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::Madonna delle Grazie e del Pericolo a Vizzini » Storia

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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Madonna delle Grazie e del Pericolo

Madonna delle Grazie e del Pericolo

Salita Pericolo



La Madonna delle Grazie e del Pericolo, luogo di culto, anticamente era una grotta scavata nella terra, dove i Cristiani a seguito delle persecuzioni si rifugiavano per adorare Dio di nascosto.
Nel "500", San Marziano primo Vescovo di Siracusa incaricò diversi pittori di propagare in tutta l'isola attraverso la pittura murale la devozione alla Madonna. Uno di questi mandato a Vizzini dipinse nella roccia della grotta il volto della Madonna delle Grazie con ai lati due Angeli.
Successivamente, si rese necessario per motivi di conservazione della "Sacra immagine" un lavoro di sovrapposizione su tela eseguito dal pittore vizzinese Inguanti.
L'abate catanese Vito Amico nell'opera "Lexicon topographicum Siculum" edita a Palermo tra 1757 e 1760,citava già la Madonna annotando: «... La Madonna del Pericolo, la cui immagine splendida per prodigi, si venera in un antro... ».
L'attuale Chiesa denominata della "Madonna del Pericolo" fu edificata intorno alla prima metà del XIX secolo, e porta questo nome in quanto nei libri della Chiesa si legge di una donna del luogo che, essendo stata accusata dal marito di adulterio e, per questo, ferita mortalmente con un colpo di pugnale, anzichè recarsi dal medico si portò presso la grotta della Madonna delle Grazie per chiedere di essere miracolata. Avvenuto il miracolo per mezzo di una mano divina che tirò fuori il coltello e sanò la ferita, tutti i fedeli vollero che si chiamasse appunto "Madonna del Pericolo". La Chiesa rifatta più volte è stata in passato dedicata a "S. Elena" e alla "Santa Croce" ed è divenuta nei secoli luogo di pellegrinaggio di gran parte dell'isola. Testimonianze scritte, antichissime tradizioni popolane, parlano di "S. Antonio di Padova" e di "San Gregorio Magno". Dicono, che ritornando da un viaggio in Estremo Oriente si soffermò nella grotta celebrandovi messa e, lasciando in essa un pezzetto di legno della "Croce di Nostro Signore", successivamente portato nella Chiesa Madre.
È da ammirare,infatti, un olio su tela eseguito dal pittore Bonino del 1600 di scuola Gaginesca raffigurante la "Madonna del pericolo".

Nel 1920 venne collocata una epigrafe marmorea dal decano G. Santoro, cultore di storia patria e geloso custode delle tradizioni del santuario, per ricordare la visita di S. Gregorio Magno: «Qui fra i trepidi lumi - della rustica volta sacra dalla Vergine - Gregorio Magno - recandosi apocrisario alla corte bizantina - nella purità di un mistico mattino - chiamava il Figlio dell'Eterno -implorando sulla città ospitale - presagi d'aurore più belle.»
Nel 1950 per lo zelo di don Vincenzo Li Volti , parroco di San Giovanni evangelista e vicario foraneo del II vicariato, il 24 ottobre 1992 la madonna del Pericolo fu solennemente incoronata di corona aurea dal Vescovo mons Vincenzo Manzella, con l'assistenza del presbitero diocesano e con la partecipazione di autorità civili politiche e militari della Regione della Provincia dei Comuni del comprensorio calatino e di numerosi fedeli assiepati nella grande basilica di San Giovanni Battista. Tra il 1990e il 1992 viene effettuato un restauro conservativo curato dall'architetto catanese Raffaele Leone.
In ottemperanza ad un decreto del Capitolo Vaticano del 1950 e per lo zelo di don Vincenzo Li Volti, parroco di San Giovanni evangelista e vicario foraneo del II vicariato, il 24 ottobre 1992 la Madonna del Pericolo fu solennemente incoronata di corona aurea dal Vescovo mons Vincenzo Manzella, con l'assistenza del presbitero diocesano e con la partecipazione di autorità civili politiche e militari della Regione della Provincia dei Comuni del comprensorio calatino e di numerosi fedeli assiepati nella grande basilica di San Giovanni Battista.
Nel 2006 la chiesa Maria del Pericolo, è stata restaurata a cura della Soprintendenza ai Beni Architettonici Catania, responsabile del procedimento l'architetto Fulvia Caffo.
Il giorno 10 dicembre del 2011, Mons Calogero Peri Vescovo della Diocesi di Caltagirone inaugurava la chiesa e l'altare. Nel 2015 si effettuano interventi di restauro finalizzati al recupero e alla conservazione dell'edificio e alla definizione della zona presbiteriale curati dall'architetto Marco Aurelio Sinatra.
Il 27 gennaio del 2018 la chiesa è stata riaperta dopo i restauri iniziati dal compianto Padre Verdemare e parzialmente inaugurati, con la consacrazione dell'altare e il rifacimento di tutti i luoghi liturgici; lavori che oggi sono stati completati. Giorno 23 gennaio l' immagine della Madonna del Pericolo è stata risistemata nella collocazione originaria all'interno della chiesa del Pericolo splendente di nuova bellezza, dalla chiesa di Sant'Agata. I lavori di restauro, sono stati finanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell'8Xmille; l'intervento prevedeva, anche la costruzione di un elegante soffitto a capriate.
Il Santuario della Madonna del Pericolo, è collocato nella zona a sud ovest del centro storico. La chiesa presenta una impostazione planimetrica ad aula trapezoidale allungata, con terminazione absidale trapezoidale. L'edificio è coronato da una serie di pertinenze poste intorno alla zona absidale. All'interno dell'aula sono presenti delle lesene, prive di connotazioni architettoniche canoniche, che suddividono i lati perimetrali maggiori in tre sezioni, la centrale più ampia, le laterali simmetricamente più piccole. La facciata della chiesa è costituita da una superficie piana ad impianto retto e squadrato, segnata dall'ordine gigante dorico su piedistalli. La quinta d'affaccio risulta costituita prevalentemente da campiture libere di pietra lasciata a faccia a vista incorniciate dall'ordine architettonico che si rivela con elementi dal lieve aggetto in pietra, tra cui le paraste che ne delimitano i lati; il portale in pietra con arcata a tutto sesto e strombatura modanata, sopra il quale è collocato il finestrone, la cui parte sommitale è in aderenza con il soprastante architrave. Le coperture a falda inclinata sono costituite da un sistema di capriate lignee che hanno il compito di sorreggere i sovrastanti arcarecci in legno lamellare, il tavolato ed il manto di copertura in coppi alla siciliana.
AULA
La chiesa presenta una impostazione planimetrica ad aula trapezoidale allungata, con terminazione absidale trapezoidale. L'edificio è coronato da una serie di pertinenze poste intorno alla zona absidale. All'interno dell'aula sono presenti delle lesene, prive di connotazioni architettoniche canoniche, che suddividono i lati perimetrali maggiori in tre sezioni, la centrale più ampia le laterali simmetricamente più piccole. Al centro del lato sinistro della navata si trova la grotta della Madonna del Pericolo conservata nel suo aspetto originario. Il lato destro della navata presenta la stessa impostazione del lato sinistro, nella sezione centrale, dentro una macchinetta scenografica d'architettura piuttosto semplice, è collocato il dipinto della Madonna del Pericolo che con la mano destra tiene sul grembo il Bambino benedicente e con la sinistra il globo terrestre, ascrivibile al XVII secolo; le sezioni poste ai lati contengono nicchie leggermente incassate nella muratura. La copertura della navata è costituita da un tetto a due falde sorrette da capriate in legno lamellare sopra il quale è disposto il tavolato e il soprastante manto di tegole a coppi; la copertura dell'abside è costituita da un tetto a due falde. La pavimentazione è costituita da lastre basaltiche levigate, bocciardate, e da lastre in pietra calcarea.
PROSPETTO
La facciata della chiesa è costituita da una superficie piana ad impianto retto e squadrato, segnata dall'ordine gigante dorico su piedistalli. La quinta d'affaccio risulta costituita prevalentemente da campiture libere di pietra lasciata a faccia a vista incorniciate dall'ordine architettonico che si rivela con elementi dal lieve aggetto in pietra, tra cui le paraste che ne delimitano i lati; il portale in pietra con arcata a tutto sesto e strombatura modanata, sopra il quale è collocato il finestrone, la cui parte sommitale è in aderenza con il soprastante architrave. La parte sommitale dell'edificio è definita da una trabeazione dal lieve aggetto con fregio arricchito da triglifi, che sostiene un frontone triangolare che rivela l'impostazione della retrostante copertura che copre la navata. Sulla cuspide del frontone è collocato un campanile ad arco a tutto sesto su piedritti, terminato da un frontone triangolare.
COPERTURE
Le coperture a falda inclinata sono costituite da un sistema di capriate lignee che hanno il compito di sorreggere i sovrastanti arcarecci in legno lamellare, il tavolato ed il manto di copertura in coppi alla siciliana.
L'altare di forma rettangolare è costituito da una struttura in lastre di marmo massello policrome, esso è posto in posizione assiale.
L'ambone di forma regolare è stato realizzato con lastre di marmo nero, con un motivo a basso rilievo di venatura bianca, posto sul fronte, esso è posto sul lato di destra guardando dall'aula.



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