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Castello Grande - Castiglione di Sicilia
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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello Grande - Castiglione di Sicilia

Castello Grande - Castiglione di Sicilia




Non abbiamo notizie certe sulla sua origine, ma storicamente l'abitato di Castiglione presenta origini rupestri agli inizi dell'XI secolo d.C. quando l'insediamento si identificava con la chiesa dedicata a S. Barbara.
Nel 1082 d.C. si ricorda il sito sotto il nome di "Castillo" ed appartiene alla diocesi di Troina. Del 1092 d.C. è la famosa denominazione di "Castrileonis", da un documento di Ruggero I relativo al monastero di S. Salvatore della Placa.
La costruzione di opere di fortificazione sorte attorno alla rupe nel XII sec. segna la prima pianificazione urbana del sito. Vengono edificate la cinta muraria e la torre sullo sperone di roccia più alto del rilievo, denominata "Solecchia". Nel 1150 d.C., il geografo arabo Idrisi descrive Castiglione come hisn (fortezza) " alto di sito, fortissimo, popoloso e opulento". L'anno successivo risulta appartenere alla diocesi di Messina col nome di "Castellio", ripetuto successivamente in un diploma di Ruggero II, in uno di Papa Eugenio III e in altri successivi fino al 1236.
Il castello nel Medioevo costituiva la parte centrale e la roccaforte del paese. Collegato alla roccaforte del Castelluccio e ad un avamposto identificabile con la chiesa di San Pietro, era messo in comunicazione con questi da passaggi sotterranei, che giungevano, si dice, fino al Cannizzo. Essi costituivano un vero e proprio complesso architettonico e difensivo, ed un vecchio stemma cinquecentesco della città, con tre torri, mette in evidenza la loro importanza.
Proprio alla fine del XIII secolo avviene la trasformazione in feudo di Castiglione, con la conseguente edificazione, presso la fortezza, della parte residenziale, addossata alle mura del borgo già esistenti.
Si alternano più famiglie alla reggenza del feudo: nel 1272, il castello risulta infeudato a Pietro De Alveria; i Lauria ne ottengono il possesso nel 1283.
Nel 1297 le truppe regie assediano Giovanni di Lauria asserragliato nel castello; nel 1301 Castiglione viene recuperata alla fedeltà di re Federico III e nel 1303 viene assegnato all'infante Giovanni, duca di Randazzo.
Nel 1356 sono ricordati due castelli: il castello piccolo, o castelluzzo, e il castello grande, adibito anche a prigione. Nel 1373 ne ottiene l'investitura Perrone Gioeni, maestro razionale del regno, al quale succede il figlio Bartolomeo; due anni dopo viene ceduto al conte Enrico Rosso, cui viene confiscato per ribellione l'anno successivo e assegnato da re Martino nel 1394 a Bartolomeo Gioeni che sposa Giovanna d'Aragona, nipote del re Federico III. In seguito sarà la famiglia Gioeni a controllare il feudo di Castiglione, almeno fino al 1602, anno in cui il borgo viene elevato al rango di principato.
L'attuale nome significa Castello grande. Al latino medievale castellum, infatti, è stato aggiunto il suffisso accrescitivo - ione, facendolo diventare Castellione, che gli Aragonesi prima e gli Spagnoli poi pronunziavano Casteglione. Il termine ben presto comunque venne interpretato come Castello del Leone per offrire al paese un marchio di regalità, dando luogo anche allo stemma: un castello e due leoni accovacciati.
L'intero insediamento subisce gravissimi danni nei terremoti del 1693 e del 1908. A metà del XVIII sec. Vito Amico descrive Castiglione come: "...due rocche difficili da espugnarsi per naturali e artificiali fortificazioni, poiché sono fabbricate di vivo sasso, in cui anche esistono amplissime cisterne".
Il sito è abitato ancora in epoca contemporanea.

Descrizione
Castiglione sorge su di una collina, che domina la sponda meridionale del fiume Alcantara. Sulla sommità del rilievo è presente uno sperone di roccia marnosa, difficilmente accessibile e facilmente difendibile. Lo sperone si divide in due parti.
La parte ovest si suddivide a sua volta in due livelli a 600m s.l.m., dei quali quello inferiore ospita la residenza fortificata, che gira sui tre lati della piattaforma rocciosa, adattandosi alle asperità del luogo.
Nel livello superiore, dove si trova scavata nel masso una cisterna, sorge la torre quadrangolare detta "Solecchia", datata, con incertezza, ad epoca normanna. Di tale costruzione si conserva circa un terzo dell'originario impianto, presentando chiaramente le devastazioni sofferte a causa dei terremoti del 1693 e del 1908.
La parte orientale della piattaforma di roccia offre un blocco monolitico marnoso, accessibile solo artificialmente attraverso una scalinata ricavata nella pietra.
Nella parte più bassa, un ampio recinto murario si adatta alla morfologia irregolare delle rocce e, avvolgendo il masso più elevato, comprende una serie di edifici che si accostano al suddetto muro di cinta, creando attorno al masso una sorta di corte che lo perimetra.
I vari quartieri del castello assumevano funzioni diverse. Vi era la parte più nobile riservata al castellano; vi erano le scuderie, i fienili, le stalle, le abitazioni per i servi e per gli addetti alla manutenzione; vi erano le carceri, all'interno delle quali, nelle scomode celle dette dammusi, lunghe non più di due metri e alte appena un metro, venivano rinchiusi spesso i più facinorosi avversari politici e i più incalliti delinquenti; vi erano le cisterne per conservare l'acqua piovana o per nascondervi, durante gli assedi, vettovaglie e suppellettile preziosa; vi erano le rotonde bombe di pietra, pronte per essere scagliate contro i nemici. La Solecchia, che comunemente si ritiene fosse la zecca dove si coniavano le monete, poteva essere la garçonnière o il luogo dove il feudatario si riparava dal sole, dopo aver contemplato quasi per intero il suo vastissimo feudo.
Sulla sommità si osserva la presenza del "Castelluccio", una fortificazione a pianta irregolare, a pochissima distanza dal castello grande, che si adatta con grande maestria alla natura del luogo, sfruttandone perfettamente la sua imprendibilità.Era stato impiantato su un grande bastione quasi totalmente isolato, spianato sulla sommità. I bordi del bastione roccioso sono ancora in parte difesi da tracce di un'originaria camiciatura muraria in conci di pietra locale (circa 40 per 30 cm.) regolarmente tagliati e legati fra loro da una malta di buona qualità, tecnica inesistente presso il castello grande; al centro della spianata sorge un torrione naturale, totalmente isolato sui quattro lati da pareti a picco
Attualmente l'origine di siffatta struttura è avvolta nel mistero. Che l'edificio fosse ben più di una torre lo si può ben capire dalla presenza, all'interno delle mura, di un invaso per l'acqua scavato nella roccia stessa. E' certo che fosse funzionale al castello grande, una sorta di avamposto.
Si è voluto paragonare il "Castelluccio", con la torre "Cannizzo" esistente ai margini dell'abitato di Castiglione, edificata con pietre di calcare locale abilmente squadrato e presentante una pianta circolare e base a "scarpa".



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