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ITINERARIO DEI CASTELLI NELLE PROVINCIE SICILIANE


 

::parco-archeologico-della-forza»Il Fortilitium (sec. XIV-XVIII) » Storia

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"Quis quis o Maure trux o
hostis quique recede
Hos domini virtus munit
vi multa colonos
Haec quae hospes cernis
sunt propugnacula belli
Ut tuti cives tum
dominusque simul Nam
Nicolaus Carusus hanc sibi
condidit arcem
Hic filius Martis
ingenioque potens".
MCCCLXX
(Da una lettera del Dr.
Innocenzo Leontini da "E tu non lo sai" di G. Calvo)





Il castrum o fortilitium Spaccafurni è ubicato lungo la strada provinciale per Noto presso il parco 'La Forza' ( strada della Barriera).
Si raggiunge dal quartiere Barriera di Ispica lungo la strada provinciale 47 (traversa Barriera) sino all'ex macello (ca. 400 m dall'abitato) o, viceversa, dalla strada provinciale 115 nei pressi del km 356+300 risalendo al contrario la strada provinciale 47 per quasi km 1 (segnaletica turistica).
Era un immenso castello difeso dagli strapiombi naturali e, dalla parte del macello, da un fossato che si poteva superare tramite un ponte levatoio. Si entrava nel castello dal lato meridionale forse attraverso una struttura a più campate con ponte levatoio e fossato. Si presume che la sua costruzione risalga al XIV sec.
Oggi, i ruderi che resistettero al terremoto del 1693, sono sparsi su un allungato e relativamente stretto pianoro roccioso di circa 3,5 ettari, dalle pareti verticali, isolato al centro del fondovalle della cava d'Ispica, come un vero e proprio baluardo naturale a guardia dell'ingresso della cava stessa. II pianoro è stato occupato intensamente e senza soluzione di continuità dall'età del bronzo antico fino al 1693.
Alcuni scavi hanno messo in luce la parte del palazzo marchionale e il pavimento dell'antica chiesa esistente dentro il castello, la SS. Annunziata. Il castello-palazzo è circondato da una poderosa cinta muraria in buona parte conservata. Esso comprende due corti acciottolate, diversi ambienti, una torre di cui restano le fondazioni dei muri perimetrali. L'ingresso originario si apriva a mezzogiorno con una robusta porta recante un'iscrizione con la data del 1428 (Di Stefano 1997) e stipiti rivestiti da conci parallelepipedi, distrutti qualche decennio fa. La fiancheggiavano due torrioni semicircolari con feritoie in parte conservate, tratti del fossato e delle mura sono ancora visibili. All'interno dell'area fortificata sono presenti le scuderie di palazzo, un'enorme grotta dove venivano custoditi i cavalli del "Fortilitium. Vi sono ancora le mangiatoie ricavate nella roccia e gli occhielli per legarvi gli animali. Troviamo anche un mulino e una conceria (tutte in grotta), i resti della chiesa dell'Annunziata, una via gradinata, case rupestri ed il cosiddetto 'centoscale', un tunnel sotterraneo e gradinato per attingere l'acqua.
Esiste anche una parte alta dove veniva sistemato il fieno, ambienti adibiti a magazzino, e la sala degli armigeri. Nelle pareti si notano buchi scolpiti nella roccia, dove venivano infissi degli assi di legno per appendervi le armi, gli indumenti e i finimenti degli animali. Il palazzo marchionale sta venendo lentamente alla luce. Si possono notare avanzi di un ballatoio e di una grande finestra, tracce di strade lastricate con ciotoli, altri resti di costruzioni, un pavimento rivestito di mattoni di creta cotta, in buon stato.
Sopra la porta del ponte levatoio c'era una lapide con la seguente scritta latina:

"Quis quis o Maure trux o hostis quique recede
Hos domini virtus munit vi multa colonos
Haec quae hospes cernis sunt propugnacula belli
Ut tuti cives tum dominusque simul
Nam Nicolaus Carusus hanc sibi condidit arcem
Hic filius Martis ingenioque potens".

MCCCLXX (Da una lettera del Dr. Innocenzo Leontini da "E tu non lo sai" di G. Calvo)

Qua e là si notano capaci cisterne scavate sotto il piano della roccia che servivano per ripostiglio delle derrate alimentari, profonde fino a 6 metri per 2. Esse venivano coperte da lastre di roccia con anelli di ferro.

Notizie storiche: 1093 - Ishacha compare per la prima volta nel diploma di costituzione della diocesi di Siracusa - Di Stefano 1985, p. 137; Trigilia, Monaca 1988, p. 11.
1169 - Spaccaforno appare per la prima volta nei documenti come semplice tenimento fondiario tenimentum Spaccafurni - Pirri 1733,p. 622.
1336 - prima attestazione come fortilitium - Messina 1994, p. 79.
XIV (inizio) - "sotto Guglielmo intanto si crede costruita nel paese la celebre fortezza" - Amico 1855-56, II, p. 538.
XIV (prima meta) - la fortificazione dello sperone della 'Forza', avvenuta nei primi decenni del secolo in seguito alia infeudazione del casale, consolida il popolamento di Spaccaforno, facendone una "città trogloditica" - Messina 1994, p. 79.
1355 ca. - castrum - Librino 1928, p. 208.
1366 - fortilitium e 32 fuochi - Sella 1944, p. 130.
1375 - re Federico concede terram et fortilitium [Spaccafurni] a Francesco de Prefolio - Barberi in Sipione 1966, p. 191.
1392 - castrum Spaccafurni - Sipione 1966, p. 128.
1392 - concessione a B. Cabrera -ASPA, Regia Cancelleria 20, c. 180v.
1451 - castrum Spaccafurni - Sipione 1966, p. 143. 1453 - la terram cum fortilicio Spaccaforni viene venduta per onze 1200 da Giovanni Bernardo Cabrera ad Antonio de Carusio, maestro razionale, con atto stilato dal notaio de Aflicto di Napoli il 4 gennaio 1453- G. L. Barberi in Sipione 1966, p. 192.
XVI (inizio) - terram cum fortilicio sive castro Spaccafurni - ivi, p. 190.
1520 - "Isabella [Caruso, nipote di Antonio de Carusio] maritossi nell'anno 1520 a Francesco Statella, signore di Mongelino, gran senescalco del regno di Sicilia; imposto tuttavia ai figliuoli il peso di ritenere il cognome della famiglia Caruso" - Amico 1855-56, II, p. 539.

Descrizione:
Proprieta attuale: pubblica (Demanio regionale).
Uso attuale: area archeologica aperta al pubblico.