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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Cattedrale di S.Agata

Cattedrale di S.Agata

Piazza Duomo
Piantina



La cattedrale di Catania (da cattedra in quanto essa ospita la cattedra dell’ Arcivescovo che “ammaestra, celebra e governa”) è situata nel centro storico e si affaccia maestosa su piazza Duomo (lato sud-est ), una delle più importanti piazze tardo barocche della città. Dedicata alla vergine e martire Sant'Agata, patrona della città, custodisce le sue spoglie all’interno di una cappella a lei dedicata, meta di migliaia di fedeli che ogni anno si riuniscono in questo luogo per rendere omaggio alla loro Santa Patrona. La primitiva cattedrale adiacente alle carceri fu la chiesa di Sant'Agata la Vetere ove Papa Vigilio aveva tenuto ordinazioni sacerdotali.
La prima edificazione risale al periodo normanno 1086 - 1094 e fu realizzata sulle rovine delle Terme Achilliane risalenti all'epoca romana. Su iniziativa del conte Ruggero giunse dalla Calabria l'abate Angerio dal monastero dell'Ordine benedettino di Sant'Eufemia, il quale fu nominato vescovo della ricostituita diocesi della città proprio dal sovrano normanno, sotto la sua direzione l'edificio acquisì tutte le caratteristiche di ecclesia munita (cioè fortificata).
Contestualmente accanto al prospetto meridionale fu edificato il monastero dell'Ordine benedettino per se e per i canonici. L'interno presentava superbe colonne di granito. I capitelli, i fregi e gli ornamenti di svariata fattura indicavano la diversa provenienza e il riutilizzo di parti di templi pagani e rovine romane. Con diploma datato 1091, approvato da Papa Urbano II, Ruggero I di Sicilia donò i territori del comprensorio Acese, di Paternò, Adernò, Sant'Anastasia, Centorbi, Castrogiovanni, Girgenti, fino ai confini della neocostituita diocesi di Troina. Nel 1092 un secondo diploma integrava il primo includendo l'intera area dell'Etna, le coste di pertinenza, per la contropartita simbolica, da corrispondere limitatamente alle visite, di un pane e una misura di vino. Sempre nel 1092 la cattedrale fu dotata delle rendite della chiesa di Santa Maria della Valle di Josaphat di Paternò, nel 1093 dei proventi del casale di Ximet, della chiesa di San Giovanni di Fiumefreddo nel 1111, dei fondi donati da Goffredo d'Altavilla, signore di Ragusa, rendite che consentirono il finanziamento del monastero benedettino. Con le concessioni di Ruggero II nel 1124 aumentano i privilegi alla chiesa e al vescovado catanese guidato dal vescovo Maurizio, riconoscimenti che includono l'esercizio del potere temporale sui territori dell'antica e soppressa diocesi di Lentini e sul feudo di Mascali.
Il 4 febbraio 1169, un terremoto catastrofico ne fece crollare completamente il soffitto, uccidendo gran parte dei cittadini riuniti in cattedrale per le festività agatine.
Nel 1194 sotto il regno di Enrico VI un incendio di vaste proporzioni arrecò notevoli danni.
In epoca svevo-aragonese, le concessioni e i privilegi normanni vennero riconosciuti e confermati da Enrico VI, Federico II, Corrado IV e Manfredi. Fece eccezione l'esercizio della giurisdizione criminale, prerogativa usurpata dall'imperatore e suoi discendenti, mentre il vescovo Gentile Orsini, per il tramite del legato pontificio, ne rivendicarono la potestà a Carlo d'Angiò.
Furono perfezionati: il cimitero dei monaci ubicato ad oriente; il monastero a meridione sede dei canonici dell'Ordine benedettino poi trasformato in battistero, seminario dei Chierici e il palazzo vescovile.
Nel 1232 la città di Catania ed altre città siciliane, parteciparono ad una rivolta contro gli Svevi, tuttavia Federico II di Svevia, re di Sicilia, per punire i rivoltosi minacciò di uccidere tutti gli abitanti e chi ne faceva parte e di radere al suolo la città. Subito dopo si pentì e invalidò l’ordine poiché assistendo ad una messa in cattedrale lesse una frase"non offendere la patria di Sant'Agata, poiché è vendicatrice dei misfatti", comparsa miracolosamente sul suo libro.
In epoca spagnola, nel XVI secolo nell'aula e i vari ambienti del tempio sono documentati innumerevoli altarini. Nel 1420 la famiglia Gravina è titolare e detiene il patronato dell'ambiente situato sul lato destro del coro. Nel 1628 tutte le are de requiem private furono rimosse per iniziativa del vescovo Innocenzo Massimo.
Nel 1693 il sisma che colpì il Val di Noto la distrusse quasi completamente lasciando in piedi solo la parte absidale e la facciata a seguito del crollo della torre campanaria.
I resti normanni consistono nel corpo dell'alto transetto, due torrioni mozzi (forse coevi al primitivo impianto) e le tre absidi semicircolari, le quali, visibili dal cortile dell'arcivescovado, sono composte da grossi blocchi di pietra lavica, gran parte dei quali è stata recuperata da un edificio di epoca romana porzioni di muro d'ambito e il muro di prospetto sono stati inglobati dalla ricostruzione settecentesca.
Dopo il terremoto del 1693 il Senato cittadino decise di ricostruire il Duomo dov’era già il Duomo normanno (1092).
Nel 1709, sull'originario impianto basilicale a tre navate, l’architetto G. Palazzotto iniziò ad elevare la chiesa sfruttando le preesistenze architettoniche. Il problema di armonizzare le enormi strutture portanti alla facciata fu brillantemente risolto da G.B. Vaccarini, abate e architetto di origine palermitana che fu uno dei più geniali e scrupolosi artefici della ricostruzione settecentesca di Catania. Egli utilizzò molti materiali preziosi che provenivano dai monumenti antichi catanesi, quasi a volere ribadire il concetto di continuità tra presente e passato.
Il vescovo Andrea Riggio nella fase di ricostruzione favorì la sostituzione delle colonne con poderosi doppi pilastri. Pietro Galletti promosse la definizione del prospetto. Nel 1734 fece rimuovere il primitivo portale che fu collocato temporaneamente nella Loggia Senatoria, nel 1750 il manufatto fu definitivamente trasferito e rimodulato nel prospetto della chiesa di Sant'Agata al Carcere.Salvatore Ventimiglia dispose il perfezionamento della facciata con la collocazione di alcune statue.
L'architetto Girolamo Palazzotto si occupò principalmente dell'interno, mentre Giovanni Battista Vaccarini disegnò e seguì i lavori della facciata con interventi e modifiche protrattisi dal 1734 al 1761; lo stesso architetto fece anche un progetto per la cupola, mai realizzato.
I lavori per la costruzione dell'edificio si protrassero per tutto il XVIII secolo e continuarono anche dopo la riapertura al culto della cattedrale. Durante i lavori di restauri dal 1795 al 1804 la chiesa di San Francesco Borgia ricoprì le funzioni di cattedrale. Solo nel 1857 fu completato il campanile ed è pure del XIX secolo l'allestimento attuale del sagrato.
All’interno, addossata al secondo pilastro a destra, c’è la tomba di Vincenzo Bellini, grande musicista catanese (1801-1835).
Nel luglio del 1926 venne elevata alla dignità di basilica minore da papa Pio XI.

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