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(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Basilica Collegiata della Santissima Trinità del Cancelliere

Basilica Collegiata della Santissima Trinità del Cancelliere

Via Magione, 44



La Basilica Collegiata della Santissima Trinità del Cancelliere, comunemente conosciuta come basilica La Magione, si erge sul lato meridionale di un vasto spiazzo nella omonima piazza Magione nei pressi del quartiere della Kalsa. Fu fondata nel 1191 dal cancelliere del regno normanno Matteo d'Aiello successore di Stefano al servizio di Guglielmo II d' Altavilla, annessa alla contigua abbazia dell'Ordine cistercense, filiazione di Santo Spirito del Vespro, linea Clairvaux, e affidata ai seguaci di Bernardo di Chiaravalle.
Il complesso chiesa-monastero occupò un settore urbano "infra moenia in civitate panormi", (dentro le mura della città di Palermo) con edilizia rada, dove risultava l'unica emergenza architettonica del posto, ed era circondato da un grande giardino ("viridarium magnum") cosi vasto, che nei periodi di carestia, veniva piantato a grano per sfamare la popolazione. Matteo D'Aiello fu cancelliere di Tancredi, l'ultimo Re normanno, che proprio da Matteo, nel 1190, aveva ricevuto la corona regia, secondo la testimonianza di Riccardo di San Germano "est per ipsum Cancellarium coronatus Rege".
La basilica, una delle più antiche chiese della città di Palermo, fu l'ultima delle chiese edificate durante la dinastia normanna degli Altavilla: Tancredi vi seppellì il figlio Ruggero e lui stesso volle essere sepolto nella Basilica.
Matteo D'Aiello la volle intitolare alla SS. Trinità, una scelta non casuale, come una forma di risposta a quelle dottrine considerate ereticali, che in quei tempi, sotto forma di correnti teologiche e filosofiche, tendevano ad alterare il concetto di "Trinità".
Per lo stesso motivo chiesa e convento furono donati ai monaci Cistercensi che S. Bernardo di Chiaravalle, per istanza dell'amico Re Ruggero, aveva mandato in Sicilia anni prima.
Infatti questo ordine monastico, in quei tempi il più influente all'interno della chiesa cattolica, rappresentava un vero baluardo a difesa del Dogma cattolico della SS. Trinità contro tutte le dottrine ereticali del tempo.
I frati Cistercensi mantennero il possesso della chiesa e dell'abbazia per pochi anni, nel 1197 infatti l'Imperatore svevo Enrico VI, cacciava i cistercensi, che gli erano stati ostili, e l'edificio passò alla gestione dei Cavalieri Teutonici ("ordo hospitalis Sanctae Mariae theutonicorum Jerusalem"), i quali avevano fra i loro affiliati anche lo stesso Imperatore e che, arricchiti con rendite e privilegi, avevano il compito di sostenere le minoranza tedesche in Sicilia.
Da questo momento la chiesa assunse il titolo "Mansio Sanctae Trinitatis", divenendo la casa dei Cavalieri Teutonici, cioè la "mansio theutonicorum", da cui il nome Magione.
I cavalieri manomisero pesantemente chiesa e convento, ne stravolsero l'assetto architettonico originario, crearono nuove cappelle all'interno della chiesa, ingrandirono il convento e costruirono un ospedale destinato ai pellegrini di etnia germanica provenienti o diretti in Terra Santa.
Nel dicembre del 1203, la diatriba tra cistercensi e teutonici sul possesso fu risolta da Federico II di Svevia col riconoscimento della proprietà a questi ultimi, confermata con bolla pontificia da Papa Onorio III.
Nel 1216, presso le strutture sono ospitati i domenicani appena giunti a Palermo che erigono la Cappella della Madonna del Rosario.
Nell'aprile del 1221, tra i possedimenti, concessioni di regi privilegi, sono annoverate le dipendenze e le pertinenze della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.
Nel 1463 4 aprile, avvenne la solenne consacrazione presieduta da Simone Beccadelli di Bologna.
I Cavalieri Teutonici possedettero il complesso religioso fino al 1492 quando la Magione fu eretta in commenda (cioè data in affidamento) e governata per quasi due secoli da Abbati commendatari (primo fra i quali il Cardinale Rodrigo Borgia, il futuro Papa Alessandro VI) e anche loro vi apportarono nuove modifiche occultando preesistenti strutture medievali. Infine nel 1787, Ferdinando III di Borbone aggregò la chiesa con tutti i suoi beni all'ordine Costantiniano di San Giorgio.
Nel 1782, l'edificio confluisce sotto il patronato dei re borbonici.Pur conservando l'austerità delle forme, vi si può ammirare un processo di raffinamento affidato negli anni successivi alle maestranze dei lapicidi.
Il 30 maggio 1787, Ferdinando III di Borbone la aggrega all'Ordine Costantiniano di San Giorgio.

La chiesa, realizzata da maestranze e da artisti di origini islamiche, che è stata costruita probabilmente inglobando una struttura religiosa preesistente (moschea), rappresenta uno degli ultimi prodotti dell'architettura medievale siciliana d'impronta fatimita (che fu una dinastia musulmana sciita che si impose tra il X e il XII secolo in alcune regioni mediterranee, tra cui la Sicilia) e mostra in chiave ridotta, lo stesso schema iconografico delle cattedrali di Palermo e Monreale.

I Restauri
Negli oltre otto secoli della sua vita, la chiesa è stata sottoposta a numerosissimi restauri.
I restauri moderni del XIX secolo hanno restituito le strutture essenziali della chiesa medievale, liberandola dalle posteriori aggiunte neoclassiche.
Un primo restauro volto al ripristino delle originarie linee arabo - normanne fu diretto da Giuseppe Patricolo negli ultimi decenni del secolo XIX.
Il sacro recinto ha subito varie trasformazioni nel tempo.
Nel 1717 è documentata l'edificazione del portale barocco e l'integrazione di un loggiato in stile neoclassico su tutta la facciata, manufatto demolito durante il restauro condotto nel 1920 da Francesco Valenti.
Nel secondo dopoguerra dopo i rovinosi bombardamenti del 1943, è stata ancora una volta restaurata e parzialmente ricostruita.
La Magione rappresenta uno dei ultimi esempi esempi di architettura normanna siciliana, in ordine stereometrico con superfici riquadrate da cornici rettilinee: la facciata possiede tre eccellenti portali con intensi motivi decorativi, mentre l'interno rimanda a motivi di decorazione tipicamente islamica, malgrado curiosamente i pavimenti conservino ancora qualche tomba di cavalieri alemanni.

L'Esterno
L'esterno presenta una ricca varietà di motivi decorativi e possiede i caratteri inconfondibili della cultura architettonica del mondo arabo che si riscontrano in quasi tutte le architetture ecclesiali costruite in Sicilia tra XI e XII secolo.
Il recinto consacrato accoglieva la primitiva moschea, l'Ospedale per pellegrini, il chiostro col monastero - convento, l'Antioratorio di Santa Cecilia che costituisce l'accesso al settecentesco Oratorio del Santissimo Crocifisso alla Magione.
Il portale barocco con le statue della Fede e Carità introduce alla piazzetta antistante gli ingressi, sul timpano è incastonato un medaglione con la Croce Costantiniana.
La facciata è caratterizzata da tre portali ogivali con ghiere a rincasso, uno più grande al centro, che è anche l'ingresso alla chiesa, e due laterali più piccoli, strombati e incorniciati da bugne.
Nel secondo ordine si trovano cinque finestre monofore, delle quali tre cieche quelle centrali. Nel frontone che chiude il prospetto, tre monofore, quella centrale è posta in asse con il portale principale.
Il motivo delle monofore con ghiere a rincasso si ripropone sui fianchi laterali e nelle tre absidi, delle quali, quella centrale è disegnata da archi intrecciati ben sporgenti mentre nelle minori, recanti slanciati archi a sesto acuto, sono appena accennati.

L'Interno
L'interno della chiesa, ampio e arioso, unisce il tipo di pianta longitudinale a croce latina, con un corpo centrico a tre absidi. L'impianto che ne risulta è quello tradizionale di tipo basilicale a tre navate separate da grandi archi ogivali sostenuti da colonne monolitiche di spoglio di diversa altezza, con capitelli a motivi vegetali stilizzati diversi nella forma e nella decorazione. Il motivo delle colonnine si ripresenta nella zona del presbiterio che appare soprelevato, come la navata centrale con soffitto ligneo, un tempo magnificamente dipinto.
Nei tempi passati la chiesa, che doveva essere ricca di preziosi manufatti e opere d'arte (dipinti su tavole, icone dipinte e rivestimenti marmorei parietali), oggi la troviamo quasi spoglia, vi sono poche opere ma certamente di grande valore artistico.
Controfacciata: Il soppalco ligneo sopra l'ingresso accoglie il maestoso organo.
La chiesa si presenta come un particolare esempio di arte arabo - normanna con le finestre ogivali incassate e il motivo delle arcate intrecciate riprodotto nell'abside tipico del periodo. Otto colonne, sei archi e vari livelli calpestabili conducono nel presbiterio.
Un dipinto su tavola proveniente da questa chiesa si conserva nel Museo Diocesano di Palermo.

La Navata destra
Entrando troviamo: - una Pietà, scultura marmorea, opera di Archimede Campini del 1953. In epoca rinascimentale nella primitiva Cappella della Pietà è documentata l'opera omonima commissionata ad Antonello Gagini nel 1513 e realizzata in seguito dal figlio Vincenzo Gagini, manufatto in mistura di stucco su basamento marmoreo. Distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, dell'opera sono conservati dei frammenti.
- una bella acquasantiera, manufatto marmoreo del XVI secolo.
- di seguito, addossato alla parete, un Cristo benedicente, scultura marmorea, opera della bottega dei Gagini.
- un trittico tardo gotico, manufatto in marmo bianco marmoreo, con al centro una Madonna col bambino e Santa Caterina d'Alessandria con la ruota dentata simbolo del martirio. Due santi, verosimilmente San Nicola e San Bernardo da Chiaravalle o San Domenico ai lati. In alto la raffigurazione dell'Annunciazione con il Padreterno, Maria e l'arcangelo Gabriele. Nella predella in basso Crocifissione: Cristo in croce affiancato da Apostoli e Santi. Opera documentata dietro l'altare maggiore, verosimilmente costituiva la primitiva Cappella del Rosario costruita dai Domenicani.
Cappella di Santo Stefano, altare documentato con quadro di Santo Stefano Protomartire.

La Navata sinistra
- Una Croce, manufatto in pietra raffigurante l'emblema dei Cavalieri Teutonici del XV secolo.
- sotto si trova un sarcofago, monumento funebre di Francesco Perdicaro, Maestro Razionale del Regno, opera di Vincenzo Gagini. Reca la data del 9 dicembre 1567, all'interno del sarcofago è stata tumulata, per precisa volontà del committente, anche la salma della moglie Eleonora.
- a seguire, attaccata alla parete, una Madonna col Bambino, statua marmorea, della bottega dei Gagini del XVI secolo.
- un elegante portale, manufatto rinascimentale attribuito a Francesco Laurana. Il varco introduce alla sacrestia.

Il Presbiterio
Cappella di San Luca. Mirabile tabernacolo di scuola gaginiana datato 1528. Sulla parete della calotta la lavagna raffigurante la Madonna delle Grazie del XV secolo.
Cappella di Santa Apollonia. Sull'altare l'Immacolata Concezione.
Cappellone ornato da 16 colonnette marmoree. Nel catino dell'abside il dipinto Vergine Incoronata. Il quadro documentato della Santissima Trinità raffigurante i tre angeli e Abramo adorante "tres vidit et unum adoravit", e poi temporaneamente collocato in sacrestia, opera del cosiddetto Maestro delle Incoronazioni degli inizi XV secolo, è custodito presso il Museo Diocesano.
Al centro della navata Crocifisso sospeso del XII secolo.
Questo monumento, che si trova ai margini dei circuiti turistici tradizionali, ha sempre un suo fascino particolare, quasi spirituale: la nuda pietra, le linee semplici delle sue strutture, lo scarno apparato ornamentale, sembrano voler non farci dimenticare che la religione prima di ogni altra cosa, deve essere "povertà".
La Commenda della Magione
La Commenda comprende i territori del casale Risalaime Misilmeri, le dipendenze e le pertinenze della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.
Nel 1787 la Real Corte di Ferdinando IV di Napoli incamerò le terre di Villa di Adriano fino allora amministrate dagli abati di Fossanova. Le terre appartenevano a Matteo Bonello che le ripartì tra i monasteri di Sant'Angelo e San Cristoforo. Federico II confermò la donazione di Matteo Bonello concedendo l'area e le due istituzioni religiose, fino ad allora di pertinenza del demanio della Corte Imperiale, all'abbazia di Fossanova. Risale al 1273 l'atto di divisione tra i monasteri di Sant'Angelo e San Cristoforo.
Gli archivi custodivano il Tabulario della Commenda della Magione.

Ospedale per pellegrini
1197, Sede dell'"ordo hospitalis Sanctae Mariae theutonicorum Jerusalem" altrimenti noto come Ospedale di Santa Maria dei Teutonici o Ospedale della Santissima Trinità di Gerusalemme, struttura fondata nel 1160 da Matteo d'Ajello, gestito dai Cistercensi, poi dai Teutonici.

Monastero - convento - chiostro
Portale rinascimentale, portico del chiostro.
Madonna delle Grazie, affresco rinascimentale, mura portico del chiostro.

Antioratorio di Santa Cecilia
Santa Cecilia, dipinto raffigurante la patrona dei musicisti e cantanti, opera di Giacomo Lo Verde.
Crocifissone, affresco con Maria e Giovanni Evangelista, ai lati la figura minuta in basso è il Cavaliere Teutonico committente, opera del 1512.
Bifora con iscrizione in arabo.

Oratorio del Santissimo Crocifisso alla Magione
La Congregazione del Santissimo Crocifisso, dedita alle pratiche di pietà e di assistenza agli ammalati, ebbe in dotazione nel XVIII secolo dal cardinale Antonio Branciforte Colonna la concessione di un locale ricavato nel primitivo refettorio della Magione.
Nel tempo molti affreschi dei medaglioni si sono deteriorati. L'addobbo in stucco della fascia che raccorda le pareti con la volta a botte, sopra l'altare maggiore la raffigurazione dello Spirito Santo con cherubini disposti su raggiera. Due putti disposti sul cornicione. Un affresco quattrocentesco (1472) raffigura Gesù Crocifisso ritratto con la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista, ubicato sull'altare, che da restauri recenti ha svelato un ulteriore frammento d'affresco d'epoca anteriore.
L'altare in marmi mischi accoglie un Crocifisso del XVII secolo, sotto la mensa la teca contenente il Cristo morto.
Un Cuore di Gesù domina l'aula da una mensola della controfacciata, una statua in gesso rappresenta i pellegrini che presso la Magione trovarono accoglienza e conforto.



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