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::Chiesa di S. Francesco a Forza di Agrò » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa di S. Francesco  Forza di Agro

Chiesa di S. Francesco Forza di Agro




Sita lateralmente a sinistra in Piazza Giovanni XXIII, proprio all'ingresso del paese è anche detta di "San Francesco" perchè fino al 1866 fu tenuta dai frati francescani che, a fianco di essa, avevano eretto il loro convento, costruito tra il 1623-1664 e oggi trasformato in civile abitazione. La chiesa risale al XVI secolo ed è la più modesta tra le chiese di Forza d'Agrò.
Il prospetto della chiesa, rivolto a Nord-Est e irrobustito ai lati da lesene in pietra arenaria, contiene anche la piccola torre campanaria ed è ravvivato soltanto dalla porta d'ingresso abbastanza semplice e lineare nelle forme, cosè l'intera struttura muraria. Sopra il portale una grande finestra architravata. Su questa è un piccolo tabernacolo destinato a custodire una statuina di San Francesco. Nella parete adiacente all'attuale piazza Giovanni XXIII vi sono due porte, una delle quali si distingue perchè sagomata nella parte superiore.Chiesa di San Francesco
Le forme del portale sono finemente sagomate nelle piccole mensole, incise con motivi floreali e curvilinei, che sorreggono l'architrave e nei piedritti laterali costituiti da blocchi di pietra sovrapposti.
L'interno, ad una navata, si segnalava per alcuni altari, con le relative nicchie, decorati con marmi policromi. Si distingue ancora il grande bassorilievo ad arco che contorna un altare di sinistra, rispetto all'ingresso, per la presenza in esso di "doppie" testine alate. La mano delicata di un umile artista era visibile nei disegni dell'arcata di trionfo e dei modesti tabernacoli, che mettevano in evidenza l'aspetto naturalistico e rusticano proprio della regola conventuale.
- Il Tabernacolo di Santa Caterina
Molti testi attribuiscono a questa chiesa il nome di Santa Caterina, per la presenza dell'omonima statua fino al 1956. Infatti, alla fine del '600, nella Chiesa di S. Francesco, venne realizzata la nicchia destinata ad accogliere la statua di Santa Caterina d'Alessandria, opera dello scultore fiorentino Martino Montaini del 1559 e ora sita nel Duomo forzese. L'intero gruppo marmoreo, costituito dalla statua alta 1,68 m e dal plinto d'appoggio emi-esagonale, trovò la sua destinazione in un tabernacolo nel quale, ancora oggi vi è l'iscrizione Francesco Pacuni procuratore 1682.
Alla base del tabernacolo vi sono vigorosi bassorilievi raffiguranti le scene più salienti della vita della Santa: la Disputa con i filosofi, la Decollazione, la glorificazione e il Martiro della ruota.
A seguito di danni causati da fenomeni naturali, la chiesa venne dichiarata inagibile e chiusa al culto fino al 1956.
A causa della chiusura della chiesa, la statua di S. Caterina, venne sistemata in una cappella laterale della chiesa Madre. Nella chiesa Madre venne trasferita e conservata anche una tela, di autore ignoto, in pessime condizioni raffigurante l'apparizione di Gesù e di Maria a San Francesco.
Oltre ai frati minori francescani, che avevano dai Forzesi una spiccata ammirazione in quanto rivivevano la propria condizione sociale di povertà e denominati affettuosamente Monaci di campagna, vi furono i cappuccini di Linguaglossa e quelli provenienti dal convento di Savoca.
Quando venne attuata la legge di soppressione degli ordini religiosi del 1866, con la quale il Governo italiano si impossessava dei conventi e delle strutture religiose dei frati, questi furono costretti a vestire l'abito dei sacerdoti diocesani lasciando quello caratteristico del proprio ordine.
Finito il periodo anticlericale, i frati riemersero ma non più come prima, quindi i forzesi come tanti altri cittadini non poterono più beneficiare della loro benedizione.
Alla fine degli anni '80 e inizi '90 la chiesa è stata restaurata e quindi riaperta al culto. Iscrizione
Il restauro mette bene in rilievo la dicitura scolpita alla base della nicchia, contornata da marmi policromi di pregevole fattura ma non compare più, purtroppo, la leggiadra "tendina" dipinta nella parte interna dello stesso tabernacolo.
 
- La lapide al gentiluomo Giuseppe Antonio Miano
Una lapide marmorea, sagomata ai bordi con motivi curvilinei, è posta sulla parete sinistra (rispetto all'entrata) a fianco di un altare. Essa riporta una scritta a ricordo del gentiluomo Giuseppe Antonio Miano nato a S. Lucia del Mela da nobile famiglia, lodato in cariche regie, sposato a Forza d'Agrò ed immaturamente scomparso nel 1757 all'età di 36 anni e da tanti compianto a Catania, Messina e Palermo.
Nell'agosto del 1991 si è ultimato il restauro interno della chiesa, effettuato grazie all'intervento della Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali. Tale restauro ha riportato quasi alla originaria bellezza il piccolo edificio. Certamente non ci sono più gli altari policromi e certi affreschi che, pur nella loro semplicità, abbellivano la chiesa. E' stato però riportato al suo colore originario (il grigio della pietra arenaria) il grande arco situato sulla parete a destra dell'ingresso e che negli anni era stato imbiancato. Soprattutto si è evitato il degrado totale.



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