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ITINERARIO DEI CASTELLI NELLE PROVINCIE SICILIANE


 

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





Posto nel punto relativamente più alto del pianoro della Forza, in posizione preminente, oggi i suoi ruderi, in parte riesumati dal terreno durante le passate campagne di scavo, ci rilevano l'esistenza di un esteso edificio che, nel corso di più secoli, é stato modificato, ampliato e certamente integrato con preesistenti strutture più antiche. Di queste ultime é dato cogliere alcuni avanzi, visibili sui lati Nord-occidentale e settentrionale del Palazzo, dove esistono resti di strutture murarie megalitiche e di una colonna a fusto liscio su piedistallo e senza capitello - il ritrovamento di ceramica bizantina nell'area ( vi é stata rinvenuta pure quella quattrocentesca, cinquecentesca e seicentesca) - fa pensare però alla preesistenza di strutture coeve. I suddetti antichi avanzi sono probabilmente da riferire, in parte, alla cosidetta "fase Caruso" (seconda metà del XV sec. - prima metà del XVI sec.): Sono, invece, da ascrivere presumibilmente alla successiva " fase Statella" (seconda metà del XVI sec. - prima metà del XVIII sec.) i resti murari che delimitano alcuni ambienti interni ed esterni al Palazzo, esistenti sui suoi lati orientale e meridionale. A quanto risulta da notizie d'archivio, esso, almeno sotto gli Statella, si presentava con più piani sovrapposti articolati in "quattro appartati", e sovrastati da "un alta e vaga torre". In questo periodo doveva verosimilmente costituire un tutt'uno con l'annessa cappella privata di S. Pietro (XVI sec.) - ubicata pare nel cortile -, con l'adiacente Monastero e la contigua ed omonima chiesa di S. Giuseppe delle Benedettine (XVII sec.) - situati forse nel lato settentrionale del Palazzo -, con la chiesa dell'Annunziata, a cui era collegato tramite una postierla, e con altre presumibili strutture. Sul lato settentrionale del Palazzo dove, risulta, esistevano anche le carceri - purtroppo l'incuria del tempo e degli uomini sembra averne cancellato gli avanzi -, ubicate nei cosidetti "dammusi" (ambienti a pianterreno o seminterrati con tetto a volta), attualmente sono visibili i resti di un ampio cortile acciottolato, inglobante una corte più piccola, anch'essa acciottolata, quest'ultima un tempo forse al coperto. Su di essi si aprono più o meno direttamente, mediante aperture privi ormai di infissi, alcuni ambienti, tra cui una cucina (a destra) con focolare e tre recipienti - per granaglie od altro - incavati nel piano pavimentale e ricoperti da lastroni. Dalla predetta piccola corte parte una scala, a ridosso di un ambiente angusto adibito probabilmente a servizi igienici, che conduceva verosimilmente alla torre principale del Palazzo. A sinistra, invece, esistono alcuni ambienti ricoperti da relativamente ben conservati pavimenti in rosso pompeiano. Di fronte si apre una sala rivestita di piastrelle in terracotta di forma esagonale. Con quest'ultima comunica una sala retrostante, pavimentata con piastrelle in calcare e pietra pece, disposte a formare un interessante disegno a spina di pesce con al centro un rosone. Dietro esiste inoltre un trabocchetto per smaltimento rifiuti, forse anche umani.
Si hanno anche indizi dell'esistenza di sotterranei a cui si accedeva tramite botole, attualmente purtroppo non visibili. Il testè descritto "Palazzo Marchionale" subì gravi danni a causa del catastrofico terremoto del 1693 - ma anche quelli di altri sismi precedenti (1542) e successivi (1727) -, per cui iniziò per esso un lento e progressivo abbandono.

IL TRABOCCHETTO
L'antico sistema con cui venivano fatte sparire i nemici e le persone indesiderate oggi è testimoniato da una fossa di m. 1,80 per 1,70 esistente vicino al palazzo marchionale, che dà direttamente in una grande grotta sottostante, alta parecchi metri. Era un sistema in uso in tutti i castelli medioevali ed anche nei palazzi dei baroni e dei notabili. Una botola ad altalena ben mimetizzata nel terreno si apriva tramite un congegno azionato meccanicamente. Il malcapitato che si trovava sopra la botola precipitava in un ambiente buio, senza finestre, isolato e umido dove molte volte veniva lasciato a morire. Nel castello della "Forza" esistevano altri trabocchetti in varie parti ubicati e servivano anche come difesa contro i nemici del castello.




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