Ove son or le meraviglie tue O regno di Sicilia? Ove son quelle Chiare memorie, onde potevi altrui Mostrar per segni le grandezze antiche?
(Dal Fazello - Storia di Sicilia, deca I,lib. VI,cap.I)
Il 5 febbraio
Il 5 febbraio è il clou della festa. Nella tarda mattinata si celebra il pontificale presieduto da un prelato inviato appositamente. Al tramonto inizia la seconda parte del giro della Patrona per il centro della città, nella Catania barocca. Il fercolo procede con una lentezza inaudita, specie in questi ultimi anni, per via Etnea, il "salotto" cittadino. Le undici candelore parate a festa aprono la processione. Davanti al cordone almeno settecento devoti, al grido di "tutti devoti tutti. Cittadini, viva Sant'Agata", tirano la "vara". La campana del Comune annunzia l'omaggio del Sindaco alla Patrona e poi il corteo interminabile si muove lungo la via Etnea per portarsi in piazza Borgo dove i fuochi d'artificio, noti come quelli della "sera del tre, inizieranno a notte tarda. Il ritorno alla Cattedrale è caratterizzato dalla salita di S.Giuliano con le candelore impegnate di corsa, nella gara di resistenza pronti a sostenere il cereo della propria professione mentre Sant'Agata aspetta con pazienza all'incrocio tra via Etnea e via di S. Giuliano detto "Ai quattro canti"!. Finita la "contesa", i devoti col tradizionale sacco sono pronti per lo strappo finale quello che tiene con il fiato sospeso, quello con l'applauso, se tutto sarà andato bene, liberatorio, sulla salita di S. Giuliano, un segno d'amore e di devozione che non puo' mancare.
E' una corsa pericolosa ma molto sentita dai devoti non priva di qualche vittima lungo la sua secolare storia E' un grande spettacolo, un pezzo della festa riservato ai giovani perché necessitano forti braccia e gambe salde per tirare le tonnellate e tonnellate della "vara" e fare la salita in un'unica tirata, significava trarne dei buoni auspici per l'anno Tant'è che tutti i contratti, un tempo avevano come punto di riferimento e di partenza questa data.