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:: Lentini » La storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





È l'antica Leontinoi, una delle prime colonie greche in Sicilia, ed ha notevoli resti archeologici.
Il periodo antecedente la colonizzazione greca di Leontinoi è avvolto nel mito. Delle civiltà preelleniche rimangono i ritrovamenti nelle zone archeologiche, in particolare grotte murate, capanne del tipo italico e monete effigiate. Secondo Sebastiano Pisano Baudo, che ha scritto, attingendo a piene mani alla mitologia, "Storia di Lentini antica e moderna", i primi abitatori dei campi leontini furono i lestrigoni, popolazioni vicine ai ciclopi, che dimoravano sull'Etna. Un capo di questo popolo, il cui nome è stato tramandato per la saggezza e il valore, è Antifate. Richiamando autori mitologici greci, soprattutto Omero, descrive i lestrigoni come popolazioni evolute, dedite principalmente alla pastorizia e organizzate sotto un governo federato, rinnegando la rappresentazione di essi come giganti incivili e persino antropofagi. Considerandoli pacifici, ma molto patriottici, giustifica la strage dei seguaci di Ulisse, descritta nell'Odissea. Lo stesso autore, citando Tucidide, Polibio ed altri, ritiene che la città di Camesena, fondata da Cam, re dei Saturni, sorgesse nei campi leontini e fosse la prima città siciliana. In epoche successive i lestrigoni, avanzando nella civiltà, si chiamarono sicani, da Sicano, il loro eroe più illustre e coraggioso. Oltre alla pastorizia, si dedicarono all'agricoltura, in particolare alla coltura delle biade. Per Pisano Baudo il mito di Cerere trova origine nell'attitudine a coltivare il grano da parte dei sicani. Ricorda che, secondo la mitologia, Cerere fu generata da Cam Saturno e da Rea ed opina che sposò Sicano. A lei furono attribuite le leggi che regolavano la pastorizia e l'agricoltura e fu appellata Tesmofora, creatrice della ricchezza, Mallefora, porta lana e Melafora, porta pecore. Dalla coppia venne alla luce Proserpina, bellissima tra le belle, che Orco, re dei molossi, rapì nei pressi del Bevaio (Biviere) di Lentini e non nell'ennese o a Catania, come altri asseriscono. Nel mito dei campi leontini trova posto anche Ercole, capo dei fenici, che, dopo aver ucciso Erice e fondato Mozia, si spostò ad est della Trinacria, richiamato dal mito di Cerere, alla quale sacrificò un toro nei pressi della fonte del Ciane. I sicani, temendo l'invasione fenicia, organizzarono un numeroso esercito e ne affidarono la guida a sei condottieri: Leucaspi, Pediacrate, Bufona, Caucate, Cigeo e Crisida. I fenici, affatto impauriti, forti dell'audacia del proprio capo, ingaggiarono la battaglia e sconfissero i sicani. Ercole si distinse per forza e coraggio, uccidendo i sei capi nemici. Giunto ai campi leontini, fu accolto da un tripudio. Riconoscente, lasciò segni eterni del suo passaggio, facendo edificare maestosi monumenti. Una medaglia, raffigurante un uomo nudo con la patera, che sacrifica presso un'ara, tenendo in mano un ramoscello d'orzo, fa dire al Pisano Baudo che si tratta di Ercole che sacrifica a Cerere. Pare, comunque, che il mito di Ercole sia stato nei campi leontini celebrato per secoli e addirittura si fa originare il nome Leonzio dal leone ucciso dall'eroe fenicio.
Oggi Lentini è un importante centro agricolos ulle prime propaggini collinari, a 53 m.s.l.m., al margine meridionale della piana di Catania. Possiede un fiorente mercato agricolo, industrie alimentari, del vetro, meccaniche, del legno e del cemento.
I prodotti maggiormente coltivati sono il grano, gli agrumi e le olive. L'Ambiente del territorio di Lentini, infatti, è caratterizzato principalmente dai numerosi agrumeti di arance rossee limoni che la circondano. Da assaggiare il pane di Lentini, tipico della zona,rinomato per la sua produzione e la particolare bontà.
Tra i personaggi più illustri ricordiamo il filosofo Gorgia da Lentini, il poeta Jacopo da Lentini, che per la prima volta in Italia usò il sonetto, Riccardo da Lentini, l'architetto di Federico II di Svevia, e il campione di scherma Michele Alaimo



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