Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I) |
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La statua del Salvatore in Chiaramonte appartiene al tipo bisantino del cristo predicante. Alto metri 1,35 sorge in marmo del Pentalico, marmo di purissima neve, di fronte diritto in piedi: veste niente altro che una tunica scollata che copre le braccia fino ai polsi, aderente alla vita, stretta ai fianchi da una cintura, e un mantello: calza i sandali. Il manto non poggia sulle spalle, ma cadutone, comincia col bel garbo sul fianco destro a circuire la persona, e i suoi due estremi lembi si incrociano sopra il cubito sinistro. I capelli sono divisi sulla fronte e scendono dietro le spalle bipartiti alla nazarena: piena la barba e breve. I lineamenti del viso, di stupenda bellezza virile, esprimono la calma e la rettitudine degli affetti, la nobiltà dei pensieri e degli insegnamenti. Il braccio sinistro è curvato, si che la mano, sorregente un piccol globo terraqueo sormontato da una crocellina, è aderente alla mammella; il braccio destro è pure curvato, e l’vambraccio e la mano di esso son sollevati perpendicolarmente verso il cielo, mentre le prime tre dita di questa mano son pure erette verso il cielo, e le altre due dita piegate. Le mani sono di meravigliosa finitezza. Una caratteristica speciale si avverte ed è che, come avveniva nelle opere degli antichi statuari, o come non si trova mai in quelle dei moderni, l’ultima articolazione delle dita non è ricurva sul davanti, del pari le unghie sono brevi secondo il costume degli antichi greci. La linea artistica della statua è un prodigio di bellezza. Questa statua doveva certamente esser collocata in origine in tal luogo in cui lo spettatore la vedeva da vicino, in seco, od un tablinio: perché vi scorgono usate le diligenze molte che si costumavano dagli scultori antichi per farne risaltare la delicatezza dell’esecuzione. Questa statua di Gesù Salvatore, che si conserva in Chiaramonte, è senza dubbio la più rara e migliore opera di scalpello, che dagli artisti del secolo IV ci sia rimasta. In Lui non è quella fredda imitazione, quella fredda timidezza, quella pieghevolezza servile che son proprie degli scultori sforniti di genio: in Lui risplende non il più bello, ma il sublime ideale dell’arte. Questo Gesù è perfetto nella forma, è il modello della bellezza virile e della grazia: quasi direi che l’artefice ha qui plasmato una statua puramente intellettuale. Mirando questo prodigio dell’arte devi, sopra te stesso e dei sensi, sollevarti per degnamente estimarlo e ti sembrerà che l’immagine estetica, che te ne formasti, assuma vita e movimento e ne udrai le parole di speranza immortale che spiegano i misteri della vita e della morte, del finito e dell’infinito.
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