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::Castello di Burgimilluso a Menfi » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello di Burgimilluso

Castello di Burgimilluso

Piazza Vittorio Emanuele



Il castello di Burgimilluso, ubicato nel centro urbano, nella piazza Vittorio Emanuele di Menfi si trovava nella zona di caccia del basso Belice dove nel 1239 Federico II di Svevia con una lettera da Lodi ordinava la costruzione (forse sui ruderi di un fortilizio arabo) di un habitacio apud Burgimill, ovvero di un imponente edificio nella terra demaniale di Burgiomilluso allo scopo di ripopolarla dopo la scomparsa dei musulmani dalla Sicilia. Nel 1264, abbiamo notizia di una terra Burgimillus.
il castello, con la sua mole austera, nacque per proteggere e controllare il nuovo centro abitato. La poderosa Torre Federiciana (ridotta a un frammento a causa del terremoto del 1968 e ricostruita nel 1987), basta da sola a darci l'idea dell' imponente complesso del tempo in cui il castello fu costruito.

La torre, di forma irregolare, rivela impronte di stile saraceno e fu chiamata "Torre di Borgetto" da Burgio MIllusio, antico nome di Menfi. E' a quattro piani collegati fra loro da una scala a chiocciola, con un'altezza di 18,58 metri formata da due edifici quadrangolari (9,40 m e 6,50 m di lato) e affiancati, ma l'uno arretrato rispetto all'altro.
Nella rientranza del lato occidentale si trovava la scala d'accesso al primo piano alloggiata in un corpo di fabbrica.
D'altronde, nella descrizione dell'assedio del 1316, si delinea il carattere militare della torre che si dimostrò sufficientemente forte da resistere all'attacco degli angioini, malgrado il numero esiguo di soldati della guarnigione.

L'interno era diviso in tre piani coperti a crociera al pianoterra e ad ombrello al primo piano. La terrazza si presentava con un coronamento a beccadelli e parapetto.
L'attribuzione della torre ad età sveva proposta da G. Agnello, in base ai caratteri architettonici, rimane tuttora valida a giudizio degli studiosi che più recentemente si sono occupati del monumento (Bruschi, Miarelli Mariani 1975; Grasso 1980; Maurici 1997).
Re Manfredi di Svevia, al tempo della sua incoronazione (agosto 1258), trovandosi al castello, confermò in favore dei palermitani alcuni privilegi precedentemente concessi dal fratello Corrado.

Nel 1283 (ott. 4) il casale quod dicitur Burgibillusium positum prope dictam terram Sacce venne concesso a Stefano di Nicola ed a Filippo Guarichi di Sciacca.
Nel periodo 1287-1392 la famiglia Manuele è titolare della località. Nel 1287, infatti, re Giacomo I d' Aragona ne creò signore Corado Manuele, venuto al seguito di re Pietro ( Conradus de Manuele miles pro casali Burgimillusi).
In eredità pervenne poi ad Eufemia Manuele ed al suo matrimonio con Francesco Ventimiglia conte di Geraci, il castello pervenne a questa nobile famiglia (1408 circa) ed ancora quale dote della loro figlia Pina, alla casa Tagliavia.
Gli Angioini, nell' aprile del 1313, al tempo di Federico II d' Aragona tentando di riprendere la Sicilia, sbarcarono a Castellamare del Golfo al comando dell' ammiraglio Tommaso Marziano conte di Squillace.
Dopo aver saccheggiato Salemi e Castelvetrano, recandosi a Sciacca, l' 8 agosto si trovarono a dover combatterre contro questa unitissima rocca (in quel tempo della famiglia Mnuele) i cui difensori, malgrado fossero in pochi rifiutarono di arrendersi e subirono con eroismo il forte assedio del nemico. Dopo alcuni giorni, questi fu costretto a desistere dall' impresa e da allora , in susseguenti invasioni, nessuno osò più attaccare l' imprendibile catello rimasto così inviolato.
Nel 1355 è di nuovo citato come casale.
Nel 1392 - ne è titolare Guglielmo Peralta.
Del 1519 è una licentia populandi che non avrà esito.
Del 1637 è la licentia populandi alle origini di Menfi.
Intorno al 1638, Diego Tagliavia Aragona facendosi riconoscere un antico privilegio del 1536, al posto del diruto castello edificò un palazzo contiguo alla vecchia torre la quale, da quel tempo, venne adibita a carcere cosidetto "baronale". Nel 1663, il castello divenne proprietà di Ettore Pignatelli, conte di Borello,per matrimonio con Giovanna Tagliavia.
Ad essa è legato il racconto di una raccapricciante vicenda : nel 1748 tale Pietro Calia di diciannove anni e Maria Amoroso di trenta vennero condannati alla forca per avere egli ucciso su istigazione della donna, la propria madre che si opponeva al loro illecito amore. Rinchiusi nella torre e giustiziati, la testa e le mani di lui furono recise e appese alle mura quale terrificante esempio.
L'edificio è stato distrutto quasi totalmente dal terremoto del 1968, rimane documentazione grafica e fotografica. Al suo posto è sorto un edificio moderno che riproduce l'antica planivolumetria.
I pochi ruderi oggi visibili, inglobati nella recente costruzione che ripete lo schema planivolumetrico della torre, non permettono considerazioni diverse da quanto già scritto da G. Agnello.
La proprietà attuale è pubblica (Comune).
L'uso attuale è di sala mostre ed uffici del Comune.



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