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::Palazzo La Rocca a Ragusa » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Palazzo La Rocca - Ragusa

Palazzo La Rocca - Ragusa

Via Capitano Bocchieri, 33



Come la maggior parte dei Palazzi nobiliari del '700, anche questo Palazzo venne edificato vicino ad una Chiesa, come nel caso di Palazzo Cosentini, vicino alla Chiesa dell'Idria, Palazzo Battaglia vicino alla Chiesa dell'Annunziata, Palazzo Sortino Trono vicino alla Chiesa del Purgatorio, Palazzo Nicastro vicino alla chiesa della Maddalena. In questo caso il palazzo La Rocca dei Sant'Ippolito si trova nella parte iniziale della via Capitano Bocchieri di fronte al lato destro della chiesa di S. Giorgio, lungo quella che era la strada principale dell'antico abitato di Ragusa detta la "Ciancata" perchè l'unica strada pavimentata con lastre di calcare hiamate "cianche".Il palazzo fu costruito, per iniziativa di Don Saverio La Rocca, barone di S. Ippolito, intorno al 1765 sulle vecchie case della famiglia. Di questa antica dimora dei La Rocca, che risultano presenti a Ragusa fin dall'epoca normanna, sono ancora visibili alcuni resti murari, con caratteristici archi ad ogiva, nel seminterrato del palazzo che è in ottimo stato di conservazione e presenta modesti rimaneggiamenti; sembra che le fondamenta del muro nord siano poggiate sui resti di parte della cinta muraria del castello. L'edificio nell'impostazione attuale è certamente post terremoto (con costruzione contemporanea alla realizzazione della vicina chiesa di San Giorgio e alla prosecuzione della Piancata).
Di pianta rettangolare, ma irregolare, spicca per l'importante e lunga facciata barocca delimitata nella parte centrale è delimitata da due paraste ed in alto da un cornicione continuo. Questa zona contiene il portone principale d'accesso e ben quattro balconi degli otto in prospetto sorretti ognuno da tre mensole in pietra pece di cui le laterali sono più piccole mentre la centrale è più grande per seguire la curva della modanatura del balcone. Le pregevoli mensole in stile barocco rivelano elevata maestria dello scultore nel rappresentare scene di vita del tempo cosicchè ogni balcone ha preso un nome a secondo del tema sviluppato.
In particolare per chi proviene da piazza Duomo, c'è prima il balcone dei Cherubini, poi quello del Telamone , degli Amorini , della Fantesca, del Suonatore di mandola e del Suonatore di flauto, l'ultimo è quello del Cavaliere.
Proprio i personaggi di quest'ultimo balcone sono lo specchio del loro tempo: il Cavaliere è attorniato da diversi personaggi, a sinistra un uomo mascherato (forse un suo sgherro) sovrastato da un portatore di oche e a destra un occhialuto volto ghignante, che rappresenta l'astuzia; sopra un grosso uomo baffuto con folta capigliatura pronto a tirar di spada a cui si affiancano due facchini (uno carica un barilotto, l'altro porta in una mano un'ampolla e nell'altra mano un ombrello).
Nel settimo balcone, un suonatore di flauto al centro affiancato da un faccino e da un mascherone ; nel sesto balcone un suonatore di chitarra affiancato da un puttino e da un mascherone ; il quinto balcone presenta la scultura forse più pregevole con una donna che accudisce un bambino: espressivi i volti del bimbo e della fantesca, ricco e sapiente il panneggio; proprio per la cura del particolare sembra un fotogramma che abbia fissato, grazie alle sapienti mani dello scalpellino, un momento di vita. il quarto balcone, quello centrale presenta delle sculture corinzie ornato solo da una conchiglia centrale e da motivi foliacei. Il terzo balcone offre alla vista coppie di amorini legati in un tenero abbraccio evidente espressione di ingenua innocenza infantile; il secondo balcone un Telamone fiancheggiato da motivi ornamentali, il primo un suonatore di corno affiancato da puttini. Il Telamone presenta la fronte corrucciata nello spasimo dello sforzo tanto che sembra sostenga veramente il peso del balcone.
Dal grande portone d'ingresso si accede ad un atrio, in fondo al quale inizia una elegante scalinata a due rampe interamente costruita in pietra asfaltica, probabilmente attorno alla metà del XIX secolo, da cui si accede alle stanze del piano nobile, che conservano ancora arredi settecenteschi, come le porte laccate ed i pavimenti in pietra asfaltica ed in maiolica. Due i livelli abitabili anche se presenta il sottotetto ed un piano interrato.
L'edificio, dalla semplice struttura di muratura calcarea in conci squadrati legati da malta e intonacato ha la tradizionale copertura a falde ricoperte da coppi siciliani. All'interno le volte sono a botte, di canne e gesso ed in conci di calcare mentre i pavimenti sono in buona parte di pece e pietra calcarea ragusana, ma in parte anche di ceramica di Caltagirone del XVIII secolo e di scuola napoletana (in formelle gialle con contorno verde). Le pareti presentano stucchi e affreschi, le porte sono dipinte e dorate in stile Pompeiano.
Negli interni, di gusto neoclassico, spiccano un imponente lampadario in vetro di Murano, mobili e suppellettili residue del XVII secolo per i saloni di rappresentanza; gli arredi degli uffici A.P.T. sono moderni. Conserva integro lo stemma nobiliare. I livelli sotto il piano stradale, nella parte posteriore del palazzo, danno su un ampio cortile.




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