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ITINERARIO DEI CASTELLI NELLE PROVINCIE SICILIANE


 

::lo-sbarco-in-sicilia-1943»Il presunto coinvolgimento della mafia » Storia

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Molti soldati americani stavano morendo. Dovevamo vincere una guerra e qualsiasi cosa servisse al nostro sforzo bellico valeva la pena di essere considerata. Ed è quello che abbiamo fatto". Anthony J. Marsloe ufficiale del Naval Intelligence





Nel quadro delle operazioni preparatorie dello sbarco si pensa molto attivo il contributo della mafia siciliana, che si sarebbe attuato a opera di Salvatore Lucania, alias Lucky Luciano, criminale italo - americano, detenuto negli Stati Uniti, ma sempre in contatto coi suoi fratelli siciliani.
Gli alleati avevano deciso di muoversi per tempo creando una fitta rete informativa a scopo esplorativo, tanto per avere un'idea del "carattere" dei siciliani, per poi dare il via ad una sorta di "preparazione psicologica" all'invasione. Le condizioni dell'isola erano pressoché disastrose tra fame, sete e disordini di ogni genere. Il lavoro da fare era complesso, ma non impossibile. E la strategia partiva da casa.
I mafiosi che erano sfuggiti alla repressione del Prefetto Mori emigrando in America avevano fatto fortuna, esercitavano una rispettabile influenza e disponevano di non poche entrature in vari ambienti come quelli militari dove prestavano il loro ausilio come interpreti o strani accompagnatori, alcuni di loro furono addirittura arruolati direttamente nei servizi segreti della Marina Americana. Illustrissimi del calibro di Joe Profacy, Vincent Mangano, Nick Gentile, Vito Genovese e l'immancabile Lucky Luciano verosimilmente si resero disponibili ad offrire la loro preziosa consulenza sfruttando gli antichi legami mai interrotti con la terra natia. Per portarsi avanti, nel contempo, L'Oss (Office Strategic Service) mandò Max Biagio Corvo e Vincent Scamporino, il capo del settore italiano dell'Office of Strategic Service (secret intelligence), a Favignana dove erano rinchiusi i mafiosi "perseguitati" dal Prefetto di ferro e li fece liberare.
Non tutti gli storici però concordano in questo e considerando il coinvolgimento della mafia "un mito, mai provato da documenti e ricerche" ( Francesco Renda).
Sandro Attanasio addirittura dichiara:
"La leggenda che l'operazione Husky ebbe successo grazie alla protezione della mafia è soltanto una leggenda che "Cosa Nostra" ingigantì per ingigantire la propria potenza. In realtà, la mafia siciliana era allora in ginocchio"
Bill Corvo, figlio di quel Max Biagio Corvo, dichiarò che il padre aveva rifiutato l'incontro con Lucky Luciano, perché Luciano non aveva alcun contatto serio con qualcuno in Sicilia, da cui era partito all'età di 4 anni, ed era all'epoca assai screditato. Inoltre, gli americani con i mezzi aerei a disposizione erano in grado di radiografare la situazione militare italo-tedesca dell'intera isola e non avevano certo bisogno di aiuti da parte della mafia, che non aveva alcuna competenza e conoscenza militare.
Fu piuttosto ad invasione avvenuta che la mafia seppe sfruttare la situazione, piazzando molti suoi uomini nei posti più importanti delle amministrazioni locali, da cui poter controllare soprattutto le distribuzioni di viveri: posti chiave per arricchirsi e per riprendere posizioni di potere.
La riorganizzazione della mafia dopo l'invasione alleata è un dato di fatto dimostrabile anche solo coi nomi di alcuni pezzi da novanta, che si ritrovarono a ricoprire cariche di sindaco e assessore in diversi centro della Sicilia.
Chi poteva farlo meglio di coloro che avevano sempre avuto un controllo serrato del territorio? In pochissimo tempo i padrini ripresero il comando e eliminarono con accanita sistematicità le decine di bande che infestavano l'isola.
È arbitrario voler accusare gli Alleati di vera e propria collusione con la mafia; piuttosto, nella ricostituzione frettolosa delle amministrazioni locali, la preoccupazione principale da parte di inglesi e americani era quella di incaricare degli affari locali personalità antifasciste e molti dei mafiosi erano stati emarginati dal fascismo, che aveva, peraltro invano, cercato di sradicare il fenomeno dall'isola. Peraltro non erano certo i mafiosi ad avere grandi problemi ideali e politici; la leggerezza e una certa ingenuità, soprattutto americane, nonché l'urgenza di ridare alle zone invase un minimo di organizzazione civile, fecero il resto.