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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa di San Basilio

Chiesa di San Basilio

Piazza della Repubblica,4



La chiesa domina con la sua mole la piazza più importante della città, col campanile ad est, presso l'ingresso principale, accanto al Palazzo del Comune. La facciata a tre ordini, accordati da volute rispecchia i canoni del Barocco siciliano.
Presumibilmente la chiesa esisteva già nel 1500, e dedicata al culto di San Basilio il Grande. L'impianto doveva essere di tipo basilicale.
La chiesa, eretta nel 1764, è una vasta fabbrica eretta sull'area d'un più antico e preesistente tempio che probabilmente esisteva già nel '500.
La sua unica navata si apre sulle cappelle laterali attraverso ampii arconi e da due transetti finestrati sormontati da due grandi cupole di differenti ampiezze, anch'esse finestrate e suddivise in otto spicchi. L'interno presenta pareti nude d'un bianco assoluto finemente decorato con fregi a stucco dorati e delicatamente dipinti: espressione del gusto rocaille di cui illustrano la grazia leggera e frizzante, senza quegli eccessi di rabesco ornamentale che divennero dopo così odiosi. L'intero spazio, così sonoro e candido, movimentato da altari e continuamente illuminato dalle grandi finestre poste simmetricamente sulle cappelle e sull' abside ne riceve una lenta modulazione di luce accentuata, lungo il perimetro murale, da una cortina di paraste, sormontate da una forte cornice, che creano un movimento largo e sinuoso, come di una massa unica plasmata e mossa, che si espande verso l'esterno.
Domina il catino absidale e tutta la navata lo splendido organo settecentesco rivestito in oro zecchino. La sua cantoria, anch'essa dorata, s'appoggia sulle pareti semicircolari dell'abside sulle quali è addossato il coro in legno intagliato.
A rafforzare questa attrazione interviene la luce che, dalla chiarità della cupola, scende, gradatamente, alla semioscurità del presbiterio, dalla cui penombra sorge imponente, come in un proscenio, l'altare maggiore. Si crea così un effetto di solenne e raccolta teatralità che trasforma lo spazio in una principesca sala di ricevimento, in cui alla celebrazione dei riti si sovrapponeva una cornice mondana, accentuata dai ricchissimi addobbi approntati per le grandi ricorrenze religiose, che servisse a meravigliare i fedeli. La chiesa quindi assumeva un significato sociale e si trasformava, durante i riti, in luogo privilegiato di incontro per riaffermare la sua autorità dispensatrice di grazie celesti e terrene, invitando tutti a essere partecipi dei suoi fasti.
All'esterno la facciata, col suo andamento sinuoso è caratterizzata dalla massiccia cornice che ne spartisce in due la superficie.Lo stile delle colonne e delle lesene riprende gli schemi compositivi dell'architettura siciliana tardo-barocca. L'edificio si sviluppa secondo un impianto planimetrico longitudinale, in cui maggiore attenzione è riservata alla formazione degli organismi architettonici potenziati dal tema della compenetrazione. Del tutto logica e consequenziale per l'intero progetto, risulta allora la soluzione adottata nella costruzione delle cupole, nascoste dalle falde del tetto e da tiburi quadrati che, oltre a valorizzare l'immagine spaziale interna, crea all'esterno, col continuo gioco degli incastri dei singoli spazi rettangolari lungo gli assi, complesse volumetrie; attente queste ultime ai valori ambientali in cui sorgono e di cui diventano emblematiche non solo in termini puramente prospettici.
Per la facciata l'ignoto architetto si rifà agli schemi compositivi che erano in voga, a quel tempo, nell'architettura siciliana, riprendendo ad esempio, temi cari a Rosario Gagliardi. L'architetto, interpretando le esigenze imposte dalla disposizione del lotto e dall'importanza del sito, prevede uno schema curvilineo che fa perdere alla facciata la rigidità della parete per accogliere motivi di maggiore articolazione spaziale.
Si osservi come l'accentuazione della zona centrale del prospetto obblighi al restringimento della parte superiore del muro, essenziale per ottenere effetti di slancio e, al tempo stesso, all'introduzione di elementi di raccordo di varie forme e dimensioni: sono questi, nel rigore esecutivo della facciata, le colonne completamente libere addossate alle paraste che fiancheggiano il portale maggiore, i grandi vasi posti ai lati del finestrone, la fuga continua di lesene e semilesene dei due ordini superiori, ecc.; tutto insomma concorre per creare una tensione verso l'alto e una delicata modulazione di pittoricità atmosferica.
Questi componenti, ripresi dal coronamento a pinnacoli che richiama il tema dello slancio verticale, tendono anche a sfrangiare nell'aria le forme altrimenti severe e conchiuse della composizione architettonica. Ma i motivi di maggiore originalità della costruzione non sono tanto i moduli ascensionali, patrimonio d'altronde comune al barocco internazionale, quanto l'anamorfosi della veduta imposta dal campanile.
L'alta torre campanaria (circa 50 m) infatti oltre ad essere, con la sua ascensione piramidale, il punto di vista privilegiato dello spettatore, funge da perno e da elemento di raccordo tra la facciata e il corpo di fabbrica retrostante, facendo assumere, all'intero edificio, la funzione d'una grandiosa quinta scenografica aperta al dialogo con lo spazio esterno.

Fonte: www.comune.regalbuto.en.it



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