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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castelluccio - Gela

Castelluccio - Gela

Piantina



Storia
Ubicato in contrada Spadaro, su di uno spuntone di roccia gessosa,da una posizione dominante su tutta la piana del gelese fino al mare, si erge il Castelluccio.
E' facilmente raggiungibile percorrendo la strada che da Gela porta a Catania e si trova a circa 10 km dalla città.
Le origini del Castello risalirebbero al 1143 quando, secondo un atto di donazione, il conte Simone di Butera Simone Aleramico cedette all' abate del Monastero di San Nicolò l'Arena di Catania delle terre ubicate nella zona; nel testo il toponimo "Castelluccio" è citato come termine di confine terriero dei beni assegnati. Lo stesso toponimo ritorna in un documento del 1334 con il quale la regina Eleonorariconfermò al monastero i terreni ceduti precedlentemente. Da tali documenti si evince che il Castelluccio era già stato edificato, ma la data di fondazione rimane incerta. L'ipotesi più plausibile, sebbene non certa, é quella che lo vuole edificato tra il terzo e quarto decennio del XII secolo,dunque nell'età di Federico II, che rifondò Gela intorno al 1230. Le ipotesi sulle storia architettonica provengono soprattutto, in assenza di documenti, dalle osservazioni, degli scavi e degli studi effettuati nel corso dei recenti restauri condotti della Soprintendenza di Caltanissetta.
Nel 1364 Federico IV d'Aragona concesse il feudo e il Castelluccio a un cavaliere originario di Caltagirone, Perollo de Moach e tale rimase ai suoi eredi fino alla metà del '300. Nel XIV secoIo, a causa dei danni subiti per un probabile incendio, il castello fu, per un certo periodo di tempo, disabitato. Alla fine del XIV secolo fu assegnato dal re Martino I a RuggeroImpanella e nel 1422 il castello fu concesso a tale Ximenes de Corellà, regio coppiere.
Durante la prima metà del XV secolo il castello fu restaurato e venne ricostruito Io spigolo nordest della torre orientale, crollato in seguito al danneggiamento subito per I'incendio, le cui tracce sono state rinvenute nella campagna di scavi del 1989. L'edificio fu nuovamente abbandonato alla fine del XV secolo. A partire del XVI secolo il feudo di Castelluccio rientra tra i beni del patrimonio degli Aragona: in questo periodo si svolgono dei lavori di ricostruzione e di sopraelevazione dei muri perimetrali per adeguare il castello a nuove esigenze abitative. Ma nel 1542 i lavori vengono bruscamente interrotti a causa, forse, di un cedimento strutturale o più probabilmente di un movimento tellurico che compromise la stabilità di strutture ancora incomplete: l'edificio venne quindi completamente abbandonato.
Le ultime famiglie proprietarie fino all'acquisizione del demanio furono gli Aragona Cortes di Terranova (Gela) e i Pignatelli. Dopo, per circa duecento anni, se non di più, il castello iniziò a subire una lenta ed inesorabile rovina.
L' 11 luglio del 1943 il Castelluccio fu bombardato dai cannoni della flotta alleata che ne distrussero la torre est e parte del prospetto sud.
Nel 1987 la provincia di Caltanissetta si è mossa per salvarlo da futuri crolli con un massiccio restauro che ne ha parzialmente restituito la bellezza. Tali interventi hanno permesso la messa in posto di più piattaforme con scalinate allo scopo di poter accedere alla parte sommitale del monumento ai visitatori.
Il monumento venne aperto al pubblico nel 1993 ma dopo quasi sei anni l'accesso ne è stato vietato e la natura ha ricominciato la sua inesorabile azione sgretolante aiutata dai vandali che nel frattempo hanno anch'essi intrapreso a distruggere ciò che era stato ricostruito.
Giungendo sul posto il castello rinnova la sua imponenza tanto da apparire, da ogni lato si guardi, sempre con un maestoso ed austero profilo dalle forti linee cadenti. Le ampie pareti sono costellate da feritoie e finestre: le feritoie ci raccontano della sua iniziale funzione difensiva, mentre le eleganti finestre, di cui una con un bell'arco, narrano il successivo utilizzo come regale residenza.
Cronologia delle principali fasi storico-costruttive

* XIII (prima metà) - fondazione - Scuto 1995, p. 503.
* XIV - il castello subisce danneggiamenti e viene abbandonato - ibidem.
* XV (prima metà) - viene ricostruito lo spigolo nord-est della torre orientale, precedentemente crollato - ibidem.
* XV (seconda metà) - in seguito ad un incendio il castello viene nuovamente abbandonato - ibidem.
* XVI (prima metà) - si eseguono lavori di sopraelevazione che comportano la copertura del terrazzo fino al raggiungimento della quota dell'ultimo livello delle torri - Scuto 1995, p. 99.
* XVI (1542) - i lavori di ampliamento del Castelluccio vengono bruscamente interrotti da un terremoto che compromette la nuova struttura con danni giudicati allora irreparabili - Scuto 1995, p. 503.
* XX (1943) -la flotta Alleata bombarda il castello provocando danni diffusi ed il crollo della torre est - ibidem.
* XX (1987) - iniziano i lavori di restauro a cura della Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento e Caltanissetta.
* XX (1993) - apertura al pubblico del castello, reso fruibile grazie ai restauri.

Descrizione
Il castello presenta una pianta rettangolare a pianta rettangolare molto allungata con due torri quadrangolari alle estremità, una rivolta a sud-ovest e l'altra a est.
Lo schema planimetrico è ottenuto dalla somma di tre quadrati articolati in sei ambienti per mezzo di quattro archi a sesto acuto e un muro di delimitazione dell'ambiente all'estremità orientale. Quest'ultimo reca una falsa torre a sud - ricostruita in occasione dei recenti restauri - che ripropone la configurazione della torre occidentale e reca una monofora sul fronte nord con strombatura archiacuta anziché retta come nei rimanenti ambienti. Queste differenze indurrebbero a ritenere che l'ambiente in questione potesse avere una destinazione d'uso religiosa. I fronti merlati - segnati a tratto discontinuo nel rilievo - riproducono in altezza la dimensione del quadrato di base dell'organismo federiciano.
Le due possenti torri, a base quadrata, risultano dalla sovrapposizione di due cubi: quella del versante occidentale contiene al primo livello i resti di una cisterna e al secondo livello una sala accessoriata con una latrina sul lato sud.
Nella la torre ad est, invece, si può ammirare una cappella scavata nella parete.
Il Castello, probabilmente, era organizzato a più piani vista la doppia file di finestre visibili dall'esterno ed anche se ormai sono rimasti solo dei ruderi si possono ancora ricostruire le funzioni delle varie parti.
Sono, comunque, ancora presenti parti degli ambienti dedicati alle stalle ed all'armeria e qualche sala residenziale
Il prospetto meridionale del Castelluccio, configurato quale fronte principale dell'edificio, include un'ampia apertura centrale, che si qualifica come motivo decorativo dell'intera fabbrica e fulcro dell'impaginato architettonico del fronte.
Quello che più colpisce e la sobrietà e il rigore formale dell'esterno, quasi privo di elementi decorativi. Nonostante la nudità dell'aspetto, il Castelluccio non nacque come baluardo militare.
Si tratterebbe piuttosto di una semplice e funzionale residenza nobiliare che, almeno in origine, mancava di consistenti elementi difensivi. Pur nella sua alta posizione, non fu quindi edificato per difendere la città di Gela, troppo distante e già difesa da un altro castello sito all'interno della città stessa, né la piana circostante.
Anche la posizione elevata e dominante é spiegabile sia come accentuazione e dichiarazione pubblica dello status sociale del committente, sia come ricerca puramente estetica di un sito dal quale fosse visibile un bel panorama.
Il Castello è stato costruito utilizzando blocchi di pietra calcarea bianca locale di dimensioni variabili che danno all'intera struttura un aspetto davvero gradevole ed imponente. I cantonali e le cornici delle aperture, sono realizzati in conci ben squadrati di calcarenite gialla e calcare bianco, in parte provenienti dalle mura di età greca di Capo Soprano.
Il prospetto sud ha subito, durante il restauro, la ricostruzione muraria di una parte del paramento crollato a causa del bombardamento del 1943. Questo prospetto é animato da tre feritoie disposte simmetricamente in lunghezza e incorniciate da conci squadrati.
Probabilmente, per simmetria con il prospetto nord, una quarta feritoia doveva trovarsi sullo spigolo sud-est e venne poi tompagnata quando in corrispondenza, fu costruito un camino interno. Al centro del prospetto si apre una grande monofora con cornice di diverso materiale rispetto alle altre ,forse un rifacimento successivo.
La torre sud-est si presenta lievemente scarpata per adeguarsi al rilievo roccioso. In alto si nota la sopraelevazione cinquecentesca che ha inglobata la precedente merlatura che correva per tutti i lati: a questa altezza furono aperte grandi monofore che avrebbero illuminato le sale del primo piano, mai ultimate.
Nel prospetto est la torre aggettante presenta come uniche aperture delle feritoie. Il prospetto nord ripropone l'impostazione volumetrica e spaziale di quello sud; da notare la trasformazione della feritoia sull'angolo nord-est in piccola monofora a sesto acuto.
Sul prospetto ovest la torre presenta, in alto, un'unica monofora con cornice in conci squadrati: notevole é l'effetto cromatico dato dai vari materiali utilizzati nel paramento murario.
L'entrata del castello si trova su lato ovest,al pianterreno, affiancata alla torre,tramite un piccolo ingresso ad arco leggermente nascosto. I buchi sulle pareti indicano ancora la presenza di una robusta porta in ferro atta a sigillare con efficacia l'intera struttura, inoltre le dimensioni ridotte di questa permettevano una migliore difendibilità in caso di attacco diretto.
All'interno il piano di calpestio antico era stato ottenuto spianando la superficie rocciosa. Nel pianterreno, un tempo scandito in sei campate da quattro archi a sesto acuto e da un muro che isola lo spazio della campata orientale, oggi é visibile soltanto l'unico arco superstite e gli innesti degli altri tre.
Delle ampie stanze non è rimasto quasi nulla ed il castello, ad una prima impressione, sembra un immenso guscio vuoto.
Il piano superiore è crollato da tempo immemore e i fori di alloggiamento delle travi sono l'unica testimonianza del soffitto ligneo che divideva il pianoterra dalla sopraelevazione cinquecentesca.
Sul lato sud si notano i resti di un monumentale camino ai cui lati fanno mostra di se una serie di colonnine trecentesche in calcare bianco molto consunte.
La canna fumaria che da esso si diparte, pian piano si restringe elegantemente verso l'alto, percorrendo tutta l'altezza della parete interna fino in cima.
Grazie alle scale e alle passerelle in ferro si riesce a salire alla stessa quota, dove presumibilmente arrivava il primo piano. Nella torre occidentale era ricavato un ambiente accessibile tramite un ingresso sormontato da un bell'arco.
Tramite una piccola scaletta è possibile salire ancora più in alto verso il limite superiore delle mura dal quale si può ammirare un panorama ampissimo ed avere l'intensa percezione della funzione d'avvistamento di quest'antico castello.

Bibliografia
Vullo D., Gela, Castelluccio, in "Castelli medievali di Sicilia", Palermo 2001, pp. 144-145
Fabio Militello, Rodo Santoro in "Castelli di Sicilia", Palermo 2006, pp. 105- 108



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