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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa Madre

Chiesa Madre




Non esistono documenti riguardo alla data di edificazione della Chiesa dedicata a S. Antonio Abate, protettore di Burgio.
E' probabile, da fonti storiche attendibili, che ciò avvenne durante la dominazione normanna nel XII secolo.
Andata in rovina, sulle sue pietre fu riedificata l'attuale Chiesa in stile rinascimentale, mentre il campanile risale al sec. XVI e l'intero edificio fu radicalmente restaurato nel 1749.
Si presenta internamente con tre absidi e pareti affrescate probabilmente nel XVII secolo.
E' larga 46 metri, larga 23,70 ed alta 12.
A pianta longitudinale, l'interno della Chiesa è a tre navate con il tetto a botte; le navate laterali sono con copertura a volte a crociera romana, con applicazioni di stucchi dorati.
Le navate sono divise da dieci colonne con capitelli corinzi
Si accede all'interno attraverso un portale in legno sulla cui archivolta si raffigurano i ritratti del castellano Ansaldo e del Vescovo Gentile. All'esterno è visibile il campanile a torre con quattro campane bronzee e l'orologio comunale ed al suo interno una cappella con un altare. Intorno invece, rimangono soltanto i ruderi dell'antico monastero. Osservandoli, è possibile immaginare la grandezza che doveva avere il tutto, con ampie arcate, il chiostro ed il pozzo ad esso annesso. La Chiesa e l'antico monastero erano uniti dal lato sinistro e attorno ad essi doveva sorgere una barriera difensiva costituita, probabilmente, da possenti mura come testimonia l'ampio fossato circostante.
Lungo le navate, all'interno di cappelle laterali più volte riprese da un punto di vista pittorico ed architettonico, trovano collocazione ben undici altari e tutti custodiscono opere d'arte che, in alcuni casi, sono di estremo valore artistico e storico.
I portali di ingresso, tre, sono massicci e decorati con fregi in pietra.
Esternamente è possibile vedere l'abside centrale cilindrica; le altre due, meno alte e profonde della centrale, appaiono più incassate nelle mura esterne.
Sul portale di ingresso, lato destro Nord del 1846, la lunetta contiene le statue della Madonna, di S. Antonio Abate e di S. Nicola di Bari .
Una recente interpretazione dello storico Magistri sostiene, invece, che quest'ultima statua sia S.Nicasio da Burgio.
Il pavimento interno della Chiesa è in marmo bianco e grigio ed il suo primo restauro risale al 1926 mentre il secondo, consistente nella levigazione, è del 1998.
Il presbiterio è circondato da un coro ligneo del 1600 che, in passato, ospitava i sacerdoti ed i frati per la celebrazione delle solenni liturgie.
Caduto in rovina, è stato recentemente restaurato e riportato ad un buono stato insieme al pulpito in legno di noce, finemente intagliato, anch'esso del XVII secolo.
Sul terzo altare, è possibile ammirare la cappella della Madonna delle Grazie di Trapani con l'omonima statua di Vincenzo Gagini del 1566, mentre le decorazioni e gli stucchi, sono opera di Orazio Ferraro di Giuliana.
Da segnalare anche la Madonna dell'Itria di Antonino Ferraro del 1596 e l'Icona della Madonna della Consolazione del XIII secolo.

All'esterno della Chiesa è degno di nota il portale del lato destro Nord scolpito in pietra nel 1846 sul quale è sovrapposta in marmo bianco una lunetta incorniciata che racchiude la Madonna tra due santi in basso rilievo.
Nella cappella è custodito il crocifisso di legno detto di ''Rifesi'', di povera fattura ma importante per la devozione che ad esso prestano gli abitanti del paese, una scultura tra le più antiche sul tema esistenti in Sicilia.
Si narra , che il Crocifisso ligneo sia stato scolpito nel 1200 da un pastore che riuscì a realizzare tutto il Cristo tranne la testa. Secondo la leggenda infatti, la testa già scolpita fu trovata dal pastore ai piedi di una quercia detta la ''celsa di lu Signuri'', ma l'incredibile è che quella stessa quercia, in seguito, fu colpita da un fulmine e di essa rimase un fusto dalle sembianze di una croce. Un'altra leggenda che si racconta ancora oggi è che il Crocifisso doveva essere trasferito definitivamente a Bivona ma, durante il percorso, un violentissimo temporale abbattutosi su Burgio ingrossò il fiume di un torrente impedendo ai suoi trasportatori il proseguimento del cammino. L'evento fu interpretato come un segno che il Crocifisso stesso non volesse allontanarsi dal paese.
Sempre all'interno della cappella della Madonna di Trapani, c'è un altare in marmo decorato in oro dal pittore Francesco Vetrano di Villafranca Sicula del 1931. L'altare, chiuso da un'inferriata del '700, è adornato da 10 candelieri in legno e da vasi di ceramica di Burgio.



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