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Chiesa Madre di S.Nicola - Trecastagni
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::Chiesa Madre di S.Nicola a Trecastagni » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa Madre di S.Nicola - Trecastagni

Chiesa Madre di S.Nicola - Trecastagni




La chiesa Madre, dedicata a san Nicolò di Bari, si eleva su un colle di straordinaria panoramicità, dal quale l'occhio può spaziare dall'Etna a Taormina, alla Calabria, ad Augusta e al quale si accede per una scalea monumentale, con l'emiciclo alla base eccentrico rispetto all'asse della chiesa, in forte pendenza. E' una delle più antiche chiese del cosiddetto Bosco di Catania o Etneo, sorse sopra l'area dell'antica chiesa di S. Maria della Misericordia e risale al 1400. Ne abbiamo la prima memoria storica della Bolla di Papa Eugenio IV che nel 1446 ordinava che concorresse alle rendite della Collegiata di Catania sotto il titolo di S. Maria dell'Elemosina. Il Vescovo Bonadies dietro istanza del Principe Scipione II di Giovanni, del Capitano, dei Giurati e del popolo le decretava il privilegio dell'Arcipretura e Parrocchia il 15 novembre 1667.
Le fabbriche della chiesa erano già finite nel 1690, come si rileva dalla iscrizione du tavoletta di marmo, murata sul portale maggiore lavorato in pietra lava insieme alla finestra che lo sovrasta. D.O.M.
NICOLAUS COLITUR PELLENS
INCENDIA DIRA
AC MENTEM DITANS
CORPUS ET IPSE TUUM
MDCLXXXX
A ponente sulla porta piccola, pure in pietra lava, vi era lo stemma.
Nel 1825, Mons. Orlando, Cavaliere del S. Gennaro consacrava la Chiesa, dichiarando altresì S. Nicola da Bari Patrono del Comune come viene ricordato nell'unica lapide di marmo posta nell'interno della porta maggiore:
D.O.M.
LEONE XII P.M. E FRANCESCO I° REGE
TEMPLUM HOC COLLEGIALE
ILLMUS ERMUS DOMINUS FRATER DOMINICUS
ORLANDO PERISIORUM ORD. M.C.
EPISCOPUS CATINENSIS
SUB DIVI NICOLAI MYRENSISI AUSPICIIS
TOTIUS COMMUNIS PATRONI
AN. DNI MDCCCXXV
DICAVIT
Nel 1866 tutte le disposizioni istitutive di ordini e titoli, venivano soppressi per la legge che aboliva, nello stesso anno, le comunità religiose. La Collegiata di Trecastagni fu soppressa ed i suoi beni incamerati dallo stato. Grandi erano le ricchezze di questa chiesa, ma poco o nulla ne resta; essa si innalza magnifica sopra una collina a cavaliere del paese.
Il prospetto scandisce gli spazi interni mediante pilastri in pietra lavica porosa sormontati da una architrave ornata da mascheroni e da un timpano triangolare su cui si erge lo snello campanile in arenaria di fattura recenziore. La monumentalità del portale d'ingresso è sottolineata da due basamenti sorreggenti delle colonne ioniche aggettanti, sulle quali poggia una trabeazione a raceni e una finestra adorna di semicariatidi, teste di angeli e maschere.
L'interno di impianto cinquecentesco con forti richiami brunelleschiani, certamente rimaneggiato dopo il terremoto del 1693, si compone di tre navate, separate da arcate romaniche sostenute da 12 pilastri in pietra lavica culminanti nei due archi trionfali che separano la navata centrale dall'abside e quelli più piccoli delle navatelle. Al suo interno solenne ed arioso, arricchito recentemente da finestre policrome istoriate con figure dei dodici apostoli, si possono ammirare gli altari con intarsi di marmi pregevoli; le cappelle del Sacramento e del Crocifisso decorate a stucchi di scuola del Serpotta, gli unici rimasti dopo il restauro del secondo dopoguerra che ha riportato il momumento allo splendore originale; un monumentale organo del 1824 costruito da Giovanni Patanè da Acireale; statue lignee settecentesche di S. Giuseppe opere di un ignoto scultore ; la formella con la "deposizione", copia dell'originale del Gagini in Santa Maria del Gesù in Catania, sormontante l'ingresso della sacrestia e i resti di un affresco, attribuito a Paolo Vasta, raffigurante "Cristo nel Getsemani".
Fra i quadri si notano: S. Nicola da Bari dello Zacco, Madonna del Carmelo di Alessandro Vasta e S. Giuseppe di Scuola Napoletana. La fonte battesimale è in marmo di Taormina e non reca alcuna data.
L'attuale campanile di epoca posteriore, che sostituì l'antico a cupola è fuori stile, ma ben proporzionato e svettante per circa 63 metri sull'asse della sottostante piazzetta Abate Ferrara. Esso alberga sei campane di cui la maggiore dedicata a S. Nicola da Bari ed alla Madonna della Misericordia fu fusa nel 1631 dal celebre Domenico San Filippo da Tortorici, La mezzana detta campana di Nuova, rifusa nel 1860 con il materiale di un'altra campana del 1623 opera dei fratelli Aran; vi sono ancora una campanella senza data detta del Capitolo e le due campane dell'orologio una di epoca antica e l'altra fatta nel 1856.
Come in tutte le vetuste parrocchie, anche qui esistono vasti sotterranei, oggi murati, che erano adibiti al seppellimento dei defunti. Accanto alla chiesa vi è la canonica con annesso un Piccolo Seminario.





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