620 l'intera Contea, data la prematura scomparsa del figlio di Aloisia de Luna , Francesco Moncada , passò al nipote Antonio Moncada D'Aragona Principe di Paternò Duca di Bivona e Duca di Montalto..
In questo periodo la Contea di Sclafani viene smembrata nei vari feudi e darà origine ai comuni di Aliminusa, Scillato, Sclafani Bagni, Valledolmo.
In Sicilia nei Parlamenti ordinari del 12 luglio 1618 e del 21 luglio 1621, va segnalata la scelta di favorire l’attività di colonizzazione interna mediante la concessione di licentiae populandi a quei vecchi e recenti signori che intendevano edificare nei loro feudi rurali nuovi centri abitati per la messa a coltura granaria di terreni incolti o a pascolo per favorire il riequilibrio tra produzione ed esportazione cerealicola.
Nel 1625, il feudo di Aliminusa venne acquistato da Don Gregorio Bruno regio segreto di Termini.
Don Gregorio Bruno, il 30 giugno 1634, dietro il pagamento di 200 once alla tesoreria Regia generale di Sicilia, ottenne la licentia populandi per edificare e popolare un nuovo centro abitato che chiamò "Sant'Anna" in un territorio segnato da una buona rete trazzerale da masserie abbeveratoi e mulini, l’anno successivo il borgo contava 343 abitanti.
In questo periodo fu costruito in una nuova zona, nascosto dai colli circostanti, un Baglio (dall’arabo: "edificio con cortile") per meglio difendersi da eventuali incursioni.
. Il Baglio, orientato precisamente a Nord -Est, ha pianta rettangolare con corte interna a U divisa dal palazzo signorile culminante in due torrette e terrazza, le parti laterali servivano una per l'abitazione della servitù, l'altra ospitava i granai e le stalle, nella parte posteriore vi è la foresteria e un giardino con un pozzo di acqua potabile.
Il figlio di Gregorio Bruno, Giuseppe vendette, in data 23 aprile 1652, per atto del notaro Pietro Cardona di Palermo, il feudo di Alminusa, il borgo già creato e il baglio feudale al giure consulto Mario Cutelli Conte di Villa Rosata e poi di Aliminusa.
Mario Cutelli nel suo testamento redatto il 28 agosto 1654 innanzi al notaio Giovanni Antonio Chiarella di Palermo, ad Aliminusa dotava la chiesa di Santa Anna e stabiliva un legato di maritaggio di dieci onze l'anno in favore di una figlia dei suoi vassalli.
Disponeva che ove ed in qualunque tempo fosse mancata la linea maschile alla sua discendenza, una parte del suo patrimonio dovesse passare alla fondazione di un "collegio d'huomini nobili" in Catania.
Giuseppe Cutelli e Cicala barone di Valle d'ulmo nacque a Catania il 23 ottobre 1625, e ottenne nel 1650 la licentia populandi per Valle dell’Ulmo.
Sposò la Duchessa Anna Summaniata, e in seconde nozze Donna Maria Abatellis. Morì a Palermo il 24 novembre 1673 e venne tumulato nella chiesa di San Francesco di Paola fuori Porta Carini, a Palermo.
Antonino Mario Cutelli Abbatellis nacque il 10 aprile 1661, prese l’investitura della Baronia di Castelnormanno, di Aliminusa ,di Cifiliana,di Villarosata , nell’Ottobre del 1674.
Aveva sposato una nobildonna di casa Marchese. Rigido nell'esercizio della giurisdizione feudale e nella riscossione dei tributi, aveva fama di barone dispotico nei vassallaggi feudali di quei contorni fu costretto a fare donazione della baronia alla propria madre la Contessa Maria Abatellis contessa di Villarosata, il 15 febbraio del 1692. Poi conobbe la nobile Maria Ventimiglia dei conti di Prades, della quale se ne invaghì e con la quale convisse ed ebbe un figlio: Giuseppe Giovanni Cutelli.
Antonio Cutelli morì assassinato, da un suo Vassallo Pietro Corvo, il 5 agosto 1711 durante il tentativo di abuso di un jus primae noctis.
Alla morte della madre Maria Cutelli Abatellis, le succede la figlia e sorella di Antonio, Cristina Cutelli. con atto del 20 luglio 1712, escludendo dall'eredità il figlio naturale dell'Antonio, l'avvocato Giovanni. La lotta tra i due si accese a suon di scontri violenti culminati in tribunale. Alla fine ebbe partita vinta il figlio naturale Giovanni che « in virtù della sentenza del Tribunale della Gran Corte di Palermo, in data 2 agosto 1726, confermata il 3 luglio 1734 dal Tribunale del Concistoro, s'investì dei feudi di Cifiliana e Mezzamandranuova ”
A tal proposito bisogna ricordare che motivo di vittoria legale fu “uno strettissimo fedecommesso agnatizio, ammettendo alla successione figli illegittimi a preferenza delle femine”Nobiliario di Sicilia fatta inserire da Don Mario Cutelli nel suo testamento.
Giovanni Cutelli fu uomo colto, di senno e generoso, morì a Palermo il 27 settembre 1747.
Nel 1747 con la morte dell’ultimo Cutelli, Giovanni, la dinastia si estinse. Il ramo femminile pose molte difficoltà alla cessione dei beni di famiglia, ma alla fine, il 24 gennaio 1750, risolse il problema il Vescovo Mons. Galletti, in quanto fido commissario della volontà del Cutelli, che il 24 gennaio 1750 diede in enfiteusi il Feudo di Aliminusa al principe Ignazio Vincenzo Paternò, Principe di Biscari, e reperì così le risorse da destinare alla costruzione del Convitto Cutelli di Catania.
Ignazio Paternò cedette Aliminusa il 5 novembre 1766, a Gerolamo Recupero Bonaccorsi, poi ad Alessandro Recupero barone di Alminusa.
Alessandro Recupero barone di Alminusa cedette in data 9 agosto 1796 il feudo ad Emmanuele Milone.


ECONOMIA

L'economia del paese, è prevalentemente agricola. Le Aziende Agricole nel 2000 risultano 84. Per quanto attiene alle principali colture in ha: frumento 133.66, altri cereali 168.82, foraggere 117.38, olivo 57.09, vite 6.58, coltivazioni ortive 2.39. Quanto all'uso del suolo si riporta in ha: seminativo 304.30, coltivazioni legnose agrarie 63.67, prati permanenti e pascoli 125.20, boschi 53.1. Consistenza Zootecnica :aziende bovine 12, n° bovini 126, aziende ovicaprine 9, n° ovi-caprini 495.
Molti lavoratori trovano impiego nella FIAT di Termini Imerese e nel suo indotto. Tra le attività artigianali ricordiamo l'arte del merletto e del ricamo.
Ad Aliminusa ha sede la casa di produzione cinematografica indipendente Arbash.
Parte del territorio del comune di Aliminusa rientra nella zona di produzione della Doc Contea di Sclafani.
La Doc Contea di Sclafani è stata riconosciuta con DM 21.08.1996 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 202 del 29.08.1996


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