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::Palazzo Beneventano della Corte a Catania » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Palazzo Beneventano della Corte

Palazzo Beneventano della Corte

Via S. Gaetano alla Grotta



Il casato dei Beneventano, originario da Benevento in Campania, si trasferì in Sicilia nel 1292, dove grazie alla protezione di Federico D'Aragona si stabilì a Lentini. Raggiunse il suo massimo splendore a cavallo tra i due secoli XIX e XX, grazie all'ultimo grande esponente del casato, Don Luigi Peppino Beneventano che fu per Lentini un eccellente politico e mecenate.
Solo alla fine dell'Ottocento, abbandonarono Lentini per stabilirsi a Catania, sotto la guida del barone Giuseppe Luigi Beneventano della Corte, dove la famiglia risiede ancora oggi.
Situato in Piazza Stesicoro nel centro storico di Catania, il Palazzo Beneventano si affaccia sui resti dell'anfiteatro romano e la statua del compositore catanese Vincenzo Bellini. Venduto a Giuseppe Luigi Beneventano della corte, nel 1870, venne ultimato dall'ingegnere Giuseppe Lanzerotti su progetto dell'architetto fiorentino Mariano Falcini.
L'edificio fu stato costruito su un terreno espropriato ai gesuiti a seguito di una legge dello Stato, del 1866, che confiscò tutti i beni ecclesiastici. Rivenduto successivamente ai privati, fu acquistato dal barone per i suoi soggiorni nella città etnea.
La costruzione su un suolo sacro espropriato ha generato diverse leggende sul palazzo, interpretando come una maledizione le turbolente vicende che lo hanno attraversato.
Molte delle scelte stilistiche e architettoniche che caratterizzano il Palazzo Beneventano etneo richiamano il vicino palazzo del Toscano.
Originariamente l'intera proprietà si affacciava anche sul corso Sicilia, dove c'erano le camere da letto e le stanze per la servitù. Oggi rimane solo il primo piano, che rappresentava il piano nobile. Un appartamento di seicento metri quadrati dove è possibile ammirare la Saletta della lettura, il Salone degli Amorini, la Sala di Bacco e quella della Musica, tutti magistralmente decorati dai migliori artisti dell'epoca, come Alessandro Abate, Alfonso Orabona e Giuseppe Sciuti.
Il palazzo, dopo la morte del barone ha rischiato più volte di essere raso al suolo. Dopo essere stato sede del comando alleato a Catania, durante la seconda guerra mondiale, fu uno dei pochi a resistere allo sventramento che interessò il quartiere di San Berillo negli anni Cinquanta del Novecento. Smembrato, infine, dagli eredi e diviso in lotti, fu acquistato nel 1983 dal Banco di Sicilia e alla fine dello stesso secolo fu venduto all'asta, diventando nuovamente di proprietà privata.
Non abbiamo certezze sui motivi che costrinsero gli eredi a vendere il palazzo. Sono state avanzate ipotesi legate alle perdite al gioco, o a causa di una donna o per scelta della famiglia. L'aspetto più curioso, però, riguarda il successivo proprietario. All'inizio degli anni ottanta l'immobile è stato acquistato da Paolo Sorrenti, un commerciante che ogni giorno salutava il barone al suo passaggio. Dopo essere stato restaurato è passato agli eredi che, tutt'oggi, sono i proprietari».




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