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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello La Grua Talamanca - Carini

Castello La Grua Talamanca - Carini

Via Palermo 26



Secondo uno scritto dell'arabo Al-Idrisi (1099-1166 ), scrittore arabo di scienze naturali, mediocre poeta, ma soprattutto geografo, la sua primitiva costruzione risalirebbe al tempo di Guglielmo II.
"Carinis dominata da una fortezza di recente costruzione": così, scriveva nel suo libro, rimasto famoso con il nome di "Kitab Rugiar" ( Il Libro di Ruggero ), terminato nel 1154, ossia nell'anno stesso in cui Ruggero II moriva.
L'edificio viene eretto tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, su una costruzione precedente sicuramente araba, ad opera del primo feudatario normanno Rodolfo Bonello, guerriero al seguito del conte Ruggiero.
Il Pirri invece lo ritiene edificato da Manfredi Chiaramonte su opere saracene. Dagli scavi condotti nel corso del recente restauro,infatti, sia nel lato est che in quello nord, sono affiorate strutture murarie di epoche precedenti a quella normanna.
Nel 1283, sotto il regno di Costanza D'Aragona, il Castello passa alla famiglia Abate che lo detiene per circa un secolo. Questa famiglia comincia a trasformare la struttura difensiva destinandola ad uso residenziale ampliandola ed arricchendola del mastio e dello stemma di famiglia. Schieratisi con i Chiaromonte nella disputa per il possesso della corona, gli Abate furono dichiarati "felloni" e privati di tutti i beni. Re Martino I, nuovo Re di Sicilia, nel 1397 affida la Terra di Carini con tutti i suoi diritti e pertinenze. al "miles panormitano" Ubertino La Grua per i servizi resigli. Verso la fine del '400, trasformandosi in luogo residenziale, viene realizzato l'elegante salone delle feste, illuminato da bifore e trifore e sovrastato da uno splendido soffitto ligneo a cassettoni con elementi a muqarnas, dove sono incisi salmi e scritte allegoriche.
Ubertino non ebbe prole maschile e nel 1402, con privilegio del Re Martino che partecipa al contratto di matrimonio, fa sposare la sua unica figlia Ilaria con il catalano Gilberto Talamanca, dando così vita alla casata La Grua Talamanca che rimarrà in possesso della baronia di Carini fin al 1812. Con il barone Giovan Vincenzo La Grua Talamanca, dalla metà del XV secolo il Castello sarà oggetto di una serie continua di cantieri di restauro ed evoluzione architettonica che ne modificheranno l'uso, da caserma a "palazzo" per la residenza estiva.
Due atti di notai attestano che nel Castello furono fatti restauri: uno, nel 1484, l'altro nel 1487, ad opera del maestro Masio de Jammanco, da Noto, cittadino di Palermo. Questi si obbligava col magnifico Guglielmo Talamanca, come tutore di D. Giovanni Vincenzo La Grua, barone di Carini di "dimorare a Carini per eseguire delle fabbriche nel Castello della stessa università ed altrove, per un anno continuo e completo, dal 2 ottobre in poi, per 11 onze, e mangiare e dormire per tutto il tempo".
Il 4 dicembre 1563 la bellissima figlia del conte Mussomeli, Donna Laura Lanza di Trabia, sposa di don Vincenzo La Grua, vi morì tragicamente e la fantasia popolare ne fece la romantica figura della sua leggenda.
Si narra che la bellissima dama palermitana, per la sua dissolutezza, venisse confinata in questa feudale dimora. Qui essa continuò una relazione amorosa col cugino, Don Ludovico Vernagallo, che ogni notte sopra un poderoso destriero la raggiungeva al castello.
Tradita da un frate del vicino convento essa, nella fatale notte del 4 dicembre, venne sorpresa ed uccisa dal padre Cesare Lanza, uomo quanto mai geloso e spietato, insieme al presunto amante.
Gli atti di morte dei due si trovano trascritti presso l'archivio storico della Chiesa Madre di Carini.
Dell'orrendo episodio rimase nei secoli una strana manata di sangue, impressa dall'uccisa sopra una lastra di marmo posta alla parete di una stanza (specie di cisterna) e che viene ricordata in questi versi popolari del tempo:
Ma ceè lu sangu chi grida vinnitta
Russu a lu muru, e vinnitta nn'aspetta.
L'episodio col passare del tempo ha assunto i colori della leggenda, diventando uno degli argomenti preferiti da poeti e cantastorie.
Il "Caso della Signora di Carini" non fu subito di dominio pubblico, la potenza delle famiglie coinvolte mise subito a tacere i diaristi del tempo, che si limitarono a riportare solo la data e la notizia della morte della Signora di Carini. Per nascondere in parte la bruttura, si sarebbe tentato di alterarne i fatti creandone un'altra versione (smentita da successivi accertamenti) ed a tal fine sarebbero state anche alterate talune carte di famiglia.
Don Cesare Lanza di Trabia venne assolto in virtù della legge vigente e l'anno successivo insignito del titolo di Conte di Mussomeli. Della vicenda si occupò nella metà del 1800 lo studioso Salvatore Salomone Marino che riescì a ricostruire, grazie a quanto appreso dal popolo attraverso vari "cunti" tramandati nei secoli dai cantastorie, la storia di Laura e del suo amato Ludovico. Una leggenda narra che in occasione dell'anniversario del delitto comparirebbe, su un muro della stanza dove venne uccisa Laura, l'impronta della mano insanguinata lasciata dalla baronessa uccisa.
Il castello venne privato di questa famosa impronta, che tanto interesse destava nei visitatori, con la rimozione della lastra che sembra sia stata trasportata a Parigi nella dimora degli attuali proprietari.
Il 28 aprile 1564, solo quattro anni dopo la tragedia, il La Grua passò a nuove nozze con Donna Ninfa Ruiz ed il castello venne riaperto ed abbellito.
Durante questi lavori il barone ordinò lo spostamento della porta d'ingresso della corte e, ad espressione del suo animo, vi fece porre sopra la iscrizione: "Et nova sint omnia" che vi figura tuttora. Si nota però che la prima parte di essa , che starebbe ad integrarla, e cioè, 'Recedant Vetera' si trova inspiegabilmente nella famosa stanza sopra lo spazio, ora vuoto, ove figurava la lastra con la rossa manata.
Interessante uno stretto corridoio che conduce in basso, incassato tra grosse mura ed attraverso il quale fuggì la sventurata Laura, premendosi il cuore trafitto a trattenerne il sangue, finchè, cadendo sfinita, poggiò sulla parete la mano insanguinata, lasciandovi la famosa impronta.
Addentrandosi nelle sale pericolanti ci si sente sempre più attratti da questa tragica storia d'amore tanto lontana e pur così viva e presente.
Giuseppe Lanza di Trabia compose una tragedia sul caso della sua infelice parente. Altri ne scrissero un romanzo, un poemetto anonimo in vernacolo e molti stornelli.
Gli avanzi di questa antica e funesta dimora sono oggi affidati alle cure di un custode e il visitatore può ancora ammirare nella cappella, quasi intatta, pregevoli affreschi. Attuale proprietario il principe Lucrezio La Grua.
Nel 1622 la baronia di Carini fu elevata a principato ed il castello è teatro di nuovi cambiamenti che termineranno soltanto nella seconda metà del 1700. A questo periodo risalgono le stanze affrescate, in una delle quali si può ammirare la volta a botte con l'affresco di "Penelope ed Ulisse" ed un falso camino in marmo rosso, mentre un bel portone settecentesco decorato caratterizza l'alcova. Nel lato est del castello è invece presente una cappella affrescata con la tecnica del trompe l'œil e con un tabernacolo ligneo seicentesco.
Nel 1812 i La Grua Talamanca lasciano la Sicilia, dimenticando il castello che subisce il degrado del tempo. Nel 1977 gli eredi La Grua donarono il castello al Comune di Carini, che negli anni '80 del secolo scorso diede inizio ai primi lavori di restauro.Dopo secolare degrado il Castello sta cominciando a rivivere e a suscitare quel fascino che lo ha reso famoso, grazie ai restauri effettuati negli ultimi dieci anni.Oggi il castello è totalmente fruibile, sede congressuale e di importanti manifestazioni culturali ed artistiche.

Uff. Turismo (+39) 091 8815666
Visite: tutti i giorni 9.00-13.00 /15.00-20.00 (orario estivo), 9.00-13.00 /15.00-19.00 (orario invernale)
Costo biglietto: 3€ (intero); 2€ (dai 19 ai 25 anni e gruppi sup. a 20); 1€ (dai 6 ai 18 anni, residenti, scolaresche accompagnate, ultra 65enni).




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Descrizione del castello
Descrizione del castello
Carini
Per raggiungere il Castello basta percorrere il Corso Umberto I e salire i gradini della Badia. Si hanno così, davanti, la porta e le possenti ...

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