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::Bellia Rossomanno Grottascura a Piazza Armerina » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Bellia Rossomanno Grottascura

Bellia Rossomanno Grottascura




Denominazione: Riserva naturale “ Bellia Rossomanno Grottascura”
Provincia: Enna
Comuni: Piazza Armerina, Aidone, Enna.
Riferimento cartografico: I.G.M.I. scala 1:25000 F. 268 II N.E.- II S.E.:
Categoria di classificazione: Riserva Orientata Naturale;
Estensione totale: Ha 2.011,45;
Estensione della zona A: Ha 1.561,04;
Estensione della preriserva: Ha 450,41;
Regime di protezione della preriserva: come da art. 7 della L.R 98/81 e successive modificazioni con la previsione di un piano di sviluppo silvo - pastorale turistico proposto dai comuni di Ena, Aidone e Piazza Armena da sottoporre al parere del C.R.P.P.N. e alla approvazione dell’Assessorato Regionale del Territorio e Ambiente.
Motivazione: Conservazione e tutela d un antico rimboschimento a conifere
Ente gestore: Aziende Foreste Demaniali.

Estesa circa 20 Kmq, questa grande area protetta comprende boschi in gran parte impiantati artificialmente nel corso del programma di forestazione risalente ai primi decenni del secolo scorso.
Per garantire questo ambiente diventato di notevole interesse sociale e culturale, in data 18 aprile 2000 è stata istituita la riserva “Rossomanno - Grottascura - Bellia”.
Incastonato tra l’abitato di Piazza Armerina a Sud e la valle del fiume Gornalunga a Nord, impreziosisce a ponente un tratto della strada statale 117/bis che lo confina dal Km 46 al Km 38 .
Anche il viaggiatore più distratto, lasciandosi alle spalle l’ampia pianura e risalendo dolcemente le prime propaggini, superato appena l’abitato di Valguarnera, percepisce, specie d’estate, la gradevole sensazione di attraversare un sito ambientale fisicamente assai diverso da quello appena lasciato.
Ma è all’interno che il bosco svela il suo più grande tesoro naturale: ampie distese di monumentali Eucaliptus (Globulus e Camaldulensis), suggestive, quasi mistiche ambientazioni tra le pinete profumate costituite, oltre che dal Pinus pinea e Pinus halepensis, da numerosi cipressi comuni e arizonica, radure di profumate Robinie pseudo acacie, colorati Cercis siliquastrum, e ancora l’onnipresente Ampelodesmos, il Cistus rosa e bianco, la rosa canina e tutto un sottobosco di muschi, licheni, fiori di campo e funghi di ogni specie.
Un articolato sistema di profonde e selvagge gole, caratterizzate da grotte e dirupi - nei quali la vegetazione spontanea ha già intrapreso da tempo il processo di rinaturalizzazione - sottolineano la serie di alture, che in questo tratto costituiscono i Monti Erei.
I diversi ambienti ospitano piccoli mammiferi, pochi, innocui rettili, numerose specie dell’avifauna migratoria e stanziale, un buon numero di rapaci quali il gheppio e la poiana.
Tuttavia, l’aspetto più interessante dell’area è, forse, la grande stratificazione storica di insediamenti umani.
Rossomanno, innanzitutto, conserva i resti di un grosso agglomerato medievale tragicamente distrutto da Martino il Vecchio nel XIV secolo, e poi quasi abbandonato. Ma, ancor prima, fin dalla protostoria l’area era abitata. I “i campi di crani” e le diverse modalità di inumazione testimoniano il succedersi di genti appartenenti a momenti storici diversi.
Un’escursione nell’area, oltre a costituire un piacevole momento di relax , offrirà al visitatore l’opportunità di effettuare un percorso nella storia veramente singolare.
Le tracce della storia minima dell’uomo sono disseminate un po’ dovunque all’interno della Riserva, dove ci si può imbattere in una “fornace” o in strane strutture litiche che ricordano i “dolmen” o i “menhir’ .
La fantasia popolare ha rivestito alcune di queste strutture di leggende fantastiche, in contrasto con le considerazioni dei geologi. Qualunque sia la loro origine, tuttavia, rimane indiscutibile l’enorme suggestione che le stesse esercitano su chi ha la fortuna di visitarle.



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