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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Madonna del Rosario - Bronte

Madonna del Rosario - Bronte




La Chiesa si trova nel centro storico della città sull’omonima Piazza Rosario e domina il Corso Umberto sul quale si affaccia per tutto il fianco destro.
Dell’esistenza della chiesa di Maria SS. del Rosario, si fa cenno già nel 1574 durante una visita pastorale di Mons. Torres, vescovo di Monreale, dalla quale Bronte dipendeva.
La chiesa, la seconda per importanza dopo la Matrice, a quel tempo era affidata ai frati dell’ordine di San Domenico e nei registri matrimoniali è menzionata col titolo di Santa Maria della Restinentia (1590) o dell'Abstinentia (1596).
Scrive Benedetto Radice che «... questo titolo fu conservato fino al 1807, giusta l’iscrizione della campana piccola “S. T. D. D. Joseph Uccellatore cappellanus S. Mariae Abstinentiae Brontis, 1807”».
Fu detta anche nel 600 chiesa della Concezione di Maria, per via dell'altare maggiore consacrato all'Immacolata sino alla fine del secolo XIX. Successivamente mutò il nome in Maria SS. del Rosario.
Le date 1608-1621, scolpite sulla pietra lavica sotto la cornice del frontone della porta maggiore, più che al compimento dell'opera, debbono annoverarsi ad un primo rifacimento di un nuovo prospetto e di quella porta.
Nel 1635 con un lascito del canonico Luigi Mancani, fu costruita nella chiesa una nuova cappella consacrata a Maria SS. dell’Assunzione; la cappella nel corso dei secoli fu destinataria di diversi lasciti testamentari fra i quali quello del 1679 del Barone D. Lorenzo Castiglione Pace, il fondatore dell' ospedale di Bronte.
«Dove fosse questa cappella dell’Assunzione - scrive il Radice -, della quale si fa pure cenno nella sacra visita di Monsignor De Ciocchis, (1741-42), non è dato sapere, con certezza, ma stando alle parole del testatore Castiglione, il quale iussit inumari et sepeliri in eius Ven. Cappella, intus ven. Ecclesia sanctae Mariae Rosarii, è certo che doveva far parte della chiesa e non poteva essere altra, che la presente sacrestia.»
Agli inizi del XIX sec. la chiesa fu interamente restaurata a spese di donna Basilia Uccellatore: « la rifece quale essa è ora; certo in questo rifacimento la cappella fu trasformata in sacrestia, e l’altare dell’Assunta fu portato dov’è presentemente» (terzo altare da sinistra).
La chiesa fu sede della Compagnia dei Bianchi, istituita a Bronte nel 1652 col compito di assistere i condannati a morte.
ESTERNO
In virtù dei grandi cambiamenti apportati alla sede stradale negli anni 1869 e 1870, la Chiesa del Rosario si trova in posizione sopraelevata rispetto all’originario piano della costruzione.
L’abbassamento della sede stradale e il raddrizzamento del suo asse, giustifica la presenza della lunga piattaforma muraria sul Corso Umberto e le scalinate sul fronte principale e sui due ingressi laterali.
Il prospetto di stile seicentesco con richiami rinascimentali, è scandito da due grandi cornici orizzontali sorrette da coppie sovrapposte di lesene.
Sulla facciata risalta il disegno equilibrato del portale ad altorilievo in pietra lavica, la finestra d’ispirazione manieristica e la scalinata prismatica centrale in pietra lavica.
Ben proporzionato il timpano triangolare (con prismi ornamentali e orologio circolare) che chiude in alto il doppio ordine di lesene.
Sul retro spicca la calotta costolonata della cupola con lanterne impostata su un alto tamburo finestrato ed un piccolo campanile (il suono squillante delle sue piccole campane caratterizza da secoli la chiesa).
Il portale in pietra lavica scolpita ha un’altezza di m 6,8 per 4,2 di altezza. Al centro della trabeazione è incisa una data: “1628”. E’ probabile opera dei valenti scalpellini brontesi dell'epoca.
Il prospetto con la grande finestra centrale (m 4,2 x 3,6, in pietra arenaria scolpita) è più recente: del primo quarto del XIX secolo. Sul portale del prospetto laterale destro, anch’esso in pietra lavica è scolpita la data 1816.
INTERNO
La chiesa è a navata unica rettangolare, con due profonde cappelle poste in corrispondenza del transetto che aumentano la vista prospettica della cupola, ha otto altari in marmi policromi.
Il pulpito e la cantoria sono di stile gotico, in netto contrasto con la linearità e la semplicità architettonica della chiesa.
L'interno, profondamente restaurato agli inizi del XIX secolo, sotto la reggenza del Sac.Giuseppe Prestianni, ha semplicità di disegno e di visione prospettica che risaltano per la lussureggiante decorazione barocca.
La preziosità geometrica dei fregi, la raffinatezza degli ori, il cesello degli stucchi danno una singolare vivacità sia alle pareti che alle volte da farle apparire damascate.
Ciò è anche dovuto ad un altro recente restauro (1956-58) fatto del parroco Antonino Rubino come ci ricorda anche una lapide in marmo bianco murata nella controfacciata della parete sinistra:
«QUESTA VEN. CHIESA M. SS. DEL ROSARIO / COSTRUITA NEL SEC. XVI / RIFATTA DAL SEC. XIX AD OPERA / DEI RETTORI SAC. G. PRESTIANNI / SAC. GREG. BIUSO E SAC. BEN. CIRALDO / NEGLI ANNI 1956-1958 / EBBE RESTAURI DECORAZIONE / E NUOVA ATTREZZATURA / DALLA GENEROSITA' DEL POPOLO / ANIMATO DAL PARROCO / SAC. ANTONINO RUBINO / CHE VIDE COSI', ALLA VIGILIA / DEL XXV DI SACERDOZIO / REALIZZATA UNA SUA, / ARDENTE ASPIRAZIONE / A.D. 15-VII-1959»
Entrando, a sinistra, il primo altare è dedicato a S. Casimiro re di Polonia, il secondo all’Assunta, il terzo, un tempo dedicato alla Madonna del Rosario, ora ha il titolo dell’Immacolata; il quarto è dedicato a S. Vincenzo Ferreri.
Scrive il Radice che «dirimpetto a questo esisteva l’altare di S. Giuseppe, già demolito» e che «nel 1682 vi era pure un altare dedicato a S. Benedetto.» A destra, nella prima arcata cieca, il primo altare è dedicato a Sant’Onofrio, il secondo alle Anime del Purgatorio, il terzo alla Madonna del Carmelo.
La chiesa è ricca, infatti, di quadri ed affreschi che rappresentano a volte Santi che oggi la devozione popolare ha totalmente dimenticato (Sant'Onofrio, San Casimiro, S. Simone Stock, ...).
I grandi quadri sono appesi sopra ogni altare con le loro cornici in stucco modellato e dorato. Quattro di queste grandi tele sono del brontese Nunziato Petralia che il Radice, bisogna dire in modo strano ed inusuale, definisce solo «un bravo pittore di stanze».
L'olio su tela posto sopra l’altare della prima arcata cieca della parete sinistra, raffigura San Casimiro re di Polonia. Dipinto nel 1900 da Nunziato Petralia, è racchiuso in una cornice ottocentesca in stucco modellato e dipinto e misura m 3,10 per 1,7 di larghezza; in basso a sinistra un’iscrizione documentaria ci ricorda l’autore “Nunziato Petralia pinse 1900”, in un cartiglio la dicitura “INRI”. L’altare è della seconda metà del 1700 in marmi policromi scolpiti, intarsiati e dipinti.
Nella stessa parete, seconda arcata cieca, è l’altare con il quadro dell'Assunzione della Madonna (olio su tela di cm. 302 per 176 di larghezza). Dipinto da Nunziato Petralia nel 1900 (firma in basso a sinistra: “Petralia Nunziato pinse 1900”), come tutti gli altri, è racchiuso in una cornice di stucco modellato mentre l’altare, della seconda metà del 1700, è in marmi policromi scolpiti e intarsiati.
Segue, nella terza arcata cieca un bellissimo quadro della Madonna immacolata. Questo dipinto, risalente ai primi anni del 1800, misura 3 metri per 1,76 di larghezza ed è racchiuso in una cornice di stucco modellato, dipinto e dorato. Sconosciuto l’autore anche se è attribuibile a bottega siciliana dell’inizio del XIX secolo.
L’altare, in marmi policromi scolpiti e intarsiati, è antecedente, probabilmente della seconda metà del 1700.
Nella prima arcata cieca della parete destra è l’altare con la pala di Sant'Onofrio, anch'esso dipinto da Nunziato Petralia nel 1900 (“Nunziato Petralia pinse 1900”, così riporta la sua firma disegnata in basso a destra). L’olio su tela misura m. 2,90 per 1,75 ed è racchiuso entro la solita una cornice ottocentesca. L’altare in marmi policromi scolpiti ed intarsiati è della seconda metà del 1700.
Segue, nella seconda arcata cieca, l’altare con una pala del 1719 raffigurante la Madonna che intercede presso la Trinità per leAnime del Purgatorio. In basso è riportata la dicitura relativa all’autore: “D. Antoninus Spano’ anno D. 1719”.
Il quadro (di m. 3,02 per 1,76 di larghezza) è racchiuso nella solita cornice ottocentesca. L'altare, della stessa epoca del quadro, è in marmi policromi scolpiti ed intarsiati. Sul frontale è scolpito un bel bassorilievo marmo bianco che rappresenta angeli e le anime del Purgatorio.
Il quadro, posto sopra l’altare della terza arcata cieca, raffigura San Simone Stock che riceve dalla Madonna l'abito dei carmelitani. Sulla destra è raffigurata Santa Teresa d'Avila. L’olio su tela (3 metri per 1,75 di larghezza) in basso a destra riporta la solita firma del nostro pittore: “Nunziato Petralia pinse 1900”. Anche questo altare, in marmi policromi intarsiati e dipinti, è della seconda metà del 1700. Sul frontale è scolpito un bassorilievo con l’emblema dell'Ordine dei Padri Carmelitani.
Da notare sul frontale dell’altare posto nel braccio destro del transetto un altro delizioso bassorilievo rappresentante la Fuga in Egitto; in marmi bianchi su sfondo giallo, misura 60 cm per 45 di larghezza ed è della seconda metà del 1700
L’altare centrale, inserito entro una cornice architettonica ottocentesca in stucco modellato, dipinto e dorato del primo quarto del XIX secolo (1800 - 1824), è dedicato alla Madonna del Rosario che con San Domenico e Santa Caterina da Siena genuflessi ai suoi piedi è rappresentata in un colorito gruppo scultoreo della metà del 1900, in legno scolpito e dipinto, appoggiato su un ripiano sopra l’altare.
Sulle pareti ai lati dell'altare due grandi quadri ad olio rappresentano, a destra Madonna e Santi che cacciano gli eretici (in basso a sinistra è riportata la dicitura “Cuncta haereses solo interemisti” ed a destra “Per devozione dei coniugi Calì Giovanni e Pecorino Angela”); quello di sinistra la Madonna del Rosario di Lepanto e Papa Pio V con le diciture “Mario Barberis Roma 1958” (a sinistra) e “Per devozione dei Coniugi Grisley Guglielmo e Radice Maria” e “Terribilis ut castrorum acies ordinata” (a destra).
I due quadri, olio su tela di m 2,8 per 3,6 di larghezza, racchiusi dentro cornici in stucco modellato e dipinto, furono dipinti a Roma da Mario Barberis nel 1958.
Sulla parete sinistra, estranee al contesto, risaltano le forme gotiche del pulpito ligneo sormontato dal baldacchino a pinnacoli fioriti ed il coretto dell'organo costruito nel 1901 da V. Cuscona da Taormina.
Il pulpito risalente probabilmente ai primi anni del 1900, è murato nel terzo partito della parete sinistra.
Di forma poligonale ha elementi scultorei a soggetto sacro, in legno intagliato, scolpito e dipinto e misura 6 metri e 65 di altezza, per una larghezza di 1,85 e 1,40 di profondità. Gli altorilievi scolpiti sul parapetto raffigurano Gesù benedicente fra due angeli ed i quattro evangelisti, mentre sul postergale è scolpita la Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina da Siena.
Scrive il Radice che il «bel pulpito di stile gotico» fu fatto costruire dal procuratore sac. Gregorio Biuso per aggiungere però subito che, insieme alla cantoria, «sono una stonatura con lo stile architettonico della chiesa».
Un fonte battesimale, in marmo giallo scolpito con coprifonte ligneo, è murato a pavimento nella prima nicchia della parete sinistra. Risale alla seconda metà del 1800 e misura m 1,5 di altezza per 0,88 di larghezza e profondità. Sul coprifonte, in legno scolpito, intagliato, dipinto, dorato è riportato un disegno del battesimo di Gesù Cristo.
Arrivati nel transetto è opportuno alzare gli occhi ed ammirare i quattro pennacchi della cupola affrescati con le immagini dei quattro evangelisti.
A forma di triangolo rovesciato, furono affrescati da Sebastiano Conti Consoli nel 1956 e misurano m 1,20 per 1,20.
Partendo dal primo a sinistra gli affreschi raffigurano S. Luca, S. Matteo (sul libro che tiene sulle ginocchia è disegnata la frase “Liber generationis Iesu Christi filii David”), S. Giovanni e S. Marco (“Initium Evangeli Jesu Christi Fili Dei”).



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