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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Tonnara Tipa

Tonnara Tipa

Punta Tipa



La tonnara è stata realizzata su una zona pianeggiante che si estende verso il mare a nord-est della città di Trapani. Essa anticamente apparteneva al Comune di Paceco; durante i vari secoli ha avuto diversi proprietari dai conti Fardella di Trapani alla famiglia Borghese di Roma, ai Serraino, ancora famiglia trapanese che possedevano diverse tonnare specialmente nel territorio di Tunisi. Per sviluppare ancora di più le proprie industrie hanno dato in appalto ad un commerciante trapanese, certo, Vito Tipa la tonnara da cui ha preso il nome.
Egli, la usò come conservificio di prodotti ittici. La costruzione si sviluppava su due piani: al piano terra vi era in grande cortile dove si aprivano delle ampie stanze, mentre al primo piano vi erano gli alloggi dei dipendenti. Sul davanti del caseggiato vi era stata costruita una piccola chiesetta la "Chiesa di San Giuliano la Punta" da distinguerla con la "Chiesa di San Giuliano" già esistente in città, la quale sorgeva in Via San Pietro con l'entrata principale in Via della Luce, da cui prese il nome di "Chiesa di S. Maria della Nuova Luce" che venne distrutta durante la seconda guerra mondiale. Di fianco alla Chiesetta c'era anche una Torre di avvistamento, per alcuni studiosi, forse potrebbe essere una delle 5 Torri che fanno parte dell'emblema della città.
Nello stabilimento si lavorava e si vendeva quello che veniva pescato interessando nel suo essere il legame tra il materiale che veniva dato dalla terra, in questo caso i tufi provenienti dalle cave, e quello del mare, i tonni. Se si può fare un paragone, il tonno è come il maiale, di esso non si butta niente. Grazie alle donne e agli uomini che lavoravano nello stabilimento si potevano avere delle leccornie come l'uovo di tonno, il tonno in scatola che nel dialetto trapanese veniva chiamato "scapece", la salsiccia di tonno comunemente chiamata "ficazza", la bottarga, il mosciame e il lattume. La "tonnina" fresca veniva chiamata anticamente la "carne dei poveri" oggi, invece, non sono tutti che si possono permettere di comprarla. La lavorazione avveniva tramite i "cammarioti" che cucinavano il tonno in una grande pentola di rame rosso stagnato con acqua dolce e salata. Dal 1961 la tonnara di punta Tipa non ha più funzionato ed oggi, purtroppo, è una struttura fatiscente. Il posto in cui si trova è uno scorcio meraviglioso tra la terra e il mare e durante i pomeriggi d'estate si ammirano degli stupendi tramonti con tinte ineguagliabili.

Fonte: Francesco Catania




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