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Chiesa Madonna della Catena - Bronte
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::Chiesa della Madonna della Catena a Bronte » Storia

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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa Madonna della Catena - Bronte

Chiesa Madonna della Catena - Bronte

Piantina



La chiesa di Santa Maria della Catena fu fondata nel 1569,per la generosità di Don Antonino Lombardo, barone della Rivolia. Portata a compimento nel 1601 e, come leggesi in una lapide della cantoria, venne restaurata e decorata nel 1891 con l'aggiunta delle tre bifore poste tra lo spartito superiore del portale ed il timpano triangolare.
Chiamata dalla popolazione «'a Maronna 'a Catina»), è ubicata sul corso Umberto, in posizione molto sopraelevata, raccordata al piano stradale da una alta scalinata in pietra lavica, dovuta anche all'allargamento e raddrizzamento del Corso Umberto effettuati nel 1870.
L'edificio è dedicato alla Madonna della Catena o Santa Maria della Neve (ad nives), alla quale i brontesi sono molto devoti e alla quale, nel corso dei secoli, tante volte i contadini hanno rivolto preghiere e chiesto protezione contro la siccità che minacciava i loro raccolti.
Il frontone della chiesa con timpano curvilineo è di pietra lavica sostenuto da colonne corinzie. Sopra il portale tre semplici bifore interrompono lo spartito superiore coronato dal grande timpano triangolare.
Piccole mensole laviche sorreggono gli archetti pensili decorati con elementi lapidei calcarei scolpiti a bassorilievo e laterizi smaltati policromi.
La porta della chiesa è opera dello scultore brontese Mimmo Girbino. Lo stile ricalca quello delle altre sue due porte del Santuario dell'Annunziata e della chiesa del Rosario.
Sul lato destro emerge imponente la torre del campanile sormontata dalla cella campanaria con eleganti bifore in pietra lavica arricchite da legiadre colonnine corinzie.
La campana più grande è datata 1777. Il coronamento merlato del campanile è quello tipico di tutte le torri brontesi.
L'interno è ad aula unica con abside semicircolare e cantoria che incombe sulla zona d'ingresso della navata.
Quest'ultima, dalla forma rettangolare semplice e ben proporzionata, è sormontata da una travatura di notevoli dimensioni con puntoni e tavolato e con un'orditura portante sorretta da mensole lignee scolpite a forme antropomorfe.
Una piccola cappella, a sinistra entrando, di cui si vedono ancora modanature e cornici, fu ristrutturata e modificata per costruirvi sopra la cantoria che incombe nella zona d'ingresso della navata.
L'abside ha volta a botte con testata a calotta sferica, decorata con dorature ed affreschi.
La decorazione del soffitto ligneo è di Nicolò Dinaro (figlio del pittore brontese Giuseppe Dinaro) con vistosi motivi geometrici, floreali e grotteschi. L'interno della chiesa ed il soffitto sono stati recentemente restaurati nel 1988.

La chiesa ha cinque altari: il primo, a destra entrando, è la cappella della Madonna della Mercede, a seguire trovasi l'altare di San Filippo Neri; sulla sinistra la cappella delle Cinque Piaghe e l'altare di Santo Stefano; in fondo nel presbiterio l'altare maggiore in marmi policromi scolpiti.
Le decorazioni del soffitto ligneo della chiesa, recentemente restaurato, è opera del pittore Nicolò Dinaro (Biancavilla 1836 - Bronte 1908).
Nelle travi e negli scomparti risalta l'effetto insistito e vistoso dei motivi geometrici, floreali e grotteschi mediato da cadenze tipiche della decorazione popolare.
Nel presbiterio, in una nicchia dell’altare maggiore, fra colonne doriche binate e soprastante timpano, è posta la statua in marmo scolpito e dipinto della Madonna della Catena o Santa Maria della Neve. Secondo B. Radice «la Madonna fu chiamata della Catena, per una catena che sorgeva presso il porto di Palermo, la quale chiudeva l'entrata alle nemiche incursioni.» La chiesa non era ancora finita nel 1574, durante la visita pastorale che il vescovo di Monreale, Mons. Torres, fece a Bronte. Nel suo Liber visitationes scriveva infatti che la costruzione della chiesa non era ancora terminata (adhuc non finitam) ma che l'aveva trovata decenter ornatam e congratulandosi per la perfezione delle opere (laudavit confratres et monuit ad perfectionem operis). Lo stesso vescovo si premurava anche di ordinare "che si dirupi il dammuso della cappella fatta per li imagini della Madonna et si copra con legname").
La statua presumibilmente è della fine del 1600. «E’ forse della scuola del Gagini, - continua Radice- ma molto lontana dallo stile del maestro, che ha tanti pregevoli lavori d’arte. Fu fatta fare dal sac. Giuseppe Spedalieri, come si legge in un vecchio manoscritto, che si conserva dal preposito.»
Sotto la statua si trova uno stemma marmoreo dipinto sormontato da un cappello abaziale.

Adornano le navate laterali della chiesa due quadri (San Filippo Neri, a destra , e Santo Stefano, a sinistra) eseguiti nel 1876 dal brontese Agostino Attinà (copie da due originali più grandi)
Fra le altre opere da notare due bei quadri che adornano rappresentano San Filippo Neri (quello di destra) e Santo Stefano (a sinistra). Furono eseguiti nel 1876 dal pittore brontese Agostino Attinà da due originali più grandi.
La prima tela (di grandi dimensioni: cm. 387 x 195) raffigura, San Filippo Neri, al quale era dedicato l'antico Oratorio adiacente alla chiesa fondato nei primi anni del '600 dai padri Filippini. Il Santo intercede a favore della Città di Bronte, raffigurata in basso a destra con le sue chiese e con l'Etna che incombe minacciosa sullo sfondo e che S. Filippo indica alla Madonna e Gesù Bambino con il gesto delle mani.
Sull'altare dedicato a Santo Stefano (il secondo a sinistra) si trova il grande quadro di scuola classica raffigurante il martirio del Santo (misura m. 4,25 x 3,50).
Benedetto Radice scrive che «bellissima veramente è la testa e l'atteggiamento di S. Stefano e dei suoi lapidatori» e che trattasi di una copia eseguita nel 1876 da Agostino Attinà da un originale di D. Giuseppe Tommasio del 1646. L'originale fino al 1876 era esposto sullo stesso altare ma in seguito fu sostituito dalla copia e mal conservato nell'attiguo oratorio di San Filippo Neri ed oggi se ne è persa traccia.
Dello stesso pittore G. Tommasio possiamo, invece, ancora ammirare a Bronte altre due opere originali: la Madonna degli Angeli del 1650 conservato nella Chiesa dell'Annunziata e San Benedetto del 1663 conservato nella chiesa di S. Silvestro.
Sullo stesso altare dedicato a Santo Stefano è posto ai piedi del quadro un piccolo leggiadro gruppo marmoreo della Vergine col Bambino a cui Sant'Anna offre un grappolo d'uva.
L'opera, in marmo bianco scolpito e dipinto di circa 60 cm. di altezza, è della seconda metà del XVII secolo.
In una nicchia al centro della parete sinistra della chiesa c'è la tomba di Padre Salanitri, morto il 30 Luglio 1953. Riposa nella chiesa della Catena, da lui retta ininterrottamente per 50 anni e dove le sue spoglie sono state traslate nel 1960..
Nella chiesa sono custoditi anche numerosi e pregevoli oggetti sacri e devozionali (fra i quali preziose pianete, piviali e stole ricamati in oro e argento, corone di statue e un reliquario a braccio, in legno scolpito e dipinto della seconda metà del 1800).
Il quadro (olio su tela) posto sulla parete destra rappresenta Gesù che scaccia i mercanti dal tempio. E' della fine del XIX secolo e di circa due metri di larghezza.
La statua di Maria SS. della Mercede « a Maronna Miccera» è posta in un altare a Lei dedicato; di 140 cm. di altezza, in cartapesta modellata e dipinta, è del XIX secolo.
Anticamente veniva portata in processione in tutti i casi di siccità che minacciavano il raccolto. La devozione (ormai quasi scomparsa e desueta) non vede più processioni, preghiere, suppliche ed invocazioni in cambio della pioggia anche se il miracolo (a volte) avveniva.
Scrive ancora lo storico brontese Benedetto Radice (nelle sue "Memorie storiche di Bronte") che il 5 agosto, giorno della festa della Madonna della Catena, i brontesi ancora «ricordano con dolore gli orrendi eccidi e incendi del 1860; e ricordano pure con orgoglio che sulla gradinata della chiesa, nel 16 settembre del 1820, il popolo raggiunse ed uccise il barone Palermo, capitano d’armi, venuto col capitano Zuccaro, sotto il comando del Principe della Catena, ad assalire il paese, con più di due mila soldati, per essersi Bronte unito a Palermo contro i Borboni.»
Il povero barone, approfittando del fatto che era imparentato con alcune famiglie Brontesi, era sceso in paese e «solo girava per le vie per esplorarlo. Sorpreso da alcuni popolani, vicino la piazza del Rosario, di dove si scorge il monte S. Marco (dove erano accampati i soldati), fu visto con un fazzoletto bianco fare segno alla truppa, e, non prestandoglisi fede di esser venuto per pace, come a spia gli fu fatto fuoco. L'infelice si diede alla fuga per la discesa della Matrice, ma sulla gradinata della chiesa della Catena fu raggiunto e morto.»

Fino al 1582 davanti la chiesa era posta la forca (finita poi allo "scialandro").
Fu fatta togliere da p. Antonino Castronovo, visitatore generale dell'arcivescovo di Monreale, nella sua venuta a Bronte del "12 di febraro 1582" quando ordinava che «non si dia tortura dinanzi S. Maria la Catena, nè di quel loco si facci forca, ma che vi stia la croce come è stata posta adesso et se alcun capitano d'arme haverà ardimento farla levar per dar tortura se gli facci ingiunzione sotto pena di scomunica.»



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