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::castello-di-brolo»Il giovane Girolamo Lancia » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





Tra gli scherzi di Girolamo Lancia si ricorda quello che egli fece a due padri missionari. Accolti al castello con grande rispetto e cortesia, il Lancia li costrinse però a soggiornarvi molti giorni, nutrendoli sempre di fave, variamente cucinate, per punirli di avere essi rifiutato, il primo giorno, tale pietanza. Li congedò infine, amabilmente, dicendosi felice per li abituati ad un cibo « che tanto si addiceva alla astinenza del loro ministero».
Di ben altra natura invece è la seguente impresa che fu di decisiva influenza sulla sua vita futura.
Dilettandosi di pesca, mentre si trovava con la sua barca molto lontano dal castello, venne attorniato dalle galere di pirati turchi che effettuavano le loro scorribande lungo le coste di Sicilia al comando di Kair-ed-din detto Barbarossa per la folta barba rossiccia. Catturato da Oruccio fratello del Barbarossa e condotto in Berberia, vi rimase prigioniero per circa tre anni finchè, secondo le leggi feudali dell'epoca, i suoi vassalli pagarono il prezzo di diecimila scudi per il riscatto.
Il Lancia umiliato da questa avventura, avido di vendetta, armate due galere drizzò le prore verso la costa nemica.
Ivi giunto, camuffato da ricco mercante e truccandosi il volto con barba posticcia, imitando in tutto la foggia barberesca, con sottile astuzia riuscì a persuadere la moglie e la figlia del barbarossa a recarsi sulle navi per visitare le sue mercanzie.
Avutale a bordo spiegò le vele, conducendole prigioniere al castello di Brolo, dove esse vennero ospitate con gran galanteria.
Narrasi che la fanciulla, ricevuto il battesimo, si sia innamorata del giovane Lancia ed abbia avuto da lui diversi figli i quali, in seguito, avrebbero costituito un altro ramo della famiglia Lancia che, per distinguerlo da quello di Brolo, fu detto «delle Lance rotte e spezzate» o «delle Barberosse».