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Chiesa del Rosario - Pietraperzia
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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa del Rosario - Pietraperzia

Chiesa del Rosario - Pietraperzia




La sua costruzione risale alla fine del 400 inizio 500 per volontà del Marchese Barresi che fece erigere accanto ad essa anche il Convento di S. Domenico. Fu dapprima dedicata alla Madonna Annunziata ed è tra le più antiche chiese di Pietraperzia. Nell'anno 1521 la Chiesa venne affidata ai Padri Domenicani assieme al convento (che oggi ospita il Municipio) e da questi dedicata alla Madonna del Rosario. Quest'ultimi durante la loro permanenza, fecero eseguire una bella statua alla Madonna del Rosario e la collocarono dietro l'altare maggiore, dentro ad una nicchia. La devozione per questa chiesa fu particolare per alcune famiglie tant'è vero che vi è sepolta una nobil donna, Leandra Santangelo, sposa del Barone Don Girolamo Miccichè.
E' a croce greca con altare Maggiore al centro, nei bracci laterali altri due Altari uno dedicato al Crocifisso l'altro al'Annunziata.
Si tratta di un organismo a pianta centrica la cui struttura è impostata su 4 massicci pilastri che fuoriescono dai diedri dei brevi muri perimetrali dei 4 bracci (absidi e nartece) e ad essi si appoggiano quali contrafforti.
Da essi spiccano possenti archi a sesto pieno di un certo ardimento (8 mt di luce) che sorreggono il tamburo quadro della copertura della cupola. La cupola, come la volta a botte ed i catini absidali dei due bracci laterali sono di stucco e cannicciato. I tetti dei tre lobi absidati seguono la forma curva ad una quota più bassa dando luogo ad uno straordinario effetto per l'uso dei coppi siciliani embriciati.
Dal braccio di destra si accede ai pochi locali della sacrestia che conservano i residui di belle maioliche pavimentali del '700 ed alla scaletta che conduce alla tribuna sovrastante il nartece e alla strettissima scala a lumaca che conduce al modesto campanile che conserva una campana di Burgio che riporta la data di fusione del 1639. Va notato che la costruzione come tutto il patrimonio edilizio tradizionale di Pietraperzia e buona parte della Sicilia Centro-meridionale è di gesso, tecnica costruttiva in sè valida ma bisognevole di assidua manutenzione.
L'altare massiccio a tarsia marmorea policroma pare del XVII secolo ed è elevato sopra un basamento di 5 gradini (eliminato il primo) di marmo rosso Verona.
Sono interessanti tre acquasantiere di cui una a piede (fonte battesimale) in pietra arenaria e due a parete, di cui una reca lo stemma della famiglia Barresi ed è sorretta dalla mano, anche questo simbolo ricorrente del casato fondatore Marchese Matteo Barresi.
Molto bello è il pavimento a quadroni di alabastro (altro materiale tipico e singolare) che si presenta in un sufficiente stato conservativo e che necessita di pulitura e parziale reintegro. Ignota, in quanto l'accesso fu occluso negli anni '70 con una soletta in cemento armato, ed un altro accesso potrebbe esser celato tra i riquadri pavimentali dell'annessa sacrestia,è la consistenza e la situazione del sottosuolo che dovrebbe costituire sede di importanti mausolei a partire da quello del fondatore marchese Matteo,della moglie Antonella Valguarnera ,del figlio Gerolamo morto a Palermo a seguito di una tristissima vicenda, di diversi monaci residenti nel Convento e distintisi nella teologia,nella musica (Tommaso La Marca), nella poesia o nella pietà religiosa (la Suora Rosaria Corvo).Infatti a Pietraperzia aveva sede un'accademia parnassina detta dei"pastori cauolenesi" dal nome della città calabra Caulonia che fu sconfitta da Dioniso il Vecchio e qui deportati gli abitanti,secondo i geografi antichi come Nigro e Cluverio.
Ed ancora Gerolamo Barresi , figlio di Matteo,e tanti riportati dallo storico frà Dionigi da Pietraperzia nella sua storia pubblicata nel 1778 e ,secondo la tipologia consueta dei conventi siciliani in cui veniva praticata l'essicazione dei corpi prima della sepoltura, dovrebbe darsi luogo alla cripta, ai vani dei colatoi, nonché ai cunicoli di collegamento con lo stesso castello che è distante circa 300mt e dei quali c'e testimonianza in prossimità.
Alla situazione del sottosuolo potrebbero ascriversi in parte le cause di dissesto che affliggono allo stato attuale la costruzione. La chiesa si pone come opera di architettura classica rimarchevole per l'attualità rispetto all'evoluzione del rinascimento e del manierismo in Italia centrale,libera cioè da ogni reminiscenza gotica e con il grande risalto dato dalla copertura a cupola.
Qui,quanto nei portali di marmo della Matrice e della cappella del Castello,si manifesta la presenza del Gagini ;non Domenico,che pure fu allievo del Brunelleschi,ma forse il nipote Fazio, figlio di Antonello che in Toscana compì gli studi e conobbe le teorie di Francesco di Giorgio Martini e di Vitruvio.
La spazialità della pianta centrica ne fa la più bella chiesa di Pietraperzia il cui confronto regge solo l'emozione mistica può suscitare la piccola Cateva, ma l'origine dell'impianto a croce greca ,i nicoleti,cacciati dai centri della regione nord-orientale (Nicosia ,in particolare) ed i donativi di queste famiglie anche cospicue possono avere influenzato la scelta.
Oggi il cognome Nicoletti diffusissimo in quest'area meridionale, è totalmente scomparso nell'area Nord della provincia.
Ancora da segnalare il campanile in gesso (di costruzione vernacolare successiva) con strettissima scala a lumaca ed una campata di Burgio del 1639; la facciata,luminosa per la tesa superficie inquadrata da lesene cantonali di ordine dorico sormontate da trabeazione e timpano in lieve aggetto;al di sopra dell'attico stavano in corrispondenza delle lesene cantonali due pigne di pietra arenaria rimosse di recente in seguito ad un crollo e perciò accantonate.
Il portale ad architrave sormontato da fastigio poco rilevato con il fregio dell'ordine dei domenicani,ed in alto un finestrone,oggi cieco,in corrispondenza verticale.
Il tutto è per la prima volta giocato nel vivace accostamento cromatico dei materiali lapidei locali,il giallo dell'arenaria ed il bianco del calcare e dell'intonaco a gesso con pittura di colore azolo a sottolineare le partiture architettoniche.
Il tetto dei coppi con l'incrocio dei bracci rotondi intorno al tamburo è visibile solo dalla torre dell'orologio del Comune.
Dopo i recenti lavori di manutenzione la struttura si presenta in buono stato manutentivo ma necessita di impianto di videosorveglianza.

OPERE D'ARTE
La chiesa è quasi spoglia di arredi ma rimangono pitture settecentesche (mezz'affresco) raffiguranti S. Vincenzo Ferreri , L'Annunziata, vita di San Domenico oltre a decori floreali policromi che completano l'ornato barocco degli altari e tralci e rosoni monocromi (blu azolo) per tutto il resto delle superfici,analoghi forse coevi alle decorazioni della Chiesa Madre il cui completamento risale ai primi dell'800. Il quadro della Nunziata appartenente alla chiesa più antica che questa sostituì è ora conservato nella chiesa di Sant'Elia nel quartiere San Francesco.




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