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::Santa Maria degli Angeli o Santa Maria la Vetere a Caltanissetta » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Santa Maria degli Angeli o Santa Maria la Vetere

Santa Maria degli Angeli o Santa Maria la Vetere

Via Angeli,156



La chiesa di Santa Maria degli Angeli, dichiarata monumento nazionale nel 1902, sorge a ridosso del castello di Pietrarossa, sul lato settentrionale di quest'ultimo, e fu la seconda parrocchia della città, divenuta sede parrocchiale cittadina nel 1239 in seguito a un provvedimento emanato da Federico II di Svevia e per questo la sua fondazione è stata a lungo attribuita all'imperatore.
In realtà, come rileva la studiosa Daniela Vullo, è più probabile che la chiesa a cui il documento fa riferimento sia in realtà una cappella interna al castello e crollata con esso nel XVI secolo mentre la chiesa in questione sarebbe stata fondata dai nuovi feudatari di Caltanissetta, i Lancia, nella prima metà del XIV secolo, come testimonierebbe un leone rampante posto sul prospetto settentrionale della chiesa, simbolo della casata dei Lancia.
Il nome originale sembra essere quello di Maria Santissima Assunta, poi cambiato in quello attuale, in seguito al trasferimento, al suo interno, del quadro della Madonna degli Angeli, nel 1600, rinvenuto tra le rovine del Castello di Pietrarossa e poi conservato nella chiesa di S. Maria del Pileri e, successivamente, nella chiesa del Collegio di Maria.
Viene indicata anche con il nome di Santa Maria la Vetere per distinguerla dalla Cattedrale, intitolata a Santa Maria la Nova.
Intorno al 1400 la parrocchia fu trasferita ad altre chiese, a causa delle sue ridotte dimensioni e, nel 1622 venne definitivamente assunta dalla chiesa di Santa Maria la Nova.
Il 18 settembre del 1601, l'Arciprete don Fabrizio Mozzicato, con atto presso il notaio Francesco Mammana, concede la chiesa ai Minori Osservanti e il 5 dicembre la Congregazione di Roma, dietro richiesta della contessa Luisa de Luna e Vega e con le elargizioni della stessa, di suo figlio Francesco Moncada principe di Paterno e dei fedeli, permette l'erezione del convento, inaugurato nel 1604, con la nomina a guardiano di frate Andrea da Bivona. Con l'occasione, venne eseguito un riammodernamento ed ingrandimento dell'antica chiesa. Nel 1636 il convento dei minori subì un crollo parziale in seguito al quale fu approntata un'altra opera di restauro facendo uso, per ripristinare la parte crollata, delle pietre del vicino castello. Storia travagliata fu anche quella della costruzione del noviziato, iniziata nel 1688 e terminata soltanto nel 1709 a causa della mancanza di fondi.
Un ulteriore restauro ed ampliamento della chiesa fu condotto dal 1740 al 1771, come testimoniato da un'iscrizione che si trovava nell'arcata tra l'abside e la navata e riportata dallo storico nisseno Camillo Genovese, sebbene tali lavori modificano l'antico impianto siculo-normanno e cancellano importanti elementi architettonici originari.
Nel 1867, durante un'epidemia, il convento venne adibito ad ospedale per colerosi e successivamente, nel 1873, la chiesa venne definitivamente chiusa al culto, per passare alla proprietà del Ministero della Guerra, che la adibì a caserma e magazzino militare. Questo passaggio segna l'inizio di un periodo di completo abbandono della chiesa che culminò con il crollo parziale del tetto, nel 1964 e la successiva realizzazione, nel 1972, di un solaio in cemento armato.

Posizione
Chiesa e convento sono ubicati ad Ovest del cimitero, al quale sono addossati, e a Nord del limitrofo Castello di Pietrarossa. nei pressi di quello che dovette essere il primo nucleo urbano, dopo l'abbandono della via Xiboli a causa dei movimenti di terra che la resero inabitabile.

Descrizione
All'interno dell'edificio non rimane più nulla, ma possiamo ancora ammirarne l'impianto planimetrico, tipicamente normanno, che consta di una singola navata. Inoltre, si trovano nella parte esterna, alcuni preziosi elementi decorativi, spesso rovinati dalle sopra-edificazioni e dagli inappropriati restauri condotti.
Degna di particolare rilievo è la porta maggiore occidentale, di stile svevo-chiaramontano, a causa dei particolari fregi che la adornano: costruita in pietra arenaria, possiede un archivolto a sesto acuto in tre livelli, sostenuto da quattro colonnine cilindriche dotate di capitelli. Sul lato Nord si scorgono i resti di un portale avente le stesse caratteristiche, alla cui sinistra si trova una sagoma a sesto acuto con dentro un leone rampante, in bassorilievo su lastra di marmo.
L'edificio e l'attiguo convento sono stati restaurati di recente.
Un solaio in cemento armato, realizzato dai militari su travoni dello stesso materiale, interrompe lo spazio interno, appesantendo notevolmente il carico sulle mura perimetrali.
Dal secondo cortile, esterno al corpo principale, si accede al Castello di Pietrarossa, attraverso una scala.
La facciata a Ovest si prolunga fino alle pendici della rocca su cui si erge il castello.




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