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Chiesa di S.Flavia e ex convento dei Benedettini
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::Chiesa di S.Flavia e ex convento dei Benedettini a Caltanissetta » Storia

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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa di S.Flavia e ex convento dei Benedettini

Chiesa di S.Flavia e ex convento dei Benedettini

Piazza Santa Flavia



La nascita del monastero è legata alla figura di donna Maria d'Aragona, duchessa di Montalto, vedova del conte di Caltanissetta Francesco II Moncada, la quale, dopo la morte prematura del giovane marito avvenuta nel 1592, versò un contributo di 500 onze annue per la realizzazione e il mantenimento di un monastero benedettino che sarebbe dovuto sorgere accanto all'esistente chiesa di Santa Venera, in un luogo panoramico che dominava visivamente l'intera città.
Il terreno per il monastero fu concesso dai giurati di Caltanissetta già nel 1593; l'atto di fondazione si trova presso l'archivio di stato di Caltanissetta. Papa Clemente VIII diede la sua approvazione tramite la bolla pontificia del 27 agosto 1594.
Nel 1596 il vescovo di Girgenti (da cui all'epoca dipendeva la chiesa nissena), concesse il terreno su cui sorgeva Santa Venera per la costruzione della chiesa annessa al monastero, che per esplicita richiesta della duchessa sarebbe stata dedicata a santa Flavia, sorella del martire benedettino san Placido.
I lavori iniziarono tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo; dopo la morte della duchessa, furono portati avanti da suo figlio, il principe Antonio d'Aragona Moncada che nel 1617 dota il convento di nuove rendite ribadendo il principio che le fabbriche si continuino secondo il modello iniziale.
Qualche anno prima, nel 1592, Antonio Moncada, cugino del principe omonimo, stabiliva con disposizione testamentaria la sepoltura sua e della moglie Maria nella chiesa di Santa Flavia; il figlio Tommaso attuò questa volontà con un lascito annuo di trenta onze per la costruzione di un monumento funebre.I loro corpi, secondo una testimonianza giurata del 1607 del frate Benedetto da Palermo, erano sepolti nella cappella dedicata a Santa Flavia. Nella nuova chiesa, per volontà di donna Maria, venne dedicata anche una cappella a Santa Venera.
L'importanza e l'imponenza dell'opera furono tali al punto che, secondo i resoconti dell'epoca, la costruzione della chiesa e del monastero aumentò il valore dell'intera città di Caltanissetta di oltre settemila scudi e (…) se detto Stato e Principato si avesse da vendere, si venderà cum una grossa somma di più per esserci un monastero così grande e famoso.(Arch.St.CL Corporazioni Religiose soppresse, S.Flavia voi 267)

I tempi per la costruzione della chiesa furono lunghi. Sebbene una testimonianza riporti che questa fosse in funzione già nel 1607, i lavori che porteranno la chiesa ad assumere l'aspetto odierno iniziarono intorno al 1650. Inoltre, da alcuni documenti si evince che la chiesa di Santa Venera, definita chiesa vecchia, dovesse ancora esistere nel 1667, e che i lavori per l'altare maggiore della nuova chiesa avvennero verosimilmente intorno al 1669. A causa di problemi economici, la costruzione della chiesa venne interrotta per diversi decenni; fu ripresa solo nel 1763 e fu completata nel 1793.
Nel XIX secolo vi dimorò Giuseppe Benedetto Dusmet. Egli vi giunse nel 1847 come segretario di Carlo Antonio Buglio, eletto abate del monastero. Vi rimase fino al 1850, ma vi ritornò due anni dopo con il titolo di priore amministratore con funzione di abate su insistenza di Antonino Maria Stromillo, primo vescovo di Caltanissetta, che lo voleva come aiutante nella gestione della sua neonata diocesi. Nel 1854, durante una violenta epidemia di colera, Dusmet fu in prima linea nel soccorso e nel conforto degli ammalati. Rimase a Caltanissetta fino alla morte del vescovo Stromillo, che egli assistette fino all'ultimo, nel 1858. Al cardinale Dusmet è intitolata la via che affianca la chiesa di Santa Flavia.
Con l'unità d'Italia il monastero e la chiesa furono confiscati; furono dapprima destinati a lazzaretto, durante l'epidemia di colera del 1885,[5] poi furono convertiti in caserma "Belleno" e in deposito militare. Successivamente il monastero fu destinato a rifugio per gli indigenti, mentre la chiesa fu restituita al culto nel XX secolo. Negli anni sessanta l'edificio era fatiscente, e all'ipotesi di demolizione si opposero i parroci dell'epoca che iniziarono il restauro senza contributi da parte dell'erario. Nel 1978 si arrivò a un accordo secondo cui il monastero sarebbe stato ristrutturato con fondi del Ministero delle finanze purché i locali della struttura fossero utilizzati per attività sociali.
I lavori di restauro eseguiti nei primi anni duemila hanno riportato alla luce la facciata dell'antica chiesa di Santa Venera, oggi inglobata nella parete laterale della chiesa di Santa Flavia.

Posizione
La posizione della chiesa e del convento fu scelta principalmente perché, dalla collina sulla quale sorge, si poteva dominare visivamente l'intera città. La tradizione popolare narra che il principe Moncada, volesse collegare il suo palazzo, posto ai piedi della collina di Santa Flavia, con il convento; ipotesi piuttosto inverosimile per la notevole distanza tra i due immobili ma che comunque testimonia il forte legame esistente con i nobili Moncada. Oggi il complesso risulta inglobato all'interno dell'omonimo quartiere popolare ed anche se mantiene la posizione di predominio rispetto al centro storico non rappresenta più il limite estremo dell'abitato, bensì l'anello di congiunzione tra la città vecchia e la nuova.

Descrizione
II complesso è stato notevolmente alterato durante il periodo di occupazione militare quando, verosimilmente, fu demolito il porticato interno. Esternamente, lavori di restauro eseguiti negli ultimi decenni, hanno riportato in luce, sul fronte laterale del tempo attuale, l'antichissimo prospetto di Santa Venera. Il fronte principale della chiesa di Santa Flavia è costituita da due ordini sovrapposti, inquadrati da pareste in pietra da taglio, separati da una cornice marcapiano; sopra quest'ultimo due ampie ed eleganti volute, raccordano il corpo centrale con le navate laterali.

Il convento, con cortile centrale, in origine costituto da due elevazioni, è stato alterato dimensionalmente con l'aggiunta di un terzo livello sul fronte attiguo alla chiesa e racchiude un cortile dentro il quale vi insisteva un porticato, demolito probabilmente durante la trasformazione in caserma

Cronologia delle principali fasi costruttive
1592: La principessa Maria d'Aragona, moglie di Francesco Moncada, assegna una dote annua di 500 onze per la costruzione di un convento benedettino che dovrà sorgere vicino la chiesa di S.Venera
1593: I giurati di Caltanissetta concedono il terreno per la costruzione del convento
1596: Il Vescovo di Girgenti concede la chiesa di Santa Venera ed il suolo per la costruzione della nuova chiesa che, per volontà della principessa Moncada, sarà dedicata a S. Flavia
Fine XVI inizi XVII sec.: Il Principe Antonio Moncada, figlio di Maria, porta a compimento la volontà della madre iniziando la costruzione del convento e della chiesa. In quest'ultima per espressa volontà di Donna Maria una cappella dovrà essere dedicata a S.Venera
1607: In quell'anno la chiesa è già in funzione, come testimonia una dichiarazione del frate Benedetto da Palermo, che afferma di avervi celebrato messa. Probabilmente non si tratta della chiesa nella sua forma definitiva, ma di una piccola cappella con (…) soi quatro di Sancta Flavia. (Arch. St. CL; Corporazioni Religiose soppresse, S.Flavia vol.267) 1649: Giovanni Maria Nicolosi, capomastro nisseno, riceve 4 onze per (…) assettare la pianta della chiesa (Arch.St.CL, Id. vol. 268)
1650: Da un esito di fabbrica apprendiamo che si stanno realizzando lavori d'intaglio relativi a pilastri, cornicioni ed altro. Verosimilmente hanno inizio i lavori che porteranno la chiesa alla configurazione attuale
1667: In quell'anno il Depositario della fabbrica, cioè colui che gestisce le spese per la costruzione della chiesa e del convento è Gaspare Morillo, notabile locale vicino ai Moncada. Esiste ancora la chiesa di S.Venera; Masi Scaglione, definito "mastro d'ascia", riceve otto onze per (…) aversi obligato di fare una porta di castagno con tre finestre per la stanza della chiesa vecchia. Ed ancora si commissionano (…) tremila e cinquecento mattoni ad otto punti con li quadretti d'immenzo e duemila mattoni a sei punti. Probabilmente servirono per la pavimentazione della chiesa. (Arch.St.CL not. Riccobene vol. 842)
1668: Viene realizzata (…) l'invetriata della finestra della chiesa, sopra la porta grande. Filippo "il Piazzese", definito "mastro vitraro" viene pagato per (…) havere messo 136 vitri con il piombo e ferro a ragione di tari I e grana 14 per vitro. (Arch.St.Cl. id.)… 1669: La costruzione della chiesa è giunta all'altare maggiore, infatti è del 16 gennaio un pagamento di due onze effettuato dalla Deputazione della fabbrica a favore di Michele Licitri e Calogero Laquatra, per (…) havere messo in piano il terreno appresso iì cappellone dove havrà da seguitare la fabbrica. Si precisa che verrà utilizzata petra bianca dei Firrio. (Arch.St.Cl.id.)
1763: Riprendono i lavori di costruzione della chiesa, interrotti decenni prima per problemi economici
1793: Si completano i lavori di costruzione della chiesa
1867: A seguito della soppressione degli ordini religiosi il convento e la chiesa furono requisiti ed adibiti a caserma e deposito militare
XX sec.: La chiesa viene restituita al culto. Il convento oggi è sede di associazioni di volontariato.




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