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::Castello Santapau a Licodia Eubea » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Castello Santapau

Castello Santapau

Viale Calcide



Il Castello Santapau o di Castello di Licodia fu costruito sull'omonimo colle (Colle Castello) a poca distanza dal centro abitato di Licodia Eubea. La posizione permetteva il controllo di una vasta area territoriale, consentendo l'avvistamento dei nemici e il pronto intervento offensivo. Il castello era però soprattutto una roccaforte difensiva, difficilmente attaccabile dal basso, provvisto di poderose mura di cinta e torrioni d'avvistamento.
Il castello figura nei documenti ufficiali dello Statuto Angioino dei castelli siciliani del 1274, ma difficilmente poté essere costruito durante la dominazione angioina. Secondo alcuni la rupe fu adibita a fortezza nel periodo bizantini (come testimoniato dalle mura di cinta e dalla galleria scavata sotto l'edificio, costruite con mezzi e tecniche tipiche del tardo impero romano). Il primo complesso, di epoca bizantina, venne probabilmente distrutto dagli arabi, e successivamente ricostruito dagli angioini, all'epoca di Carlo I d'Angiò, sotto la cui dominazione il luogo assunse il nome di Castrum Licodiæ. Il castello assunse il suo aspetto definitivo nel periodo svevo, durante il regno di Federico I. Il castello fu di proprietà di diversi nobili, che si alternarono nei secoli dando lustro e prestigio al castello e al feudo. Tra le famiglie più importanti i Santapau, che diedero il nome al castello, e i Ruffo di Calabria, imparentati ai primi. Ai Ruffo appartenne il castello fino al 1812, quando fu abolito il feudalesimo.
Pochi elementi a nostra disposizione consentono di fare delle deduzioni circa la sua struttura esterna: tutt'intorno dovevano innalzarsi le mura perimetrali, di grande spessore, saldate a cinque torrioni cilindrici che davano all'impianto una forma pentagonale. Lungo la base interna correva un muretto, o gradino, salendo sul quale si poteva guardare al di là delle mura. Sul pianoro si vedono i ruderi di quello che dovette essere il nucleo centrale delle stanze, o parte di esso. A est, nel muro che unisce le due torri tra loro più vicine e meglio conservate, c'era una porta d'ingresso che, benché murata da qualche anno, risulta ancora ben visibile. L'ingresso principale doveva essere dalla parte sud, dalla quale si sale tutt'ora, versante poco ripido che consentiva facilmente l'ingresso ai pedoni, ai cavalieri ed ai cortei. Da questo lato le mura, di cui rimane traccia, dovevano essere molto alte per compensare il dislivello del terreno, sino a raggiungere lo stesso livello delle altre.
Il terremoto del 1693 distrusse completamente il castello, lasciando intatte alcune torri (dimezzate all'inizio del XX secolo per pericolo di crollo), pochi muri interni e delle gallerie sotterranee, ma è ancora possibile immaginare quanto maestoso poteva essere questo maniero e quanto frenetica potesse essere l'attività all'interno del castello nei periodi in cui furono presidenti del Regno di Sicilia Raimondo, Ponzio e Ambrogio Santapau.
Testimone muto e al tempo stesso protagonista di tutti gli avvenimenti che nel corso dei secoli si sono succeduti tra le mura possenti e nelle contrade circostanti, questa fortezza ha respinto assedi (secondo un'antica tradizione orale, durante uno di questi assedi, il signore del castello, invitato a pranzo il comandante dell'esercito assediante, fece servire del pesce fresco così da convincere il nemico che mai si sarebbe arreso per fame), ha ospitato i rappresentanti della migliore nobiltà siciliana, ha vissuto momenti di gloria, di gioia e di dolore divenendo il centro di numerose leggende. E' qui che, in una torrida giornata di agosto, al barone don Raimondo Santapau giunse la notizia che la diletta figlia Aldonza era stata strangolata per una colpa non commessa dal marito Antonio Barresi ed è nelle stanze di questo castello che donna Antonia, saputa della morte violenta del marito, si suicidò, la notte di Natale, sopraffatta dal dolore.
Tra i Signori che abitarono il castello si ricordano:
Bertrando Artus, nel 1270 circa, sotto la dominazione angioina.
Patrimonio regio dal 1282 al 1299.
Ugolino Callari (o di Callaro), investito conte di Licodia da re Federico III d'Aragona nel 1299. Re Carlo II d'Angiò gli confermò il possesso di Licodia, con diploma del 28.12.1299.
Filangeri.
Ughetto Santapau, nel 1393.
Vincenzo Ruffo di Calabria, marchese, nel 1610.

Il castello è di proprietà comunale, e lo si può raggiungere percorrendo la superstrada Catania-Gela e uscendo a Licodia Eubea. È pubblicamente fruibile.




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