Home Page Chi siamo Cosa offriamo Finalità Partecipa Donazioni Contatti Segnalazioni Mappa del sito Meteo Cartoline


Provincia di RAGUSA


Visita il capoluogo

I Comuni
Chiesa Santa Maria del Gesu
LE NOVE PROVINCE SICILIANE


::Chiesa Santa Maria del Gesu a Modica » Storia

Eventi Cartoline Galleria Commenti Link

Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa Santa Maria del Gesu

Chiesa Santa Maria del Gesu




La chiesa di S. Maria del Gesù (1478-1481) e l'annesso convento (1478-1520) sorgono a Modica Alta e sono legati a un momento storico di straordinaria fioritura economica, culturale e civile per la Contea di Modica. Il complesso monumentale è sfuggito in parte al catastrofico terremoto del 1693 che rase al suolo il val di Noto e rimane una delle più alte e preziose testimonianze della civiltà costruttiva e figurativa tardo gotica diffusasi in Sicilia tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo.
Dichiarati Monumento Nazionale poco dopo l'Unità d'Italia, appartennero ai Frati Francescani Minori Osservanti e furono entrambi eretti nel 1478 grazie alla volontà e alla munificenza della contessa Giovanna Ximenes de Cabrera, al fine di celebrarvi, nel gennaio del 1481, le nozze della propria figlia Anna con Fadrique Enrìquez, Almirante di Castiglia, primo cugino del Re di Spagna Ferdinando il Cattolico.
Il complesso architettonico era extra moenia, cioè sorgeva in uno spazio non urbanizzato, almeno fino al '700.
La chiesa fu costruita restaurando un preesistente edificio francescano già presente almeno dal 1343 e la sua facciata è di stile tardo-gotico di impronta catalana, definito "fiorito" o "plateresco" per la ricca decorazione. Coeva alla facciata resiste la solida torre campanaria posta a sinistra del prospetto.
Gli unici due elementi dell'antica struttura tardo gotica, preservati nel tempo, sono la facciata e il chiostro. Di singolare bellezza e fattura, la facciata, riferibile all'inizio del XVI secolo, è caratterizzata dal portale, ogivale e notevolmente strombato, che si conclude ai lati in due pronunciati pilastrini. Nei capitelli delle colonnine del portale sono scolpiti fertili motivi fogliacei e vari piccoli stemmi nobiliari, oltre a quello francescano recante le braccia incrociate di Cristo crocifisso e di S. Francesco. Un cordone francescano è disteso intorno a tutta la lunetta del portale; in quest' ultima si riconosce appena un bassorilievo di Santo francescano - o della Madonna - che sorregge il Bambino. Nel rombo, che conclude il pennacchio centrale del portale, due delfini racchiudono lo scudo comitale (oggi staccato e conservato presso il Museo civico di Modica); sono presenti poi due eleganti finestrelle monofore di gusto moresco, uguali in grandezza ma difformi, con una ricca decorazione a motivi moreschi, e un rosone, ormai ridotto a oculo, mancante delle colonnine a raggiera. Due eleganti finestre monofore di gusto moresco, diverse tra di loro, si stagliano simmetricamente ai lati dello stemma comitale, oggi non più leggibile. Sulla cornice marcapiano troviamo un rosone, ormai ridotto a oculo e coeva alla facciata resiste la solida torre campanaria posta a sinistra del prospetto.
Della fase pre-terremoto restano l'intera navata destra originariamente caratterizzata da una serie di cappelle funerarie voltate a crociera e alcune chiavi pendule delle campate della chiesa, anch'esse originariamente voltate a crociera originaria. Emergente rispetto alla facciata è presente un'ulteriore cappella con ingresso laterale, databile al tardo '500 e con motivi decorativi manieristici tardo-rinascimentali sulla trabeazione.
Conserva uno splendido chiostro a due ordini in stile tardogotico del primo '500, con colonnine variamente e finemente decoratenei fusti e nei capitelli, ognuna diversa dall'altra che rimandano allo stile arabo-normanno, e riconsegnate all'originaria bellezza nonostante la profonda alterazione dovuta alle esigenze del carcere. Si tratta di un unicum in tutta l'Italia meridionale, che ha esempi stilistici sopravviventi in Catalogna. Nel primo ordine le volte degli ambulacri sono a crociera e rivestite in mattoni, e le colonnine monolitiche in pietra calcarea tutte diverse tra loro, sono nove per lato: hanno decorazioni a zig-zag, spiraliformi, con motivi fogliacei e con testine. Gli archi tra le colonne del primo ordine sono a tutto sesto con volta a crociera. Nel secondo ordine abbiamo invece pilastrini a base ottagonale e semplici; gli archi sono a sesto ribassato. Negli ambulacri di tale ordine si mantiene tuttora buona parte delle capriate originarie in legno. Alti contrafforti (grossi pilastri, a base poligonale e culminanti a cuspide) sono situati al centro delle pareti del cortile cui sono addossati e di essi resta ignota la funzione.
Dalla sua edificazione fino alla fine del seicento, il convento fu rilevante sede di studi di filosofia, teologia e scrittura sacra diventando importante luogo culturale della sicilia sud-orientale. Quì vissero e operarono eminenti rappresentanti della spirituaòità francescana e della cultura mediterranea tra i quali spicca lo storico Placido Carrafa, primo a tracciare la storia di Modica dalle sue origini al 1651.
Di grande valore sono le cappelle laterali, sorte immediatamente dopo l'edificazione della chiesa come luogo privilegiato per le sepolture funerarie, scelto dalle più importanti famiglie della città; spaziò che arrivò ad annoverare la presenza complessiva di quindici altari.
Nel XVII secolo il complesso architettonico subì gravi danni provocati dai terremoti del 1613 e 1693, a causa dei quali seguirono interventi determinanti per l'articolazione spazialee la decorazione interna della navata e delle stesse cappelle laterali.
Nel 1866, a seguito dell'Unità di Italiae della confisca dei beni ecclesiastici, il convento fu riadattato a carcere. Questa destinazione d'uso comportò importanti modifiche alla struttura conventuale ed effetti devastanti per la chiesa che rimase a lungo abbandonata all'incuria del tempo. Dopo alterne vicende, nel 1990 fu promososo dall'Assesorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana un importante restauro di recupero per la cura degli architetti Emanuele Fidone e Bruno Messina.
A settembre 2010 la locale Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali ha annunciato la conclusione dei lavori di restauro, mentre la storica riapertura al pubblico, dopo 146 anni di inaccessibilità, si è avuta il 20 aprile 2011, tramite l'ingresso principale della chiesa, essendo stato reso autonomo l'accesso alla struttura penitenziaria.
Dall'agosto 2016 la chiesa e il relativo chiostro sono nuovamente fruibili e aperti al pubblico. Il complesso di Santa Maria del Gesù è oggi il risultato di interventi e trasformazioni intrapresi all'interno della chiesa nel corso dei secoli. La stessa piazza antistante alla chiesa si presentava in modo assai diverso dall'attuale: un monumentale viale d'accesso, ricco di statue, collegava l'antica zona abitativa al convento.
INTERNO
Dal complesso percorso di restauro sono emersi gli elementi che hanno consentito di ricostruire l'originaria modulazione interna dell'edificio chiesastico. La struttura dei muri permetrali e il rinvenimento di tre grandii chiavi di volta, hanno lasciato ipotizzare all'architetto Fidone e allo storico dell'arte Marco Rosario Nobile, autorevole voce del progetto, un'articolazione della navata a tre grandi campate quadrate con volte a crociera, comunicanti sul lato destro con le cappelle laterali. In una delle chiavi di volta c'è la raffigurazione di San Branardino da Siena che sembra riportare la data 1523. Della decorazione interna oggi rimane ben poco. Una rilevante scoperta, fatta durante la fase di restauro, è quella riguardante il mirabile affresco raffigurante la Madonna in preghiera circondata da santi, riconducibile alle prime fasi di costruzione e collocato nella cappella, a sinistra della navata per chi entra.
Ai primi decenni del Seicento risalgono invece i restauri dopo il terremoto del 1613, realizzati per volere del conte Giovanni Alfonso Enriquez. Si apprende, infatti, che nel 1625 la famiglia Enriquez visitò il complesso e che il conte, fedele alla volontà dei propri avi, elargì un'ingente somma per la ricostruzione.
Gli interventi furono immediati e, a testimonianza del fatto già menzionato da Carrafa, la data 1625 si trova incisa in alcuni archivolti.
Il terremoto del 1693 fu certo più catastrofico ma la mancanza di notizie storiche e archivistiche non ha permesso di ricostrire il dettaglio dei danni che l'edificio subì. Nella ricostruzione settecentesca la navata fu radicalmente trasformata secondo il gusto dello stile Barocco diffusosi nell'isola: le aperture longitudinali che davano accesso alle antiche cappelle furono tamponate per porre nuovi altari, l'accesso ad ese fu reso praticabile attraverso un corridoio che ancora oggi le attraversa trasversalmente.
La nuova configuraione della navata riguardò la scansione delle pareti longitudinali con altari e lesene binate corinzie, la trasformazione del coro da retto in semicircolare, la costruzione di un endonartece per sostenere la cantoia e una nuova copertura con volta leggera a botte lunettata. Soltanto nel 1990 viene avviato un progetto di recupero per il restauro del complesso, alungo abbandonato, intervenendo con la realizzazione di nuove coperture per le cappelle laterali e l'aula basilicale della chiesa. Nel 2005 si è proceduto al completamento dei restauridella chiesa e al ripristino de chiostro.




Scheda Compilata da Virtualsicily Staff © Scheda Compilata da Virtualsicily Staff ©

Come ci si arriva



Visualizzazione ingrandita della mappa






Lascia un commento