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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Sito Archeologico di Monte Balchino

Sito Archeologico di Monte Balchino




Il sito archeologico di Monte Balchino, più conosciuto con il nome della contrada Altobrando, occupa un'altura calcarea pianeggiante, allungata in senso est-ovest per circa 1 km e larga da 100 a 200 m, posta a N-E di Caltagirone, tra la valle del fiume Caltagirone e quella del Tempio di cui domina il passaggio.
Vi si arriva imboccando la strada che porta a Raddusa dallo svincolo Sud di Caltagirone; dopo averla percorsa per circa 4 km e superata una ripida discesa a tornanti ed un rettilineo, si scorge sulla destra l'imbocco di una stradella non asfaltata segnata come S. P. 92 che conduce in una profonda valle sulla quale prospettano a sinistra la massa rocciosa di Monte Frasca e a destra quella di Monte Balchino.
Le prime indagini sistematiche che hanno portato alla individuazione di un abitato fortificato greco, sono state condotte negli anni 1970-1971 da L. Bernabò Brea con la collaborazione di D. Seminerio; in quella occasione furono compiuti accertamenti lungo la cinta muraria ed alcuni saggi in vari punti all'interno dell'abitato e si identificarono anche i resti di un sacello. Le indagini sono state poi proseguite nel 1980 dalla Soprintendenza Archeologica per la Sicilia Orientale e Catania sotto la direzione di G. Voza ed U. Spigo.
Le più antiche testimonianze nel sito risalgono alla fine dell'età del rame ed alla prima età del bronzo. In questo periodo, infatti, sorse sul versante occidentale del colle un piccolo villaggio di età castellucciana (XIX-XV sec. a.C.) cui è pertinente anche la poco distante necropoli a grotticelle artificiali scavate nella roccia. Appartengono a questo periodo i numerosi frammenti di ceramica decorata a fasce nere su fondo camoscio.
Alla fine dell'età del bronzo il villaggio sembra essere stato trasferito sull'altopiano più a N-E dove sono stati rinvenuti materiali ceramici, tra cui un'ansa a protome bovina, appartenenti alla facies dell'Ausonio II (XII-XI a. C. ). Il cambiamento di posizione corrisponde pertanto ad una differente facies culturale che similmente a quanto avviene in altri siti della Sicilia orientale potrebbe essere stata determinata dall'arrivo di nuove genti di matrice peninsulare.
Il centro di Monte Balchino mostra un accentuato processo di ellenizzazione a partire dal VII sec. a. C. quando è molto probabile che esso sia divenuto un avamposto greco (phrourion) per il controllo del territorio, fino almeno alla metà del V sec. a. C. momento in cui sembra possa datarsi la distruzione. Tali considerazioni scaturite dalle indagini archeologiche, sono state da taluni messe in relazione con la notizia riportata da Diodoro Siculo (XII, 29) relativa al sito di Trinakia distrutta da Siracusa nel 446 a. C. dopo la guerra contro il re siculo Ducezio, ed i cui abitanti preferirono morire combattendo piuttosto che arrendersi all'invasore.
L'antico phrourion di Altobrando occupava un'area di circa 9 ha. corrispondente a circa tre quarti della sommità della collina ed era interamente circondato da un'imponente opera di fortificazione. Sui fianchi settentrionali e meridionali nei quali il pendio è molto ripido, la fortificazione era costituita da un aggere formato da grossi blocchi di calcare spianati sulla faccia a vista, alle spalle del quale era un riempimento di pietre più piccole incassate nel terreno. Sui lati occidentale ed orientale, fu invece costruita una cinta muraria a doppia cortina, realizzata in blocchi di calcare con tecnica pseudo-poligonale (in alcuni punti isodoma, cioè costituita da blocchi di taglio regolare) e con riempimento (emplecton) in pietrame minuto, della larghezza media di m 2. Le mura, che affiorano quasi ovunque per un'altezza di circa 2 o 3 filari, si possono datare all'incirca al VII sec. a. C. Alcuni rifacimenti ed aggiunte in diversi tratti sono stati datati a poco prima della distruzione del sito. Di tecnica isodoma è anche una robusta torre quadrangolare, di m 2,50 x 6,50, impostata a metà del lato Ovest della cinta e conservata per un'altezza di circa 3 m.
Entro il perimetro delle mura sono stati effettuati saggi all'interno dell'abitato. In particolare, nel settore S-O del pianoro sono state trovate tracce di un edificio sacro purtroppo già compromesse da numerosi precedenti scavi clandestini; di esso restano solo alcuni blocchi di fondazione e frammenti di tegole con decorazione a riquadri dipinti bianchi e neri. Notevole è una struttura rinvenuta all'interno dell'abitato, secondo alcuni riferibile ad un palmento interamente scavato nella roccia, formato da tre vasche disposte su tre livelli. Scarsi sono anche gli elementi per la lettura della tipologia planimetrica dell'abitato. I complessi abitativi si rivelano, comunque, piuttosto semplici essendo costituiti da vani quadrangolari accostati, con piani di calpestio in terra battuta. Sui versanti nord e sud del monte sono state riconosciute delle necropoli con tombe a semplice fossa o a camera scavata nella roccia.
L'insediamento di Monte Balchino-contrada Altobrando viene ritenuto un avamposto fortificato delle popolazioni calcidesi fondato nel corso del VII sec. a. C. durante la loro penetrazione nell'entroterra in prossimità del confine con la chora gelese; fu abbandonato, per cause ancora da definire, verso la metà del V sec. a. C. Da definire rimane anche la natura del più tardo insediamento (il cosiddetto "Castello") localizzato da D. Seminerio ca 800 m a sud-est delle mura orientali, sorto probabilmente verso la metà del IV sec. a. C. Molti materiali provenienti da Altobrando sono attualmente custoditi presso il Museo Archeologico Regionale "P. Orsi" di Siracusa.




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