Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Necropoli di Vigna della Signora
Nella contrada che si estende ai piedi del colle Calvario, sul lato sud, ricade una vasta necropoli, proseguimento di quella del Calvario, alla quale si congiunge attraverso quella della Perriera. Furono portate alla luce (1902 ) tombe a forno, a camera rettangolare e loculi, mancano le tombe a fossa. La ceramica rinvenuta è sicula, tuttavia le tombe appartenevano sia alla civiltà sicula che a quella greca compresa tra il VII e il V secolo a. C. Il materiale metallico è esclusivamente greco. Da riferire a questa necropoli anche il ritrovamento di due lapidi, precipitate nel fondo di un sepolcro a fossa con due loculi. Una delle due pietre venne trasportata al Museo Archeologico di Siracusa, l'altra rimase a Licodia (oggi è dispersa). L'iscrizione riportata sulla lapide del Museo di Siracusa attesta l'adozione da parte dei Siculi non soltanto dell'alfabeto ma anche del costume greco dell'iscrizione funeraria, confermando così la penetrazione a Licodia da parte dei greci della pianura leontina e dei greci della zona geloa e camarinea.
Durante un recente scavo (1990), sotto il lato sud del monte Calvario, avviato in seguito ad un rinvenimento casuale in occasione dei lavori per la costruzione della caserma dei Carabinieri, è venuta alla luce una necropoli greca, databile tra il 520 e il 450 a. C. circa, che presenta qualche elemento indigeno. L'area dove è situata la necropoli è oggi edificata in seguito alla recente espansione dell'abitato.
Le sepolture sono tutte multiple, con un minimo di tre soggetti ad un massimo di sette, appartenenti allo stesso gruppo familiare. Fu trovata una rara sepoltura di un uomo tumulato con il suo stesso cavallo, caso raro ma non unico poiché già in località Calvario, in una necropoli più recente, fu fatto lo stesso rinvenimento. I pezzi di corredo recuperati furono numerosissimi e tutti pregevoli, tra cui gioielli in oro, argento e bronzo e altri oggetti di uso comune. Tra le ceramiche sono da segnalare in particolare una "kelebe" attico a figure rosse del 460 a. C. circa, una "oinochoe" a bocca trilobata e figure nere di produzione attica, datato al 520 a. C. e uno "skyphos" a figure rosse del 480 a. C. circa. Particolarmente interessanti gli strigili, gioielli ed utensili di uso comune. Importante è il ritrovamento di un sarcofago ed un coperchio monolitico in tufo calcareo rinvenuti in un loculo, probabilmente destinati ad un illustre personaggio, ma mai utilizzati. Tutti i ritrovamenti sono considerati di pregevole rilevanza artistica e storica.
Nella stessa zona, tra via Martoglio e via della Regione Siciliana, sarebbe venuto alla luce un laboratorio completo per manufatti in argilla; parte di un abitato greco tardo nonché parti di strutture di abitato greco risalenti ad epoca arcaico classica (VI-V-IV secolo a. C.).