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ITINERARIO DEI CASTELLI NELLE PROVINCIE SICILIANE


 

::villa-romana-del-casale»Corridoio della grande caccia - Porticus Ampla » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





Corridoio,(65,93 m di lunghezza e 5 m di larghezza) con le estremità absidate, fungeva da anticamera alla grande basilica.
Su questo elemento di raccordo e separazione tra parte pubblica e privata, si aprivano la grande sala absidata di rappresentanza e gli appartementi padronali. L'importanza era sottolineata dal portico che si apre nella sua parte centrale verso il peristilio e dalla leggera sopraelevazione: vi accedevano due scale dai bracci nord e sud del peristilio, e una terza centrale, di fronte all'ingresso della grande sala absidata.
Alle due estremità dell'ambulacro le lunette pavimentali rappresentano figure femminili, che personificano le due province estreme dell'Impero romano l'INDIA a destra e la MAURETANIA a sinistra. A dispetto del nome con cui è conosciuto, il soggetto del mosaico pavimentale rappresenta una grande battuta di cattura di bestie selvatiche per i giochi dell'anfiteatro a Roma: nessun animale viene infatti abbattuto ed i cacciatori usano le armi solo per difendersi. Nella parte sinistra del corridoio vengono rappresentate le cinque province che formavano la DIOCESI DELL'AFRICA:- BIZACENA, MAURETANIA, NUMIDIA, PROCONSOLARE e TRIPOLITANIA.
In ogni provincia si ha la cattura di un animale tipico del luogo. Gli animali catturati vengono trasportati, mediante carri trainati da buoi, al porto di Cartagine ed imbarcati su un veliero. Al centro del corridoio è raffigurato lo sbarco degli animali nel porto di Ostia.
Le caratteristiche tecniche, unite all'analisi delle cesure evidenti sullo sfondo del mosaico, hanno consentito di individuare 7 scene:

  • Le prime tre scene sono realizzate con tessere quadrate di piccole dimensioni (5-6 mm), di forma molto regolare, e con una certa quantità di 'faience'; sono impiegate poche scaglie di pietra, e ci sono circa venticinque colori diversi.

  • Le scene restanti, nella metà sud del corridoio, sono realizzate con tessere un pò grandi (6-8 mm.), scaglie di pietra più frequenti e minor precisione nei dettagli; sono presenti quindici colori.


La differenza stilistica fra le due parti del corridoio è assai evidente. Mentre nella metà sud le figure sono secche, schematiche e prive di volume, quelle della metà nord spiccano per la resa plastica e naturalistica dei corpi delle belve e per i volumi dei panneggi in libero movimento. È possibile che la parte meridionale del corridoio sia opera di maestranze più conservatrici, fedeli ai canoni stilistici del III secolo e ai modelli del linguaggio figurativo occidentale, mentre nella parte settentrionale avrebbero lavorato mosaicisti più innovatori e più vicini alla cultura figurativa del IV secolo, che avevano assorbito modelli elaborati in Grecia o in Asia Minore e ancora vicini alla tradizione ellenistica.

  1. La prima scena raffigura catture di diversi animali, ognuna delle quali sembra essere ambientata in una diversa provincia dell'Africa, ad eccezione della Tripolitania:
    la cattura della pantera in Mauretania, secondo la tecnica descritta nell''Historia Augusta, attuata da soldati (riconoscibili nel mosaico dall'abbigliamento) con l'aiuto di un'esca e di una trappola;
    la cattura dell'antilope in Numidia, dove i cavalieri non fanno uso di sella;
    la cattura del cinghiale selvatico in Bizacena, presso una palude forse identificabile con il Lacus Tritonis, a sud di Hadrumetum.

  2. Nella seconda scena , in una località portuale con un lussuoso edificio sullo sfondo - forse una villa marittima -, un cavaliere, forse un ufficiale addetto alla posta imperiale, sorveglia il trasporto di un pesante carico. Quattro uomini trasportano sulle spalle alcune bestie legate o chiuse all'interno di casse, un ufficiale frusta uno schiavo e altri servi trascinano su una nave struzzi e antilopi. Gli studiosi concordano nel riconoscervi la rappresentazione del porto di Cartagine, nel cui foro marittimo in età antonina esistevano un edificio ottagonale ed un tempio con portico semicircolare, simili alle architetture rappresentate sullo sfondo di questa scena.

  3. Nella terza scena, che si trova di fronte all'ingresso dell'aula absidata, viene raffigurato un tratto di terra situato fra i due mari. Al centro, un gruppo di tre personaggi osserva lo sbarco degli animali da due navi provenienti dai due lati. Per la sua posizione preminente, in questo gruppo si è voluta vedere la rappresentazione dei tetrarchi, oppure di Massenzio (figlio del tetrarca Massimiano) con due alti ufficiali, o ancora di un procurator ad elephantos (funzionario imperiale addetto alle bestie per i giochi) con due addetti. La terra fra i due mari è con ogni probabilità l'Italia, e forse è qui rappresentato il porto della stessa Roma. Lo sbarco contemporaneo delle due navi costituisce un esempio di narrazione compendiarla, tipica dell'arte tardo-antica.

  4. Nella quarta scena abbiamo l'imbarco degli animali in un porto orientale, forse l'Egitto, come lascerebbero pensare la presenza di un elefante, di una tigre e di un dromedario. I cacciatori indossano calzoni di tipo orientale.

  5. La quinta scena raffigura la cattura di rinoceronti in un paesaggio nilotico con palude, fiori rossi e caratteristici edifici a pagoda.

  6. Nella sesta scena abbiamo nella parte superiore una lotta fra bestie selvatiche e un leone che attacca un uomo e per questo viene ferito. Inferiormente un personaggio di età matura, dall'aspetto solenne ed autorevole, affiancato da due soldati con scudo, attende l'arrivo di una misteriosa cassa che potrebbe contenere il grifone che appare all'estremità del corridoio.

  7. Nella settima scena abbiamo la cattura di una tigre in India con l'aiuto di uno stratagemma descritto da Sant'Ambrogio e da Claudiano. Una sfera di cristallo viene lanciata verso la tigre. L'animale, vedendo la propria immagine riflessa nella sfera, crede di vedere uno dei suoi piccoli e distrae la sua attenzione dai cacciatori, che così possono più facilmente catturarla. L'ultimo episodio, che ha spesso destato l'attenzione degli studiosi per la sua singolarità, mostra la cattura di un grifone con un'esca umana.
    Nelle absidi alle estremità nord e sud del corridoio abbiamo due figure femminili. Quella a nord, molto lacunosa, tiene nella mano destra una lancia e ha ai lati un leone e un leopardo. Si tratta forse della personificazione della Mauretania o, più genericamente, dell'Africa. L'altra figura femminile dalla pelle olivastra, per la presenza dell'elefante dalle orecchie piccole, della tigre e della fenice, rappresenterebbe l'India, come sembrerebbe provare la presenza delle formidines pedendenti dai rami, nastri rossi usati dai cacciatori indiani per catturare le tigri.

La rappresentazione di una caccia o di una cattura di bestie è un soggetto abbastanza ovvio per una villa di campagna e, in generale, fa parte del tipico repertorio iconografico dell'esaltazione aristocratica o regale. Tuttavia, ciò che rende unica la caccia di Piazza Armerina è la rappresentazione delle terre conosciute dall'Occidente all'Oriente, con personificazioni e specie d'animali caratteristiche d'ogni regione. Tutto ciò fa sì che questo mosaico debba essere visto come una sorta di carta geografica, dono degno di un imperatore: si credeva che il possesso di una rappresentazione cartografica potesse in qualche modo accrescere magicamente il potere del sovrano su quelle terre. Inoltre, uno dei temi ricorrenti dei panegirici imperiali era la diffusione della fama e della gloria imperiali fino agli estremi confini del mondo. E proprio questo è il significato degli animali fantastici quali il grifone e la fenice, simboli dei paesi più remoti e misteriosi. Solo con l'identificazione certa del proprietario della villa potrebbe chiarire le motivazioni di questa scelta, ma questo è un problema ancora aperto.

Per quanto riguarda lo stile, il mosaico della "Grande Caccia" si inquadra perfettamente nel clima artistico di IV secolo. Vi ritroviamo, infatti, una serie di moduli espressivi che ricorrono sull'arco di Costantino a Roma, come le teste rotonde pettinate a calotta con ciocche che scendono sul cranio senza sopraffarlo, la disposizione delle scene su registri sovrapposti, la frontalità, la bidimensionalità e le proporzioni gerarchiche, per cui la narrazione prevarica le dimensioni degli elementi del paesaggio, che sono ridotti al minimo. Il decorativismo molto curato, l'attenzione al dettaglio, il vivo cromatismo (nelle vesti di inservienti, cacciatori e funzionari, nelle penne degli struzzi) anticipano l'arte bizantina, dove i broccati e i gioielli cancelleranno i volumi della figura umana. Sotto questa ricchezza decorativa si cela infatti già una sostanziale perdita del senso dell'organicità naturalistica., come rivelano anche le ombre portate utilizzate a caso e certe incomprensioni dei modelli originari, come nelle zampe dei buoi che trainano il carro al centro del mosaico).