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::castello-manfredonico»Il fantasma del castello » Storia

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"Da buon cristiano avrei dovuto pregare. In un attimo di smarrimento, però, prima di morire imprecai contro Dio."





L'amore verso una donna e la bestemmia in punto di morte sono gli ingredienti della leggenda del fantasma del castello di Mussomeli. La storia di don Guiscardo de la Portes. Un uomo giovane e bello secondo le ricostruzioni di Guiscardo-de-la-PortesPasquale Messina, custode del castello e "confidente" dello spirito vagante.
«Ricordo ancora con emozione la sera del 19 luglio del 1975 quando il fantasma mi apparve per la prima volta - racconta Messina -. Come ogni sera avevo accompagnato all'uscita gli ultimi visitatori del castello. Appena rientrato, mi andai a sedere su uno dei due sedili in pietra ancora intero della finestra bifora, vicino al posto di guardia, per riposarmi un poco.
Nel primo pomeriggio, erano cominciati a venire alcuni turisti per la visita al castello, e così via, via, fino a qualche decina di minuti prima di sedermi. Dissi fra me e me: ora fumo una sigaretta, mi rilasso un po' e poi me ne vado. Avevo fatto un paio di aspirate dalla sigaretta e, mentre dalla finestra, guardavo l'ombra del castello che con il sole al tramonto, s'ingigantiva superbamente sempre di più per le vallate circostanti, all'improvviso, nella serenità di quell'ora, avvertii una folata di vento che vidi poi girare su se stessa. Fu di una freddezza marmorea prima, e di un tepore maggiolino poi, man mano che continuava a girare a circa un metro dalla mia persona. Subito pensai, che si trattasse di qualche mulinello d'aria, e feci il gesto di alzarmi ed andarmene.

In quell'attimo, sentii alle mia spalle una voce fioca, sottile e suasiva che diceva: "aspetta, non te ne andare, non avere paura, io sono tuo amico".
In quel momento, nella mia mente affluirono mille e mille pensieri, che si accavalcarono uno sull'altro.
La prima riflessione fu quella che qualcuno fosse rimasto dentro dopo le visite e volesse farmi qualche scherzo.
Un'altra riflessione m'indusse a pensare alla stanchezza di tutta la giornata e alla notte precedente, trascorsa insonne insieme agli amici a chiacchierare e bere birra.
Forse se quel giorno avessi bevuto qualche bicchiere di liquore, io, che sono astemio, avrei creduto che ne fossi stato condizionato.
All'improvviso, in mezzo a tutti quei pensieri,
si materializzò il corpo del fantasma di don Guiscardo de la Portes".
Una storia, questa, alla quale a Mussomeli credono ormai tutti. Almeno da quando lo spettro è apparso anche ad un gruppo di turisti in visita al Castello manfredonico. Fu proprio il desiderio di vedere il Castello di Manfredi III di Chiaramonte e, forse, anche quello di ottenere in premio per i servigi offerti al Re Martino d'Aragona il feudo di Manfredonia (l'antico nome di Mussomeli, ndr) a spingere il giovane de la Portes a lasciare Palermo per raggiungere il centro della Sicilia. Un viaggio dettagliatamente descritto dall'anima penitente al custode del castello.
"...seduto sul gradino della finestra bifora, notai che quella nuvoletta che lo avvolgeva era scomparsa, e vidi, sebbene avvolto dal mantello nero, l'aspetto di una persona aitante e vigorosa. Aveva folta e lunga barba e lunghi capelli grigi, portava sulle spalle il cappuccio del mantello. Delle mani e delle gambe non si vedeva nulla. Guardandolo attentamente nel volto molto bello e dai lineamenti delicati, notai che era giovane. Quel suo viso era, però, segnato dal dolore e nei suoi occhi neri si leggeva l'espressione di uno che aveva sofferto a lungo. Rabbia e disperazione erano i sentimenti che maggiormente spiccavano dalla sua persona".
Al custode, Pasquale Messina, che incuriosito gli domandò chi fosse e da dove venisse, il fantasma rispose:
«Il mio nome era Guiscardo de la Portes. Nacqui in Spagna nel 1370, ed ero l'unico figlio di un ricco mercante. Studiai in collegio dai frati a Madrid e poi frequentai la scuola di guerra. Conobbi molte persone e di una in particolare conservo un ricordo bellissimo anche perchè fu la mia compagna di vita. Il nome della mia amata è Esmeralda. I suoi occhi castani si intonavano con i suoi lunghi capelli scuri. Era una donna bellissima ed io me ne innamorai subito. Ci sposammo e portava in grembo il mio primo figlio quando un giorno del 1392, una comunicazione improvvisa del comandante di re Martino, ci preannunciò una prossima partenza per la Sicilia a sedare delle proteste. 
Sbarcati in Sicilia, mi trasferii per un po' di tempo a Palermo, dove rimasi per circa tre mesi. Dopo che Andrea Chiaramonte, che ostacolava l'ingresso dei reali a Palermo, fu catturato e decapitato, avendo sentito parlare della terra di Manfreda, come una terra ricca, senza pensarci su molto, mi avviai per quella via. Dopo un giorno di cammino, e con il cavallo stanco quasi quanto me, vidi dei soldati che galoppavano verso di me. Spronai il cavallo all'interno del bosco con la speranza di riuscire a mettermi al sicuro. Ma quando mi voltai per vedere se fossi riuscito a seminare gli inseguitori sentii i rami di un albero sbattere contro il mio torace e caddi a terra con dei dolori lancinanti in tutto il corpo: svenni. Non so quanto tempo passò prima di rinvenire.Mi risvegliai in un buio e freddo sotterraneo di quel castello che, prima di perdere i sensi, avevo visto ergersi maestosamente di fronte a me. Mi demoralizzai, mi abbandonai a me stesso e patii il freddo e la fame. La gamba mi fece presto cancrena e capii che quei soldati dovevano essere agli ordini di don Martinez. L'uomo respinto dalla mia Esmeralda che aveva già giurato a me amore eterno. Sentivo le forze venire meno. Da buon cristiano avrei dovuto pregare. In un attimo di smarrimento, però, prima di morire imprecai contro Dio. All'improvviso avvertii di essere uscito dal mio corpo pur continuando a trovarmi nella stessa stanza. Dopo pochi istanti fui attirato dentro una lunga galleria buia dove sbucai in una vivida luce. Fui avvicinato da quattro spiriti vaganti, i quali mi riportarono indietro. Il Supremo mi aveva condannato a vagare per mille anni sulla terra per avere imprecato contro di Lui.
Appena morto, presero il mio corpo e lo seppellirono di nascosto e il mio spirito restò vivo qui dentro il castello».

Qui si conclude il racconto del fantasma di don Guiscardo de la Portes che negli anni più volte è apparso al custode del Castello ripercorrendo con la mente le antiche sventure e narrando del desidero di incontrare, un giorno, il figlio che Esmeralda gli avrebbe dato e che lui non ha mai conosciuto. Un racconto fantastico che avvolge il Castello di Mussomeli in un'aura di mistero.
Il cavaliere Guiscardo De La Portes è stato visto nell'atrio scoperto antistante alla scuderia da un gruppo di giovani venuti a visitare il castello. Egli ha voluto forse, far conoscere ad altri la sua triste storia. Ecco perchè nessuno può pensare che il custode abbia avuto delle allucinazioni o abbia mentito.