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:: Linguaglossa » La storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?


(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)





A 44 km da Catania sul versante nord-orientale dell'Etna, in una zona lavica incisa da profondi valloni a 550 m s.l.m..
Secondo lo storico castiglionese Filoteo degli Omodei, la fondazione di Linguaglossa viene attribuita intorno all'anno 1100 ad una colonia di avventurieri di Genovesi e Lombardi venuti da Castiglione per estrarre la resina dei pini del bosco dell'Etna e che edificarono alcune case nel bosco  dando vita ad un vero e proprio borgo.
L'etimologia della sua denominazione proviene dal latino e dal greco; "lingua" in latino e "glossa" in greco hanno lo stesso significato: lingua (chiaro è il riferimento ad una grossa lingua di lava eruttata successivamente al 1634). Un'altra variante sostiene che il nome deriva dal fatto che la località fu colonizzata con gesti di lingua gallo-italica, la cui parlata fece sì che la popolazione li definisse come “quelli della lingua grossa”, cioè dalla parlata grossolana. Un'altra ipotesi afferma che Linguaglossa fu fondata dai superstiti dalla superstizione di Naxos, così come testimoniano alcuni reperti archeologici riferibili all'epoca greca ritrovati presso il torrente Ficheri.
La prima menzione di Linguaglossa compare, comunque, in un documento che risale al 1145, anno in cui Ruggero II, re di Sicilia, stabiliva per l'Archimandrita Venerabile Luca i confini della Diocesi di Messina. Gli abitanti sin dalle origini erano contadini, boscaioli, piccoli proprietari terreni, e già a quell'epoca era nota la loro instancabile laboriosità, la tenacia, l'inventiva e il livello di professionalità nelle colture e più in generale in tutte le opere legate alla terra. Nel 1169, quando poche case costituivano il paese, una colata lavica distrusse gran parte delle abitazioni e dei campi coltivati, arrecando gravi danni alla primitiva economia del paese.
In occasione della rivolta scoppiata a Palermo nel 1282 e passata alla storia con il nome di "Vespri siciliani" anche Linguaglossa insorse contro gli Angioini. Dopo l'assegnazione del feudo comprendente l'antico borgo da parte del re Federico II di Svevia alla consorte e regina Costanza d'Aragona, sul finire dello stesso passò in possesso di Nicolò di Lauria, a titolo di riconoscimento per le sue imprese militari.
Nel corso del 1300 da possesso demaniale Linguaglossa diventò feudo nobiliare passando in lunga successione in proprietà di vari feudatari non sempre sensibili agli interessi economici e culturali della popolazione che lottò sempre per avere una propria individualità culturale.. Dai Lauria passò  poi ad Anastasia Filangeri (1320) e durante il regno di Martino (1392), Linguaglossa fu infeudato alla famiglia Crisafi .Nel 1568 Isabella Crisafi cedette il borgo a Stefano Cottone che a sua volta lo diede ai Patti verso la fine del XVI secolo.
Verso la metà del 1500 un'eruzione dell'Etna minacciò seriamente e forse devastò in parte il paese che secondo la tradizione fu salvato dalla distruzione totale grazie all'intervento di Sant'Egidio, invocato in quell'occasione da una povera vecchietta paralitica e da allora patrono del paese.
Nel 1606 ottennero il brogo in vendita i Bonanno e Orazio, Barone di Ravenusa, lo volle insignito del titolo di principato nel 1625. Successivamente il borgo tornò al demanio e solo il 13 giugno 1634, per merito di Filippo IV di Spagna Linguaglossa fu inserita tra le città regie e, finalmente dichiarata città libera, le fu accordato il privilegio di poter nominare da sè i propri ufficiali e amministratori.
Tuttavia nella seconda metà del XVII secolo la città fu compromessa da una terribile carestia che nell'anno 1672 dimezzò i suoi abitanti e poi nel 1693 dal devastante terremoto che rase al suolo gran parte della Sicilia orientale. La difficile opera di rinascita e ricostruzione di Linguaglossa ha portato alla sua attuale conformazione di città tranquilla, ben organizzata e coronata da boschi di pini.

Oggi Linguaglossa è un centro turistico estivo ed invernale, ha una fiorente agricoltura (vino, uva, nocciole), avviati allevamenti di bestiame (ovini, caprini, bovini, equini.), cantine sociali, piccole ma attive industrie di artigianato (lavori in legno ed in pietra lavica), di alimentari, fabbriche di materiali da costruzione, segherie, impianti turistici.
Tra le risorse primarie del paese, il turismo ha assunto negli ultimi decenni sempre più importanza: oltre agli innumerevoli beni architettonici e artistici, infatti, il paese vanta una bellissima pineta, insostituibile meta per i turisti che amano la montagna.
Gastronomia: funghi arrostiti, salsiccia al ceppo, miele di ginestre e castagni.



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