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"Concordiae Agrigentorum sacrum repubblica Lylibatanorum dedicantibus M. Haterio Candido Procos et L. Cornelio Marcello Q.Pr.Pr."


Tempio della Concordia

Tempio della Concordia



Questo tempio, innalzato come quello di Giunone su di un massiccio basamento destinato a superare i dislivelli del terreno roccioso, per lo stato di conservazione è considerato uno degli edifici sacri d'epoca classica più notevoli del mondo greco (440 a.C.-430 a.C.).
E' un quadrilatero di 19,758 metri per 42,230, poco più di un doppio quadrato che occupa una superficie di mq.843,38 e sviluppa un'altezza di metri 13,481.
Su un krepidoma di quattro gradini (m 39,44x16,91) si erge la conservatissima peristasi, l?elegante e arioso colonnato, con 34 colonne e 4 nell'interno che delimitano la cella: due ad est del pronao, due a d ovest nell'opistodomo
Le colonne, ognuna delle quali ha un'altezza di m. 6,75 ed è costituita da 4 tamburi, sono caratterizzate da venti scanalature a spigolo vivo e armoniosa entasi (cioè un accorgimento architettonico che l'ignoto tecnico ha ottenuto con il rigonfiamento della colonna di circa 22 mm, quanto basta per non fare apparire la colonna più sottile nella parte centrale), sormontata da epistilio, fregio formato da un'alternativa di 72 troglifi a rilievo e di 68 metope lisce, e cornice a mutuli; conservati sono anche in maniera integrale i timpani.
La cella era preceduta da una semplice anticamera a due colonne (pronaos in antis di m. 5,110 per 7,650) ed era seguita, alle spalle, da un altro vestibolo (opistodomos m4,720 per 7,650), ovvero il vano per la custodia del tesoro, dei doni votivi e dell'archivio del tempio.
Alla cella si accede attraverso un gradino; ben conservati sono i piloni con le due scalette a chiocciola addossate ai muri interni della cella, che s'inerpicano fin sulla sommità del tempio per la manutenzione del tetto d'accesso al tetto e, sulla sommità delle pareti della cella e nei blocchi della trabeazione della peristasi, gli incassi per la travatura lignea di copertura. L'esterno e l'interno del tempio erano rivestiti di stucco con la necessaria policromia.
I due frontoni dovevano essere certamente ornati di sculture a basso rilievo, ma nulla è pervenuto fino a noi
Il tetto a doppio spiovente, era a capriate, ed era coperto mediante lastroni di terracotta tenuti fermi dalle sime, specie di cornici di gronda, atte a raccogliere le acque piovane indirizzandole in gocciolatoi dalla forma a testa di leone.
Nel 597 il tempio fu trasformato in basilica cristiana dal vescovo Gregorio,
Nel 597, vescovo di Agrigento S. Gregorio, il tempio della Concordia, fu trasformato in basilica cristiana dopo esservi stati abbattuti due idoli pagani; e poichè uno di essi nomavasi Raps, la Chiesa fu poi consacrata a S.Gregorio delle Rape. Ciò comportò anzitutto un rovesciamento dell'orientamento antico, per cui furono chiusi gli intercolunni del peristilio con muri di pietre a secco, si praticarono dodici aperture arcuate nelle pareti della cella, così da costituire le tre navate canoniche, le due laterali nella peristasi e quella centrale coincidente con la cella; fu abbattuto il muro che separava il naos dall'opistomodos, per cambiare l'ingresso; furono distrutte le metope e le sculture del timpano; fu grattato lo stucco che rivestiva i muri e le colonne. Nei muri delle scalette furono scavate due nicchie per i simulacri dei SS. Pietro e Paolo ai quali la chiesa fu consacrata(una nicchia è ancora visibile).
Distrutto poi l'altare d'epoca classica e sistemate negli angoli a est le sacrestie, l'edificio divenne organismo basilicale virtualmente perfetto. Le fosse scavate all'interno e all'esterno della chiesa si riferiscono a sepolture alto-medievali, secondo la consuetudine collocate in stretto rapporto con la basilica.
Vi si officiarono messe fino al 1788 anno in cui il Principe di Torremuzza chiese al Barone, ed ottenne, il permesso di restituire al tempio la sua primitiva forma. Così furono abbattuti i muri che chiudevano gli intercolunni, furono rimosse le croci e le campane, ma non potè essere restituita l'integrità ai muri della cella, nè quella palatina di stucco che lo faceva apparire marmoreo..
Del nome di questo tempio non siamo certi. L'attuale ci è stato tramandato dallo storico saccense fra Tommaso Fazello (1490- 1570), il quale rinvenne un'iscrizione latina nelle vicinanze, non avente, invero, alcun rapporto con il tempio. La lapide dice testualmente: "Concordiae Agrigentorum sacrum repubblica Lylibatanorum dedicantibus M. Haterio Candido Procos et L. Cornelio Marcello Q.Pr.Pr.".
Molto probabilmente, nel periodo greco il tempio doveva essere dedicato ad una divinità che presiedeva alle opere di pace quale poteva essere Demetra, sorella del sommo Giove e madre di Persefone.
Divinità delle messi, essa insegnò agli uomini l'agricoltura e l'uso ell'aratro, diede loro le prime leggi e i primi elementi del vivere civile.




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