Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Mentre la città di Alesa venne occupata in epoca araba dalla fortezza di "Qalat al Qawàrib" ("Rocca delle barchette"), il sottostante approdo, che doveva già essere stato attivo in epoca antica, si sviluppò probabilmente come borgo marittimo. Sotto i Normanni entrò a far parte del feudo dei Ventimiglia insieme a Tusa e prese il nome di "Tusa Inferiore" o "Marina di Tusa". Sul costone roccioso che sormonta l'approdo la famiglia Ventimiglia fece costruire nel XIII secolo il castello della Marina di Tusa (poi Castello di San Giogio), da cui il borgo prenderà il nome attuale.
Nell'approdo continuano a svolgersi i traffici commerciali in collegamento alla via tra la costa e l'interno, verso Enna, in uso fino al Settecento. L'approdo fu oggetto di contesa per i dazi che se ne ricavavano tra i Ventimiglia e il vescovo di Cefalù.
In seguito alle incursioni dei corsari nel Seicento vennero potenziate le strutture difensive della costa, erigendo nuove torri e perfezionando il sistema di collegamento visivo. Il castello viene dotato di artiglieria con un ampliamento della guarnigione e sulla costa venne eretta la torre Selichenti.
Dopo lo spostamento della via per Enna, l'attività portuale continua in direzione delle Isole Eolie. Fino all'arrivo della ferrovia le barche continuano ad assicurare i trasporti verso Palermo e Cefalù.
Nei pressi sorge la tonnara del Corvo, ancora attiva nel 1780, ma che verrà chiusa come poco redditizia agli inizi dell'Ottocento.
Le odierne attività del porto sono limitate alla pesca (in particolare acciughe e sarde salate.
La tonnara del Corvo, molto attiva fino al 1780, viene venduta dai Branciforti ai La Torre, ma cesserà del tutto la sua attività agli inizi del 1800, perché divenuta non redditizia.