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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





Come ci si arriva
Da Messina percorrere la SS n.114 (che va fino a Catania), deviare presso Giardini Naxos verso la SS n.185, direzione Francavilla di Sicilia e dopo dodici chilometri si raggiungono le Gole dell'Alcàntara. Via Autostrada da Messina: imboccare l'Autostrada A18 in direzione Catania ed uscire a Giardini Naxos. Da Catania: imboccare l'Autostrada A18 in direzione Messina ed uscire a Giardini Naxos. Dall'uscita dell'autostrada proseguire per dodici chilometri in direzione di Francavilla di Sicilia.
Per informazioni potete verificare il sito della società che organizza escursioni nell gole: www.golealcantara.it Gole dell'Alcantara
Le Gole dell'Alcantara sono situate nella Valle dell'Alcantara in Sicilia. Sono delle gole alte fino a 25 metri e larghe nei punti più stretti 2 metri e nei punti più larghi 4-5 metri. Circa 50 km di asta fluviale, con aspetti naturalistici unici e inconsueti. Sembra che in epoca preistorica un fiume scorresse su sedimenti argillosi; poi enormi eruzioni vulcaniche incanalarono nel letto di quel fiume un magma fluido, che sprofondò nei tratti più argillosi, determinando gli attuali colonnati basaltici. Guardando dall'alto la famosa Gola dell'Alcantara, si potrebbe ipotizzare la contemporanea frattura del terreno in quell'epoca geotermica. Il canyon naturale, infatti, a differenza di quanto comunemente si pensa, non è stato scavato nel corso di migliaia di anni dall'acqua. L'ipotesi più accreditata è legata ad un evento sismico che, con un movimento sussultorio fece letteralmente spaccare in due una vecchia colata lavica (attribuita all'Etna), consentendo all'acqua del fiume di insinuarsi al suo interno. Questo fatto è evidenziato dal fatto che la struttura delle pareti (simile in alcuni punti a "cataste di legna" ed in altri a "colonne d'organo") è intatta e spigolosa.
Sul territorio di Motta Camastra in località Fondaco Motta si trova la gola più imponente e famosa dell'Alcantara, lunga per più di 6 km ma percorribile in modo agevole per i primi 3. La particolarità di questa gola consiste nella struttura delle pareti, create da una colata di lava basaltica (povera di silicio ma ricca di ferro, magnesio e calcio). La lava si è poi raffreddata lentamente, permettendo di creare forme prismatiche pentagonali ed esagonali, che richiamano la struttura molecolare dei materiali che la costituiscono. Lo spettacolo delle Gole (anche quelle di Francavilla di Sicilia alla contrada Passerella e Castiglione di Sicilia alla contrada Mitogio) esercita sui turisti di tutto il mondo un grande fascino.
In contrada Mitogio del Comune di Castiglione di Sicilia (CT) sul versante Catanese e, nel Comune di Motta Camastra (ME) sul versante Messinese, si trova l'unica grotta di scorrimento vulcanico; ostica da raggiungere ma splendida da ammirare; a testimonianza delle sue enormi dimensioni viene chiamata "Grotta dei Cento cavalli".
Il fiume Alcantara
Il fiume nasce alla pendici di Monte Soro, in territorio Nebroideo del Comune di Floresta a circa 1.400 m dalla Serra Baratta (ME).
L'Alcantara anticamente era chiamato dai Greci Akesines e dai Romani Onobola. Il nome attuale deriva dal termine di origine araba Al qantar (il ponte). Dirigendosi impetuoso verso sud entra in Provincia di Catania giungendo in breve torrente su torrente, affluente dopo affluente, verso Randazzo (CT) nella cui parte Nord muta bruscamente direzione grazie alla "spinta" del suo principale affluente di destra: il fiume Flascio. Rimpinguato notevolmente nella portata dall'affluente l'Alcantara si dirige verso est compiendo praticamente un angolo retto.
In territorio di Randazzo, il fiume si sposa con le pendici dell'Etna, qui si rimpingua, vive, diventa figlio della "Montagna". Ma anche acqua che trasforma la propria energia cinetica solo in energia meccanica, per fare girare le macine dei mulini, tanti mulini, come tanti sono i resti di queste memorie da recuperare.
Da Randazzo il fiume prende a scorrere tra il massiccio di origine vulcanica del monte Etna a sud e i contrafforti meridionali dei monti Nebrodi e Peloritani a nord, fungendo sino alla foce da confine tra le province di Messina e Catania. Dalla piana di Moio Alcantara in poi il fiume inizia a scorrere per lo più incassato, lambendo i centri di Francavilla di Sicilia e Castiglione di Sicilia.
Presso Motta Camastra in località Fondaco Motta, dopo aver ricevuto da sinistra il torrente Zavianni, il fiume si inforra in uno spettacolare tratto ingolato costituito da lave basaltiche delle colate dell'Etna, le cosiddette Gole dell'Alcantara, meta assai celebre e frequentata ogni anno da migliaia di turisti. Dietro i ruderi del Castello, nel territorio di Francavilla di Sicilia, vi sono preziose testimonianze di archeologia industriale; l'energia cinetica dell'acqua che si trasforma in energia elettrica: vecchie turbine, paratoie, e poi giù, nella frazione di Fondaco Motta ( comune di Motta Camastra ), e dopo su per la condotta forzata, il primo salto e... fu la luce; la prima produzione di energia elettrica, fra la fine del 1800 e l'inizio del 1900. è per questa preziosa fonte di energia, che da Taormina, i turisti dell'800, partivano in carrozza alla volta di Francavilla per le cure termali (acque sulfuree) e soggiornavano all'Hotel du Chateaux avec la lumière electrique, come si legge in un depliant turistico edito in Svizzera. Da Gaggi fino verso Calatabiano il fiume amplia l'alveo per tornare a restringersi in prossimità della foce, nel territorio di Giardini-Naxos, prima colonia greca di Sicilia, dove solcano le campate del famoso ponte di origine araba Al qantar (il ponte), dal quale derivò il nome di questo meraviglioso corso d'acqua.
Corridoio ecologico di una Valle delle Meraviglie, come è stata definita in una brochure promozionale info leader del Gal "Fiume Alcantara". Ma oltre al leader II "Fiume Alcantara", anche il PIT Valle Alcantara (progetto integrato territoriale) di Francavilla di Sicilia o il Patto Territoriale Valle Alcantara con sede a Taormina, testimoniano la nuova attenzione progettuale della classe dirigente attuale nell'uso dei fondi comunitari per la valorizzazione e rivitalizzazione di questa splendida risorsa naturale. La foce avviene nel Mar Ionio e precisamente in loc. San Marco.
L'Alcantara è uno dei principali fiumi siciliani per portata media d'acqua in quanto seconda solo a quella del Simeto con circa 9 m³/s. Ove però si considerasse la regolarità di regime delle portate il fiume è sicuramente il primo della regione in quanto assai più regolare rispetto al Simeto. Ciò grazie alla collocazione dell'alto bacino che si estende in una delle aree più piovose della Sicilia unitamente all'approvvigionamento dato dai nevai dell'Etna e al carsismo dei terreni di origine lavica del medio bacino, spiega la sua cospicua portata annua e la presenza di acque anche nel periodo estivo. Non mancano in ogni caso piene eccezionali dovute a piogge insistenti, come avvenuto recentemente nel dicembre 2003, durante le quali l'Alcantara può mostrare un'impressionante irruenza soprattutto nel tratto ingolato.I suoi affluenti sono: Flascio, San Paolo,Favoscuro,Fondachello,Roccella,Petrolo.
La Valle dell'Acantara
La dizione valle dell'Alcantara si riferisce ad un territorio che, in ambito turistico o sociale, ha limiti maldefiniti; di contro in campo naturalistico essa indica un'area geografica ben precisa: il "bacino imbrifero" del fiume Alcantara; cioè a dire quella superficie della Sicilia orientale che raccoglie le acque piovane (e le precipitazioni nevose) che alimentano il deflusso del fiume appena citato. I confini fisici (spartiacque) di questo bacino scorrono: a nord, sulle creste dei Peloritani, ad ovest, sui crinali dei Nebrodi, a sud, sui terreni vulcanici dell'Etna e, ad est, sulla costa del mar Ionio.
L'estensione della sua superficie è di circa 570 Km² abbastanza ampia nel panorama dei bacini imbriferi siciliani. La sua massima altitudine coincide con la sommità dell'Etna, cioè 3.330 m, mentre quella media è sui 900 m. Altri punti elevati sono: il Monte Colla con 1.611 m e la Montagna Grande con 1.374 m; quest'ultima è la cima più alta dei Peloritani. I terreni del nostro bacino, da un punto di vista amministrativo, ricadono nelle province di Messina (12 comuni) e di Catania (3 comuni), in cui insistono i territori (non i capoluoghi) di quindici comuni.
Il substrato geologico che forma il fondo del bacino in questione è costituito, per la massima parte (60%), da rocce sedimentarie di età quaternaria, cenozoica e mesozoica, per un'altra parte (35%), dalle vulcaniti etnee e, per un'esigua porzione (5%), da quelle rocce metamorfiche che sono proprie della catena dei Peloritani. Sotto il profilo geomorfologico il bacino del fiume Alcantara ha una tipologia collinare-montuosa, con paesaggi spesso aspri e brulli; solo verso la foce del fiume si ha un'area pianeggiante (Trappitello, Chianchitta ecc.) e qui il rivestimento vegetale si arricchisce delle colture agricole. Tuttavia in esso non mancano aree boscate (Pineta di Graniti, Bosco di Malabotta, querceti di Pittari e di Voture, faggeta della Colla e di Monte Spagnolo, Bosco Camisa, ecc.); pur se, generalmente, confinate in distretti montani. Le gole del fiume alcantara note ormai in tutto il mondo sono meta di migliaia di turisti ogni anno. Questa parte di fiume attraversa il piccolo comune di Motta Camastra (ME) in località Fondaco Motta.
L'idrografia del bacino, ovviamente, è dominata dal fiume Alcantara; però vi sono alcuni suoi affluenti - come il Flascio o il San Paolo - che mostrano una presenza significativa. L'Alcantara, come gli altri fiumi, presenta affluenti di destra e di sinistra (nel senso idrografico; cioè spalle alla sorgente); però quelli della sponda sinistra, fra cui i due appena citati, sono più numerosi (Favoscuro, Roccella, Fortina, Petrolo, S. Cataldo, ecc.) ed hanno una maggiore portata di quelli della sponda destra; essi formano una idrografia articolata che è orientata da nord a sud e che si distacca a pettine dallo spartiacque dei Peloritani. Di contro gli affluenti della sponda destra (Sciambro, Sobrera, San Zito ecc.) sono pochi ed hanno un breve percorso.
Nella confluenza fra il Flascio e l'Alcantara si è formato uno specchio d'acqua (l'unico esistente nel bacino), il cosiddetto lago Gurrida, rarissimo esempio di lago da sbarramento lavico, in cui stazionano numerosi uccelli migratori durante il passo. Nessun lago artificiale è stato realizzato nel bacino dell'Alcantara. Sono invece presenti tre serbatoi, denominati: Flascio (nell'omonimo fiume), Alcantara (nel corso principale) e Rocche Palazzolo (nel fiume Roccella). Questi serbatoi sono utilizzati per scopi idroelettrici, irrigui ed industriali. Particolarmente importante è l'utilizzazione idroelettrica che ne ha fatto l'ENEL. A tale scopo sono state istallate due centrali per la produzione di energia elettrica nella parte bassa del bacino; in esse sono stati collocati, complessivamente, 7 gruppi generatori che riescono a produrre circa 30 milioni di kWh annui. In seno al bacino dell'Alcantara vi sono elementi paesistici assai rilevanti sotto il profilo naturalistico; fra di essi sono di particolare attenzione: il percorso del fiume, il Monte Moio, le Gole dell'Alcantara in località Fondaco Motta , il lago Gurrida, le grotte vulcaniche del settore settentrionale dell'Etna e le aree boscate.
La Flora
Lo storico Pietro Bembo (1493) raffigura una valle Alcantara ricca di boschi di platani, querce e roveri. Oggi la macchia mediterranea caratterizza prevalentemente l'ambiente fluviale ripario; la bellezza dei fiori spontanei come gli anemoni, cisti, di viole e papaveri, di arbusti di oleandro, salice bianco, e poi fichidindia selvatici "di giardara", olmi, ontani, betulle, pioppi, colorano il mondo variopinto del fiume Alcantara. E ancora, le splendide orchidee ophrys tentheridinifera, orchis papilionacea, ophrys fusca. Lungo il fiume il paesaggio vegetale è caratterizzato da differenti fitocenosi che dipendono da diversi fattori ecologici come la morfologia del bacino idrografico della vallata, la diversa ampiezza dell'alveo e le oscillazioni nel deflusso stagionale delle acque. Il tratto montano del territorio, in cui ricadono Pizzo Leo (mt 1365), monte Croce Mancina (mt 1341), Pizzo Petrolo (mt 1337), Pizzo Palo (mt 1324) e Monte Castellazzo (mt 1311) costituisce un massiccio montuoso, considerato come appartenente ai Peloritani occidentali, con una morfologia dei versanti modellata dai numerosi corsi d'acqua, a regime prevalentemente torrentizio.
Questo lembo dei Peloritani, noto essenzialmente perchè popolato da una ricca avifauna (aquila reale e aquila del Bonelli), desta un considerevole interesse naturalistico anche per la presenza di cenosi forestali, tra le quali si segnala la faggeta, unica in tutti i Peloritani. Lo studio fitosociologico del Bosco di Malabotta, evidenzia la valenza naturalistica della faggeta ed il suo interesse per la storia della vegetazione montana dell'Isola. La tutela di questo consorzio forestale è di grande rilevanza poichè è noto che, una volta distrutto il faggio, difficilmente si riusciranno a ricostruire le condizioni ecologiche ottimali. Nel tratto compreso tra le sorgenti di Randazzo, le sponde sono interessate, per ampi tratti, da saliceti arbustivi ed arborei; da Randazzo a Castiglione, laddove il fiume tende ad assumere la fisionomia di fiumara con ampi greti ciottolosi, si insedia una vegetazione glareicola (elicriseti dell'Euphorbion rigidae), sostituita da densi cespuglietti a oleandro sui terrazzi alluvionali più sollevati rispetto al greto del letto (Spartio-Nerium oleander). Tra Castiglione e Gaggi il fiume scorre in una valle ristretta fiancheggiato da aspetti delle ripisilve, con presenza anche di platani; da Gaggi alla foce la vallata si apre e lungo il corso del fiume si ripresentano le formazioni di Platano-Salicetum gussonei.