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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Le Confraternite di Gratteri

Le Confraternite di Gratteri




La Confraternita è un’associazione religiosa di laici, regolarmente riconosciuta come tale dall’autorità diocesana, avente per scopo determinato opere di pietà o pratiche religiose per l’incremento del culto. Le prime risalgono intorno al 1250, ai tempi del misticismo religioso e della diffusione degli ordini monastici, ma ebbero il riconoscimento ufficiale dalla curia romana intorno al 1550, dopo il Concilio di Trento. Originariamente si chiamarono Compagnie ed erano poste sotto il patrocinio della Vergine o dei Santi. Nelle funzioni religiose a cui queste confraternite intervenivano, i confrati indossavano un tipico costume risalente al Medioevo, costituito da un sacco di tela a mo’ di tonaca (“cappa”), che scendeva fino ai piedi, sostenuto ai fianchi da un cordiglio (“curduni”); sulle spalle scendeva una mantelletta (“rucchettu”) che variava di colore a seconda della confraternita; sul capo veniva indossata una visiera provvista di due buchi per gli occhi che in determinate occasioni veniva abbassata dinanzi al viso come una maschera. Questa maschera veniva usata anticamente, affinché i confrati non fossero riconosciuti quando questi assistevano i condannati a morte. Verso il 1800, le Compagnie vennero soppresse dall’amministrazione borbonica e furono mutate in Confraternite, le quali dipendevano dalla Direzione generale di Polizia e da quella degli Ospizi, mentre il sacerdote cappellano era di nomina reale.
Gratteri è l'espressione di una cultura religiosa che affonda le sue radici nella notte dei tempie che rivela un misticismo profondo ed un amore nei riti processionali per le forme sfarzose di chiara impronta spagnolesca. Partendo dal concetto che originariamente in un paese di 2000 abitanti vi erano ben 18 Chiese e 4 confraternite, proprio nelle confraternite bisogna ritrovare i primi cenni di una devozione fervente per il culto dei Santi.
Infatti già dal 1600 ci sono documenti che testimoniano la formazione della prima e più importante congregazione: SS. Sacramento sotto il titolo di san Giuseppe avente la sede presso l'antica di Chiesa di M. SS del Rosario (Matrice Vecchia). Segue nel 1700 la fondazione della confraternita di M. SS. del Rosario, nel 1870 quella di M. SS. del Carmelo, nei primi del '900 la congragazione dedicata a San Giacomo Ap. patrono di Gratteri e infine nel 2000 quella femminile dedicata alle Sante Spine della Corona di Cristo.
Nella processione, a parte il numero dei confrati partecipanti, la formazione di sfilata è pressoché uguale. Il primo a procedere per ogni confraternita è il confrate che suona un grosso tamburo (“tammurinaru”); subito dopo viene lo stendardiere (“stinnardaru”) che reca lo stendardo o gonfalone della propria Confraternita, indi seguono disposti per due i confrati recanti i ceri accesi (“tuorci”), poi i “misteri”, ossia quattro grossi ceri, issati su bastoni, artisticamente adornati (recati da altrettanti confrati, “turcinara”), in mezzo a loro prende posto colui che porta il Crocifisso (“cruciffissaru”). Al alto al c"cricifissaru vengo subito dopo i “racintini”, sorta d’immaginette d’argento, poste su bastoni, che vengono portate dai confrati anziani ed in ultima, disposta su tre file, viene l’amministrazione composta dal Superiore (“supiriuri”) e dai due consiglieri primi eletti (“cognunti”). Questa disposizione di sfilata è curata dal confrate mazziere (“massaru”), il quale ha cura di collocare i più giovani per primi.
Chi desidera far parte di una Confraternita, dopo essere stato accettato dall’assemblea dei confrati a maggioranza assoluta, deve obbligatoriamente fare due anni di “noviziato” prima d’avvenire la “professione” a confrate vero e proprio.
Ciascuna confraternita possiede una sepoltura gentilizia nel cimitero comunale, della quale possono usufruire, oltre al confrate, anche la moglie e i figli maschi, celibi fino al diciottesimo compleanno, mentre per le donne (purché nubili) non vi è alcun limite d’età.
Gli aderenti defunti hanno diritto all’assistenza e alla scorta dal domicilio in chiesa, da parte dei confrati, i quali, in numero di otto, espletano tale servizio (“turnu”) presenziando alla funzione religiosa, accompagnando il feretro sino al cimitero e provvedendo alla definitiva tumulazione. Alla famiglia del confrate viene elargito inoltre un congruo contributo, provvedendo anche a far celebrare determinate Messe in suffragio.
Sono ben 12 le feste religiose che si celebrano durante l'intero anno liturgico.

Le 4 Confraternite

*SS. Sacramento (sotto il titolo di San Giuseppe)
Il documento più antico relativo a questa confraternita è un lascito datato al 1586, con il quale “Agata La Vecchia, da Gratteri, lascia, per aver detto cinque Messe in perpetuo, dieci piante di ulivi, siti nel feudo di Malagirati, contrada della Petrusi alla predetta Confraternita. Originariamente era composta di soli “nobili, civili e galantuomini”, appartenenti solo al ceto borghese, ma dal 1800 l’ingresso fu esteso a tutti. Era retta da un Governatore che nel 1832 assunse l’appellativo di “Superiore”. Era un ente morale e come tale obbligato a dare i rendiconti al Regio intendente di Filanza. La missione religiosa di questa confraternita consisteva prevalentemente nella devozione al SS. Sacramento, all’assistenza ai moribondi, alla presenza continua dei confrati il giovedì santo dinanzi al sepolcro di Cristo; inoltre la domenica di Pasqua gli aderenti intervenivano, vestiti con l’antico costume, per aiutare il sacerdote cappellano a portare l’Eucaristia a tutti gli ammalati del paese, impossibilitati ad andare in chiesa. Tale pia funzione veniva chiamata “u pricettu d’i malati”. Essendo stata abolita l’antica confraternita, eccetto che per la sera del venerdì santo, attualmente nelle processioni i confrati indossano l’abitino color rosso, recante nel lato posteriore le lettere P.S.G., “Patriarca San Giuseppe”. La sede della confraternita è nella Matrice Vecchia.

*Maria SS. Del Rosario
Originariamente chiamata “Compagnia della buona Morte”, solo verso il 1612 assunse l’attuale denominazione. Come per quella precedente, questa data è stata trovata a proposito di un censo pagato da certo “Nicasio Di Martino per terra della Confraternita di Maria SS. Del Rosario, sita in contrada Galefina”. Fra le opere di pietà destinata a svolgere, spiccavano la devozione del Rosario, l’assistenza ai condannati a morte, la cura delle famiglie dei carcerati e la sepoltura degli indigenti. Era anche questa ente morale ed era retta da un Governatore. L’abitino in uso è di color nero, con la scritta nella parte posteriore: M.SS.R., “Maria SS. del Rosario”. Come quella del SS. Sacramento, anche questa ha sede nella Matrice Vecchia.
 
*Maria SS. del Carmelo
è stata fondata il 16 luglio 1876 dal sacerdote Francesco Di Maria, da Gratteri, nella chiesa di Sant’Andrea, dove attualmente risiede, e ciò per assecondare il pio desiderio degli allora numerosi maestri di mestiere (“mastri” o “real mastranza”) d’onorare la loro Patrona che è appunto la Madonna del Carmine. Prerogativa di questa Confraternita è la devozione e il culto dello scapolare della Madonna, risalente ad un’antica tradizione religiosa, secondo le rivelazioni che la Madonna stessa ebbe a fare a Simone Stock, nel 1550, essendo allora questi Ministro Generale dell’Ordine dei Carmelitani. L’abitino che indossano i confrati nelle processioni è di color bordò, quasi simile al saio dei Carmelitani. Nella parte posteriore porta una M, “Maria”, ricamata in oro, mentre sul davanti vi spicca un’immagine della Madonna con S. Simone.

*San Giacomo
Fondata verso il 1892 da un certo Di Francesca per mantenere vivo il culto e la devozione verso il Patrono San Giacomo, questa confraternita aveva sede nell’omonima chiesa, ma per motivi d’inagibilità, si è trasferita nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano. L’abitino in uso è di color vermiglio, che raffigura il sangue del Santo cui è dedicata. Infatti, San Giacomo Maggiore fu appunto il primo degli apostoli a subire il martirio della decapitazione.



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