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La Cappella Palatina, da sola, vale una visita a Palermo!


Cappella Palatina - Palermo

Cappella Palatina - Palermo




La costruzione della cappella di Re Ruggero II fu iniziata nel 1130, anno in cui il re fu incoronato. La sua consacrazione avvenne nel 1143, come attesta un'iscrizione nella cupola.
Sorta come oratorio privato del re entro il palazzo reale, oggi Palazzo dei Normanni, la cappella era un tempo isolata e pertanto se ne potevano vedere le cortine murarie esterne, percorse da alte ghiere a rincassi multipli. Attualmente la cappella è completamente avvolta dalle strutture del palazzo. Molteplici interventi eseguiti nei secoli hanno modificato il monumento preservandone comunque la struttura architettonica e parte dei mosaici.
In questa chiesa, definita da Maupassant "il più bel gioiello religioso sognato dal pensiero umano", si attua, tradotto in termini visivi, la fusione dei molteplici caratteri diversi di cui la Sicilia era formata: l'europeo, il siciliano, il bizantino, l'arabo.
L' accesso attuale alla cappella avviene attraverso un portico, su archi a sesto leggermente acuto e colonne e capitelli di reimpiego, costruito nel 1506. I mosaici sono moderni.
Dal portico si accede ad un vestibolo che in origine metteva in collegamento la cappella con gli appartamenti reali.
La cappella ha la forma di una basilica occidentale a tre navate, divise da due file di quattro colonne, di granito con ricchi capitelli corinzi dorati, che sorreggono lo slancio degli archi molto sopraelevati e dotati di un sesto acuto che ne testimonia la derivazione da tipologie arabe. Il presbiterio è sopraelevato e dominato da una cupola che ne attribuisce una struttura centrale tipica dei santuari greci.
I soffitti fatimiti coprono le tre navate della cappella: a spiovente quelli laterali, a muqarnas (stalattiti) quello centrale di tipica tradizione islamica e la più imprevedibile copertura per una chiesa cristiana. Si tratta infatti del classico soffitto che ci aspetteremmo di trovare nelle moschee più grandi ed eleganti, ma mai in una chiesa. Intricate decorazioni ornano le stalattiti e, caso più unico che raro nella storia dell'arte islamica, si tratta di decorazioni comprendenti figure umane. Gli artisti arabi infatti, nell'atmosfera tollerante della Palermo normanna, si convinsero ad azzardare questo tipo di figurazioni e così, con l'aiuto di un binocolo, possiamo distinguere oggi realistiche scene di vita quotidiana di dignitari ed ancelle affaccendate.
Sempre di stampo occidentale, seppure influenzati dal gusto meridionale, i pavimenti decorati e gli intarsi dei gradini, delle balaustre e della parte inferiore dei muri, come anche, infine, il gigantesco ambone, incastonato d'oro, malachite e porfido, ed il candelabro pasquale, un vero e proprio bestiario di marmo, donato dall'arcivescovo Ugo di Palermo in occasione dell'incoronazione di Guglielmo, figlio di Ruggero II.
Il presbiterio è centrato su una campata quadrata coperta dalla cupola e delimitata da ampi archi ogivali che ricadono su colonne. Una stretta campata rettangolare precede l'abside centrale: entrambi gli archi ricadono su colonne in porfido che alleggeriscono la struttura.
I mosaici sono i più bei prodotti dell'arte bizantina, senza eguali in alcuna delle chiese di Costantinopoli e occupano interamente le parti alte delle pareti, la cupola, le absidi: .anche se solo una parte sono originali (1143) l'insieme mantiene una grande unitarietà.
Nella cupola è il Cristo Pantocratore, benedicente alla greca, circondato da quattro arcangeli e da quattro angeli. Nel tamburo sono raffigurati profeti e, nelle nicchie di raccordo, gli Evangelisti assorti nei loro studi, che sono i mosaici più antichi. Sull'arco trionfale è raffigurata l'Annunciazione mentre sull'arco opposto, non visibile dalla navata, si trova la Presentazione.
Nel catino dell'abisde si trova il Cristo Pantocratore; al di sotto il mosaico raffigurante la Madonna tra santi risale al XVIII secolo. Ai lati si trovano due arcangeli e, sotto, i santi Gregorio e Silvestro.
Nei bracci del transetto si aprono absidiole poco profonde. Nel catino di quella destra si trova il busto di S. Paolo . Al di sopra la Natività. Nella parete del transetto sono raffigurate alcune scene della vita di Cristo. Nella cupola a botte è posta una rappresentazione della Pentecoste.
Nel catino dell'absidiola sinistra si trova il busto di S. Andrea (XVI secolo). Al di sopra la Vergine Odigitria col Battista. Nella parete di fronte sono raffigurati santi vescovi della Chiesa greca. Nella cupola è rappresentata l'Ascensione.
I mosaici della navata sono più tardi di quelli del presbiterio risalendo agli anni tra il 1160 e la fine del secolo.
Quelli della navata centrale sono distinti in due ordini e sono dedicati a scene dell' Antico Testamento, dalla Creazione alla lotta di Giacobbe con l'Angelo.
Le navate laterali sono decorate con un alto zoccolo in marmo con inserti in porfido e decorazioni ad intarsio. Al di sopra, la fascia a mosaico è dedicata a scene della vita dei santi Pietro e Paolo.
La controfacciata è occupata dal soglio reale, sollevato da cinque gradini rispetto al pavimento della navata. Nella parte superiore è raffigurato il Cristo in trono tra i santi Pietro e Paolo, mosaici restaurati durante il regno di Ludovico d'Aragona nella metà del XIV secolo.
La parte inferiore è occupata da una decorazione marmorea intarsiata con al centro lo stemma aragonese; Ai lati della cuspide due leoni all'interno di cerchi sono avvolti da una decorazione a motivi floreali con due uccelli.
Il soffitto della navata centrale è una meraviglia dell'artigianato magrebino del Medioevo. Una fascia centrale a cassettoni scolpiti in forma di stelle è affiancata da una struttura ad alveoli degradanti. La struttura lignea è ricoperta da una tela sulla quale sono dipini innumerevoli soggetti che rimandano alla vita delle corti arabe, il tutto circondato da iscrizioni in caratteri cufici. Pur restaurato nel XV secolo il soffitto si mantiene sostanzialmente integro.
Il soffitto della navate laterali è più semplice essendo cotituito da assi trasversali che delimitano delle conche nelle quali sono ripresi i soggetti visti nella navata centrale.
Di grande importanza è l'ambone costituito da due casse parallelepipede affiancate sorrette da colonne alcune delle quali ricoperte da motivi a zig-zag. Una delle fronti delle casse è in porfido mentre l'altra è intarsiata. I leggi rappresentano l'aquila di S. Giovanni ed il leone di S. Marco.
A lato dell'ambone si trova il candelabro pasquale, ricoperto da cinque ordini di rilievi. La base è decorata con leoni nell'atto di azzannare uomini ed animali.
Seguono una fascia decorata a tralci abitati ed una in cui appare il Cristo in una mandorla sorretta da angeli con al suo fianco la figura inchinata di Ruggero II.
La quarta fascia è decorata con aquile e tralci fioriti; alla sommità il disco del candelabro è sorretto da tre figure seminude raffigurate naturalisticamente.




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