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::Castello Vecchio a Sciacca » Storia

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O regno di Sicilia? Ove son quelle
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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello Vecchio

Castello Vecchio

Via Perollo



Il castello sorgeva all'estremo limite sud-est della città, nei pressi della porta Bagni, zona termale conosciuta fin dall'antichità. Attualmente è ubicato nel centro urbano, quartiere Santa Caterina già Terravecchia, in via Perollo.
La sua fondazione risale al periodo normanno intorno al 1067 dal Conte Ruggero, a difesa del la città di Sciacca. Nel sec. XII quando la contessa Giulietta, figlia del conte Ruggero, sposò Gilberto Perollo, passò alla casata dei Perollo, i quali furono in continua lite con un'altra famiglia i Luna.
La sua cinta muraria era separata e vicina a quella della città. Occupava un punto preminente a dominare la zona del caricatore granario. La città normanna, rinserrata da una cerchia di mura, si sviluppava a nord-ovest di esso, con una estensione minore rispetto alla città attuale.
Il sistema difensivo del castello Vecchio vigilava anche sul monastero extra moenia di Santa Maria delle Giummare, di poco distante e cinto a sua volta da mura.
Nel 1380 Guglielmo Peralta fece costruire un edificio definito "Castello nuovo" per bilanciare la potenza della famiglia rivale cioè quella dei Perollo.
Nel 1400 i Luna subentrarono ai Peralta ereditando oltre al Castello, anche la vecchia contesa con i Perollo. Le due fazioni ripetutamente si scontrarono in città con zuffe sanguinose. Nel 1520 subì varie trasformazioni. I Perollo fortificarono ed ampliarono il "Castello vecchio" .Il castello era nella parte orientale della città compreso dentro le antiche mura difensive. Era un' imponente costruzione merlata ed era sorvegliata da quattro torri angolari. Il castello aveva tre entrate due dentro le mura difensive della città e una fuori rivolta ad oriente. Si pensa che il castello disponeva anche di passaggi sotteranei che sarebbero serviti ad eventuali evaquazioni. Il castello dei Perollo è legato al famoso secondo caso di Sciacca che, nel 1529, ne comporto la distruzione della struttura da parte di Sigismondo Luna rivale del Perollo. Per ottenere il perdono da parte dell'Imperatore Carlo V, il Sigismondo si mise sotto la protezione di Papa Leone X, suo zio. Ma ciò non valse a nulla e disperato, pare si sia annegato nel Tevere.
L'area del castello nel corso dei secoli è stata trasformata in quartiere con abitazioni di edilizia sempre meno qualificata.
Di questa struttura attualmente non rimane altro che scarse tracce murarie, una porta ad arco che riporta lo stemma dei Perollo.
Da recente la Regione Siciliana ha acquistato l'immobile effettuando i necessari restauri.
Notizie storiche:
1091 - castellum - Collura 1961, p. 20. In eta normanna Sciacca fu possedimento di Giuditta, o Giulietta, figlia del conte Ruggero.
1186 - è menzionato un Riccardus castellanus Sacce - Cusa 1868-82,1, p. 670.
1239 - Federico II ordina che il castello di Sciacca, insieme a quelli di Trapani, Marsala e Mazara, sia affidato ad un suddito del luogo che ne curi la manutenzione ordinaria senza aggravio per le finanze regie - Carcani 1786, p. 268; H.-B., V, p. 506.
XIII-XV - ancora castello regio sotto il breve regno angioino, poi, con i re aragonesi, passa alla famiglia Perollo.

Descrizione: le tracce dei muri disegnano un'ampia cinta di forma irregolare entro cui dovevano aprirsi piu cortili. Difficile immaginare il disporsi degli ambienti in periodo normanno. Quanto rimane delle abitazioni dei Perollo è datato alla fine del XV secolo, periodo in cui le fabbriche ricevettero un'ulteriore difesa, la torre del Cotogno che "aveva fatta Giacomo Perollo per custodia non solamente del proprio castello, ma anche di tutto quel recinto, dentro cui erano racchiusi tutti quasi i palazzi degli altri Perolli" (Savasta 1726, p. 237).
Della dimora di Giacomo rimane il grande arco d'ingresso all'odierno cortile Chiodi. Sopravvivono, nel piano antistante, la dimora di Giro-lamo "dirimpetto alla porta maggiore del cennato castello" (ivi, p. 222) e quella di un altro Perollo, il cui stemma di famiglia si trova ripetuto su tutti i peducci delle volte lunettate dell'androne.
Questo altro palazzetto, orientato a sud-ovest, ha cortile con pozzo e scala esterna ornata da una risega.
II castello fu raffigurato da Merelli nel 1677 (Dufour 1992, tav. 383, p. 406) e da Anonimo nell'anno 1686 (ivi, tav, 384, p. 407) come un quadrilatero con quattro torri. Tale viene ancora disegnato intorno al 1870, da I. Di Mino. Lo stesso impianto appare in una foto di inizio secolo. (Scaturro 1925-26, I, p. 223; II, p. 33).
Si estendeva in un'area compresa tra il Monastero di Santa Caterina e i cortili Chiodi, Rizza e Carini. Cinto da mura, aveva tre porte; di cui la principale sovrastata dalla torre del Cologne, prossima a porta Bagni. La porta San Pietro confinava con la chiesa omonima ed era prossima alla porta della città detta di San Nicolo. La terza porta si apriva ad oriente (Scaturro 1925-26,1, pp. 222-223).
L'assenza di vincoli ha permesso la scomparsa graduate delle sopravvivenze del castello, ancora visibili nella prima metà del XX secolo (ivi, p. 33). Lo stato di conservazione dei resti del castello è pessimo.



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