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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Torre e Masseria Torretonda

Torre e Masseria Torretonda




A nord-ovest del centro urbano, al confine con il territorio del Comune di Cefalù, sul lato sinistro di un agro, un tempo feudo del Barone Mandralisca, si ergono la Torre e la Masseria di Torretonda.
Il complesso architettonico, a pianta rettangolare, eretto durante la seconda metà del XVI secolo, ed alquanto imponente è composto dalla torre d'avvistamento, da un portale d'ingresso sormontato da una merlatura ghibellina, da numerosi magazzini e stalle, dalle abitazioni dei contadini e del mezzadro, da un trappeto con torchio e mola per la spremitura di olive e uva, da una chiesetta rurale dedicata a San Francesco Saverio risalente al 1700, e da un appartamento nobiliare, situato a primo piano, che consta di una camera da letto, una camera degli ospiti, un soggiorno salotto e una cucina refettorio.
La torre del baglio presenta una impostazione "classica-camillianea", la medesima struttura che caratterizza principalmente le altre torri d'avvistamento del territorio: una piccola porta allocata nel muro verso monte, tre livelli dall'aspetto tronco-conico, paramenti murari spessi, una base quasi quadrata con il piano operativo in cui alloggiavano i "torrari" e la terrazza.
I tre livelli, sono collegati tra loro da una scala in pietra ricavata all' interno delle spesse mura che dal piano terra conduce al primo livello per continuare fino alla terrazza.
L'esterno, a base scarpata, è realizzato in muratura costituita da grossi ciottoli ricoperti d'intonaco e incorniciati tra cantonali in tufo squadrato.
Le pareti esterne sono scandite da due caditoie per ciascun lato a protezione di altrettante aperture, ad eccezione del prospetto lato mare dove ve ne è rimasta una sola.
Da notare i canaloni di scolo in ceramica a smalto verde,la campana in cima al muro lato monte, la pietra grigia ben lavorata nei gattoni delle caditoie e nei portali interni e altri particolari elementi architettonici.
L'interno è coperto con volte a crociera a zona piana centrale.
Dalla terrazza, perimetrata da alti muri, si scorge il mare solo al di sopra delle caditoie, mentre la mancanza di qualsiasi coronamento nella parte superiore, fa pensare che in tempi trascorsi la torre sia stata mozzata. L'opera e in particolare il piano nobile venne successivamente affrescato e restaurato per volere dei proprietari del complesso, i Baroni Pirajno di Mandralisc.
Fu Don Michelangelo Pirajno (senior) a preoccuparsi di restaurare e migliorare il baglio nel XVII sec. facendo sistemare il piano nobile, affrescando gli ambienti con temi naturalistici, decorando i soffitti piani con vigneti e fiori, abbellendo le stanze con motivi floreali e facendole pavimentare in maiolica policroma.
Questi motivi decorativi, sul finire del XVIII secolo, vennero modificati e ai soffitti piani si preferirono le volte a schifo affrescate con altri generi di motivi. I diversi ambienti furono decorati sia con miniature di paesaggi raffiguranti luoghi limitrofi che in stile naturalistico con amorini ed animali esotici. Originariamente vi si distinguevano dei salottini, le stanze per gli ospiti, uno studiolo e la stanza da letto del Barone con l'alcova decorata da un'interessante trompe-l'oeil, raffigurante un paesaggio agreste racchiuso da un tendaggio.
Al secondo livello, si trovava una grande cucina costituita da un piano cottura in muratura con pregiate maioliche policrome in stile settecentesco, un forno angolare e una dispensa a ripiani ancora in muratura.
Affiancati alla torre troviamo un magazzino da un lato e dall'altro un muro di cinta costituito da corpi di fabbrica che formano il baglio a corte chiusa, il portone d'ingresso alla cui sinistra si trova la deliziosa Chiesetta di San Saveriodi più recente costruzione. Troviamo pure due locali destinati uno ad "alivaru" (olivario), locale in cui si lavoravano le olive, l'altro, di forma rettangolare, fungeva da "trappitu" (frantoio) con all'interno il torchio, la mola e le presse per la produzione dell'olio.
Il baglio di Torretonda è circondato da un agro ricco di secolari ulivi saraceni, agrumeti e vari alberi da frutto. L'opera, alla quale si può accedere, varcando un maestoso portale d'ingresso, è in muratura ricoperta da intonaco e incorniciato da lastre in tufo squadrato.
Il Baglio in un primo momento proprietà della famiglia Ortolano, passò sotto il controllo dei baroni Pirajno, ed in seguito dei discendenti Pirajno di Mandralisca. Oggi l'opera è proprietà della fondazione Mandralisca, istituita dal barone Enrico Pirajno di Mandralisca, considerato una delle più eminenti figure dell'Ottocento cefaludese. Lo stretto legame che ha unito la famiglia Pirajno alla masseria è testimoniato anche dal fatto che all'interno dell'antica chiesetta, ad unica navata, di San Francesco Saverio si sposarono i nonni del barone Enrico Pirajno di Mandralisca, Enrico Pirajno ed Aurora Monizio.

Fonte: “Lascari e le sue torri, una storia ritrovata” di Salvatore Ilardo, Salvatore Moncada e Silvana Schittino



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