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Eremo di Croce Santa - Rosolini
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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Eremo di Croce Santa - Rosolini

Eremo di Croce Santa - Rosolini




Nell'imo della valle Cansisina, ove si giunge uscendo da Rosolini in direzione Modica, attraverso la strada provinciale n. 27 S. Alessandra, dopo circa 3 Km., attraverso una strada rurale, in un antro singolare e pittoresco, sono ubicate delle grotte che assunsero particolare importanza nel 1533 a seguito del rinvenimento di una Croce in legno.
Da allora tale luogo assunse il nome di "Cava di Croce santa".

In questa particolare area, nel primo millennio, si svolgeva la vita liturgico-culturale della Comunitàcristiana vivente nel vicino sito di Cozzo Cisterna, ivi si era insediata una comunità di monaci al cui servizio fu eretta una chiesetta, in parte costruita ed in parte ricavata nella roccia.
In un secondo momento, un'altra chiesetta interamente rupestre e di maggior volume fu scavata nella parte sinistra del complesso rupestre. Di tutto ciò, però, rimene integro ben poco, infatti un crollo imponente della falda rocciosa, attribuibile a un disastroso terremoto nel 1167, rovinò l'intero complesso.
in seguito a questi eventi e successivamente al 1533, venne scavata una terza chiesa più piccola, ad unica navata con abside semicircolare, ornata con un ricco programma decorativo ad affreschi, che prende il nome di S. Teodoro. Ancora oggi è possibile rendersi conto del clima spirituale che emanava questo luogo di ascesi e di culto.
La Chiesetta che il visitatore può ammirare è ricca di testimonianze costituite da affresci e graffiti anche se molto danneggiati. Al centro delle due pareti laterali, erano riportate il Cristo e la vergine, mentre ai fianchi dell'abside, sulla destra San Pitro e sulla sinistra Santo Stefano ora non più riconoscibili.
Segue l'affresco con l'immagine del titolare della chiesa, San Teodoro, e agli angoli esterni un santo monaco (Sant'Antonio o Santo Ilarione). tra le ampie pennellate di colore della ristrutturazione cinquecentesca che hanno tratto in inganno l'arcaicità dei dipinti, si intravedono linee ispirate ad iconografie della più pura tradizione bizantina ad opera della stessa mano di un pittore esperto.
Il santo luogo dacchè fu scoperto non fu lasciato inabitato. Gli antichi abitanti della valle affidarono la chiesetta alle cure di eremiti. Con la morte degli eremiti, alla fine del XVIII secolo, il complesso religioso andò incontro ad un periodo infausto di abbandono. Solo nel 1846 l'Eremo fu restituito alla devozione dei fedeli e successivamente custodito da un eremita che tanti chiamavano "fra Croce".

Particolare attenzione va posta alla grotta a sinistra della chiesetta, essa riporta una sagoma rettangolare con soffitta piena e abside semicircolare, posto ove si ricorda il ritrovamento della croce.
Si narra infatti che un pastore cercando un bove, che nei giorni di calura si allontanava dalla mandria, entrando attraverso un folto roveto, in una grotta, lo trovò inginochiato davanti ad una Croce. Con gioia annunciò il fatto prodigioso ed il luogo da allora ritornò ad essere meta di frequentatori.
Il ritrovamento soprannaturale del simulacro (1533), da tempi molto antichi esistente in questa grotta, è diventato oggetto di culto ancor prima che sorgesse la moderna Rosolini (1713). Dal 1728 la Croce è custodita nella prima Chiesa Madre, oggi SS. crocifisso.
Ancora ai nostri giorni Rosolini celebra con particolare devozione la Croce Santa il 1 Maggio con un pellegrinaggio all'Eremo e la domenica successiva in città.

La partecipazione ai solenni festeggiamenti da parte dei numerosi devoti è notevole, fervente e orante.
La croce in legno ritrovata all'Eremo di Croce Santa è custodita in una teca indorata (XVIII secolo) riporta l'icona di Cristo morente, i piedi sono congiunti einchiodati, il corpo, nudo, coperto nella parte centrale da lembi di stoffa, tipica di tutti i crocifissi.
Il capo nimbato, coronato di spine, sporge fuori dalla tavola, per dissimulare il rilievo. Il volto alterato evidenzia l'ultimo spasimo della morte, con gli occhi chiusi.



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