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"Sulla vetta più alta inciela una medievale borgata irta di torri.
è il piccolo borgo di Erice, dominato una volta dal più famoso tempio della dea più famosa...Venere,... con la sua cinta fortificata, con le sue strade accuratamente selciate".

Roger Peyrefitte 1952
 





La cittadina di Erice sorge in una zona montuosa, posta a 750 metri sopra il livello del mare.
La sua fondazione risale probabilmente agli Elimi (antichissima popolazione della Sicilia occidentale che , secondo Tucidide discendevano da esuli troiani ), anche se il mito l'attribuisce a un figlio di Afrodite. Alla città preesisteva infatti un santuario dedicato ad Astarte, dea fenicia della fecondità, corrispondente all'Afrodite greca e alla Venere romana detta appunto ericina, che con il tempo le subentrarono.
Virgilio la cita nell'Eneide, con Enea che la tocca due volte: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore. Virgilio nel canto V racconta che in un'epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erice, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l'anziano Entello.
In antico, insieme a Segesta, che parrebbe di fondazione coeva, era la città più importante degli Elimi, in particolare era il centro in cui si celebravano i riti religiosi. Colonia fenicia tra VIII e V secolo a.C.,fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C.
Durante la prima guerra punica, il generale cartaginese Amilcare ne dispose la fortificazione, e di qui difese Lilibeo. In seguito trasferì parte degli ericini per la fondazione di Drepanon, l'odierna Trapani.
Erice perde progressivamente d'importanza a favore della vicina Trapani; durante la dominazione romana, soltanto il suo santuario conserva un ruolo centrale nell'ambito del culto legato alla Venere Ericina, la prima dea della mitologia romana a somiglianza della greca Afrodite
Scarse, o quasi nulle, sono le notizie della città e del santuario nel periodo bizantino, restando comunque economicamente attiva.
Erice ricompare nelle cronache con l'occupazione araba dell'831, con il nome di Gebel Hamed. La rocca viene successivamente rinnovata nel periodo di stabilità normanna con la ristrutturazione delle antiche porte di età elimo-punica e l'apertura di tre porte (Trapani,Carmine e Spada) e la costruzione di un castello nell'area dell'antico santuario
Si tratta della città cristiana ricostruita dal re normanno Ruggero II sul precedente insediamento, del quale rimanevano quasi intatte le mura, distribuita attorno alla "Y" formata dalle strade principali (via Regia, da cui si staccano via della Loggia, che porta al centro commerciale della città normanna, e via Albertina degli Abbati, che si conclude nella zona religiosa e politica) e ribattezzata Monte San Giuliano nel 1167.
Ruggero II trasforma il tempio di Venere in castello, ma il culto della dea pagana permane presso i locali fino all'età della Controriforma (XVI secolo), quando la Madonna di Custonaci (santuario a nord est di Erice, meta di pellegrinaggio per un quadro della Madonna ritenuto miracoloso) viene proclamata patrona della città.
Sotto i normanni, la cittadella acquista prestigio anche con la costruzione di nuovi edifici civili e religiosi. Da ricordare è anche la poco pacifica convivenza con i dominatori spagnoli, culminata con una rivolta popolare assai feroce. Nei secoli successivi si inseriscono nuovi ordini reigiosi che acquistanto sempre più potere nell'area trapanese con un carattere conservatore. Gli interventi urbanistici si rivedono nell'800 con l'edificazione di nuovi pallazzi signorili e la ristruttrazione della piazza centrale, dedicata successivamente ad Umberto I. La città tende comunque a conservare gelosamente il fascino di una cittadina medievale.
Nel 1934 Monte San Giuliano riprende il nome di "Erice".
Dal 1957 si organizza ogni anno, nel periodo primaverile, una gara automobilistica di cronoscalata, denominata "Gara in salita di velocità Monte Erice", per la quale esistono anche un campionato italiano e un campionato europeo. Sui tornanti che partono da Valderice e raggiungono la vetta dell'omonimo monte, sfrecciano a tutte velocità vetture moderne, storiche, prototipi da competizione e vettura formula, cirocondati da sportivi e appassionati e, naturalalmente, da uno sfondo mozzafiato.
Dal 1963 è sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, istituito per iniziativa del professor Antonino Zichichi, che richiama gli studiosi più qualificati del mondo per la trattazione scientifica di problemi che interessano diversi settori: dalla medicina al diritto, dalla storia all'astronomia, dalla filologia alla chimica. Per questo è dato attribuito l'appellativo "città della scienza".
Nel 1990, a seguito della prima edizione dell'"Atelier Internazionale di Gastronomia Molecolare", di cui da allora regolarmente si tengono convegni annuali, si ebbe il formale riconoscimento della disciplina della gastronomia molecolare.

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