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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





La terrazza superiore dell'Agorà era occupata dal teatro e dal bouleuterion.
Il più profondo intervento del II sec. a.C. nella struttura della città di IV-lII secolo riguarda la zona pubblica, intorno all'agora. Sacrificando considerevoli parti di isolati abitativi, si creò una lunga terrazza sopraelevata rispetto al piano dell'agorà, per costruirvi due importanti monumenti pubblici collegati tra loro da un'ampia area libera: il bouleuterion e il teatro. L'entità dell'intervento e ben illustrata dai cospicui resti di case precedenti alla costruzione del teatro ed inglobate nelle strutture e nei riempimenti della parte settentrionale della cavea. Ma anche tutto il resto dell'area tra l'agorà e la Via degli Artigiani é interessato dalle ristrutturazioni tardoellenistiche.
ll teatro sorge sul declivio naturale della collina urbana adattandovisi il più possibile. Mentre la parte centrale della cavea (in greco koilon) fu scavata nella roccia. le due ali, rnaggiorrnente quella settentrionale. dovettero essere dotate di alte sostruzioni.

L'analemma, il muro perirnetrale della cavea, forma in planimetria un preciso poligono di tredici
lati ricavato dalla divisione in ventiquattro segmenti di un cerchio circoscritto al teatro. Tale procedimento per
definizione della pianta ricorda la teoria di Vitruvio - sviluppata nel suo famoso trattato di architettura dedicato all'imperatore Augusto sulla costruzione del teatro greco.
La cavea, di forma semicircolare, aveva 22 file di sedili circa. alti 38 cm ed articolati. sul piano superiore. in un posto a sedere ed un piano. leggermente ribassato rispetto al primo. su cui lo spettatore della fila superiore poteva poggiare i piedi. La cavea era divisa in sette cunei da cinque scalette disposte radialmente e due ulteriori scalinate lungo i muri laterali di contenimento. i muri di parados. La cavea così articolata dava posto a 1500-1600 spettatori e l?orchestra circolare del diametro di 10 m mostra due fasi costruttive; una più bassa e un rifacimento su un livello più alto costituito da uno spesso cocciopesto.
L'edificio scenico era separato dalla cavea da due corridoi di accesso, le parodoi. Della struttura si conserva soltanto il basamento di 21.60 x 2.20 m della skene con il proskenion racchiusi simrnetricamente dalle due ali del poraskenia.
Dalla ricostruzione grafica risulta una struttura a due piani contraddistinti. come di consueto. dai due ordini architettonici correnti, quello dorico nel piano inferiore e quello ionico nel piano superiore. ll tutto si ergeva su uno zoccolo alto quanto il logeion. il piano del palco stesso. L'ala centrale, la skene. che si apriva sul logeion con le tradizionali tre porte, era fiancheggiata dal due avancorpi dei paraskenia creando cosi una pianta ad "U" che circoscrive lo spazio del palco. Questo dispositivo base, noto anche altrove, soprattutto ad Atene e Siracusa. è realizzato qui con particolare raffinatezza, in quanto le pareti brevi del paraskenia non formano con la fronte della skene degli angoli retti, ma leggermente ottusi. con il voluto effetto ottico - e probabilmente anche acustico - di una maggiore apertura verso gli spettatori seduti nel koilon.
Il teatro, molto rovinato, si distingue solo dall'alto. Nella sua forma definitiva, aveva un diametro di circa 45 m e ventuno ordini di gradini (esclusi quelli di proedria per i personaggi più facoltosi della città, che però non sono conservati) e poteva contenere circa 1200 spettatori e il cui edificio scenico era decorato con cariatidi
Costruito, come quello di Segesta, con i gradoni parzialmente scavati nella roccia è di epoca ellenistica anche se è stato riadattato in epoca romana (l'orchestra è semicircolare, mentre il teatro greco classico ne prevede una più ampia, di circa due terzi di cerchio). A est un piccolo edificio circolare era forse un tempietto destinato alle visioni degli iniziati al culto degli dei.
E' limitato da un muro di sostegno poligonale, del quale resta un tratto nel lato settentrionale (una simile sistemazione si ritrova nel contemporaneo teatro di Metaponto). Si tratta di un piccolo edificio, adeguato alle ridotte dimensioni della città, che poteva contenere circa milleduecento spettatori. L'orchestra presenta due pavimenti sovrapposti, relativi a due fasi successive: la prima probabilmente del IV secolo a.C., la seconda d'età ellenistica. La scena, anch'essa rifatta più di una volta, è simile a quella dei teatri di Segesta e Iaitas ed è orietata verso il mare. E' normale pensare che gli spettatori godessero di un incantevole scenario naturale: baie, golfi e promontori immersi nel mar Tirreno che da Capo Zafferano si aprono fino oltre Cefalù.
A nord del teatro si trovava in origine un edificio, certamente pubblico, dotato di un piccolo colonnato, e che si concludeva in una rotonda, parti della quale sono conservate aderenti al recinto esterno del teatro. Nel corso della prima metà del I secolo d.C. questa costruzione, ed una parte della cavea del teatro furono occupate da una grande casa privata. È questo un chiaro indizio della decadenza della città, e in particolare delle sue istituzioni civiche: il teatro infatti, nel mondo ellenico o ellenizzato, non era solo un edificio destinato allo spettacolo, ma anche la sede delle assemblee popolari (come dimostra, in questo caso, il collegamento strettissimo con l'agorà e soprattutto col vicino bouleuterion).
Il bouleuterion (edificio della boulé, il senato locale), collocato immediatamente a sud del teatro, è una costruzione rettangolare (11,30 x 7,30 m), che include una piccola cavea circolare a cinque ordini di posti, suddivisi in tre settori. Il loro numero, circa cento, corrisponde bene a quello di un ridotto senato locale.
Nella parte del colle sovrastante il teatro sono resti di strutture non ancora identificate; ma il cui carattere è probabilmente sacro. Si può pensare, in effetti, che qui fosse l'acropoli della città, e la zona occupata dal più antico abitato, anteriore alla sistemazione urbanistica del V secolo a.C.; cosa che potrà essere compresa in seguito a futuri scavi.