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Tonnara di Portopalo - Portopalo di Capopassero
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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Tonnara di Portopalo - Portopalo di Capopassero

Tonnara di Portopalo - Portopalo di Capopassero

SP84



La Tonnara di Capo Passero costituisce uno splendido monumento di archeologia industriale. La loggia e lo stabilimento per la lavorazione del tonno, la grande fornace, i magazzini delle botti o del sale, la chiesa del XVII secolo: qui giungevano i tonni che, prima macellati e poi lavorati, hanno costituito nel corso dei secoli una importantissima risorsa economica per tutta la popolazione del luogo. Quando la tonnara era ancora in attività, già ai primi giorni del mese di marzo iniziavano i lavori di manutenzione delle grandi imbarcazioni di quercia, lunghe quasi venti metri, che, custodite in grandi magazzini durante il periodo invernale, venivano ora tirate fuori per "l'impeciatura" delle chiglie.

Posta sul litorale di Pachino nella Sicilia Sud orientale, la tonnara è calata a circa tre chilometri dalla soprastante di Marzamemi e come quella è anch'essa di "corsa" e "ritorno", il piede sta sull'isolotto omonimo, possiede un gran malfaraggio con case e magazzini.
Qui si catturarono fino a quattromila tonni nelle stagioni più fortunate, è denominata anche di Portopalo ed è stata in passato costituita da due apparecchi di reti, la grande o "di mare" e la piccola o di "terra", attuale proprietario ne è il barone Pietro Bruno di Belmonte (n.1923 - 2004).
Il diritto di pesca da cui origina l'attuale tonnara risale al medioevo, concesso come baronia feudale sottoposta a investitura, vassallaggio e obbligo di equipaggiare un cavallo armato ogni venti onze di reddito.
I possessori in genere solevano dare in gabella l'esercizio a gestori mercanti, interessarti ad ottenere facili guadagni con il minimo impegno finanziario. Dal 1774 nel trapasso dei proprietari di capo Passero si inserisce in qualità di enfiteuta il principe di Villadorata Corradino Nicolaci, il quale ammoderna l'esercizio di pesca ed investe abbondantemente sia sulle attrezzature mobili che su quelle fisse.
Persa la proprietà a seguito di una controversia legale, ne ritorna in possesso infine in qualità di censuario nel 1795. Ceduta in gabella nel corso dell'800 venne disattivata.
Bisognerà attendere il 1895 perché la tonnara dopo decenni di inattività venga riarmata ad opera di don Pietro Bruno di Belmonte proprietario all'epoca di una quota dell'esercizio. Da allora con regolarità annuale fino al 1969 la tonnara è stata calata, successivamente è stata calata con frequenza quinquennale fino al 2000.




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